Società

Catturato dalla musica

Intervista a Ermal Meta, ieri a Lugano prima di volare in Portogallo per prepararsi a Eurosong

4 aprile 2018
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Arriviamo a Grancia che mancano un paio d’ore all’incontro con Ermal Meta per selfie e autografi, e nello spiazzo del centro commerciale ci sono già una ventina di persone, soprattutto ragazze, in fila. E quando, dopo aver concluso l’intervista collettiva in una saletta del Mediamarkt – organizzatore insieme a Rete Tre dell’incontro – ci allontaniamo, le grida dei fan che accolgono il loro idolo sovrastano persino l’intenso rumore del traffico. È un caso strano, Ermal Meta: un cantautore che piace anche ai ragazzini, solitamente presi da rap, trap «e altri generi che non prevedono il cantare» ha raccontato durante l’intervista, subito aggiungendo che «sono comunque dei musicisti: è proprio un’altra cosa rispetto ai cantautori». Oltretutto – nonostante il costante «stupro della lingua italiana» tipico di questi generi – «a me loro piacciono: vivo in questa dualità» ha ammesso ridendo. Rimane il fatto che fare il cantautore, richiamandosi a tutta una tradizione musicale, non ha vita facile: «Il tipo di linguaggio, il tipo di comunicazione di questi nuovi generi musicali è certamente più vicino ai ragazzi di dodici anni della mia musica». Lo dimostra uno dei tanti aneddoti raccontati in questa intervista a tratti sfociata in chiacchierata: a Sanremo Ermal Meta ha ricevuto diversi messaggi del tipo “dai suonate presto che devo andare a dormire: ho una certa età!”. Tuttavia «vedo un sacco di ragazzi giovani ai miei concerti». E – come accaduto ieri a Grancia – anche agli eventi nei negozi «ma quelli non fanno testo perché lì vai per poterti fare una foto». Cioè? «Ho fatto un esperimento: mi avevano fatto trovare una chitarra e un microfono, allora ho suonato due pezzi e poi ho fatto una proposta al pubblico – ci saranno state sei-settecento persone, forse anche di più –. “Io vi faccio un concerto di un’ora e mezza, chitarra e voce, ma non firmo neanche un disco e non faccio neanche una foto… oppure facciamo foto e autografi”. Pochissimi hanno alzato la mano per il concerto». Perché era un momento di condivisione, ha azzardato un collega. «Però io faccio il musicista» ha prontamente ribattuto Ermal Meta.

Tra Bari e Lisbona

Il cantautore è arrivato a Lugano direttamente da Bari, dove ha ricevuto le chiavi della città, e oggi ripartirà per Lisbona in vista di Eurosong al quale lui e Fabrizio Moro, vincitori di Sanremo, parteciperanno a maggio. Un tour de force che ha comportato un ritardo di mezz’ora per l’intervista con conseguente riduzione dei tempi a “una ventina di minuti al massimo” come ha annunciato l’inflessibile agente, ottenendo un «dai Manu, è colpa nostra, non loro!» da parte di Ermal Meta. A Bari il cantautore non è stato solo celebrato dalla città dove, una ventina di anni fa, era arrivato dall’Albania, ma ha anche incontrato i bambini del reparto di oncologia pediatrica, e qui sul sorriso di Ermal Meta si stende un velo di malinconia. «È dura, trovarsi con ragazzi così giovani che soffrono… ho cercato di fare il meglio che potevo, per strappare loro un sorriso». Eppure, nonostante le difficoltà, «ho visto una forza vitale incredibile: alcuni ragazzi, nonostante fossero guariti, continuavano a venire in ospedale per aiutare gli altri». Hanno anche scritto una canzone: «Una cosa bellissima, e io da vero rompipalle quale sono ho detto che mancava una strofa al ritornello… ma poi mi sono offerto di scriverla io!». Dopo Bari e Lugano, come detto, Lisbona, dove lui e Moro prepareranno le “cartoline” che a Eurosong fanno da stacco tra un’esibizione e l’altra. E per prepararsi all’esibizione europea, sulla quale Ermal Meta ha fatto il vago ma non per ritrosia: «Aspetto di vedere le prove, o meglio aspetto di fare le prove: un conto è vedere il palco sul plot, un conto è starci sopra» ha spiegato, aggiungendo che in ogni caso «sarà una cosa molto semplice, niente fuochi d’artificio o ballerine». Puntando tutto sulla canzone, su quel ‘Non mi avete fatto niente’ rivolto agli orrori del terrorismo che arriverà a Lisbona in una versione leggermente modificata rispetto a Sanremo ma, precisa, sempre in italiano: «Saranno tradotte alcune frasi, ma in sovrimpressione: non canteremo in altre lingue, sarebbe troppo incasinato, troppo folcloristico e l’Eurofestival è già bello denso di folclore…». In Italia, con ‘Non mi avete fatto niente’ «è andata bene, perché il pubblico ci ha premiati; vedremo come andrà in Europa». Ma ve la aspettavate, l’accoglienza positiva, o era più il timore di polemiche per una canzone sul terrorismo? «L’Italia senza polemiche è come un posacenere senza cenere: qualunque cosa fai trovi sempre qualcuno che ti dice “ah, però!”… da una parte o dall’altra, arriva, lo sai». E qui Ermal ha raccontato che cosa gli era successo sempre a Sanremo ma nelle edizioni precedenti. Nel 2016, con ‘Odio le favole’, si era sentito dire “ma tu, che scrivi canzoni impegnate, perché ti presenti con un testo così leggero?”. L’anno dopo, con ‘Vietato morire’, l’osservazione era “ma tu che sei un cantante pop, perché una canzone così pesante?”.

Dentro la canzone

A proposito di testi, Ermal Meta è non solo cantautore, ma anche autore per altri: Annalisa, Emma, Marco Mengoni, Francesca Michielin e Francesco Renga, giusto per fare qualche nome. Cambia qualcosa? «No, perché ho sempre raccontato me stesso; non posso fingere di essere qualcun altro, quando scrivo una canzone: ne verrebbe fuori una pallida imitazione, una canzone “made in China” e io non farei l’autore ma un ladro di identità». Quando scrive, per Ermal Meta c’è solo la canzone: «Sono là dentro, non posso iniziare a pensare “ah, ma la canta questo, devo…” perché non sto facendo una sedia che devo adattare a chi ho di fronte». È un flusso di coscienza, e l’ispirazione è fondamentale: «Ho provato a darmi delle scadenze, ma non funziona, se non ti viene non ti viene». Perché, ha concluso Ermal Meta, «credo che la musica sia la forma d’arte più arrogante che esista: non ti chiede mai il permesso, ti entra dentro con una violenza inaudita… una canzone ascoltata alla radio ti può cambiare umore così, in un attimo».

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