Società

In direzione consapevole e contraria

Intervista a Maurizio Pallante, fondatore e membro onorario del Movimento della decrescita felice in Italia

La chiocciola è il simbolo del movimento per la decrescita (fonte: Ti-Press)
22 gennaio 2018
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2 agosto 2017; 3 agosto 2016; 4 agosto 2015. Risalendo di una trentina di anni: 24 ottobre 1987; 31 ottobre 1986; 5 novembre 1985. Queste date non sono snocciolate a caso, ma coincidono con il giorno di sovrasfruttamento della Terra – fonte: www.overshootday.org –, calcolate “confrontando il consumo annuo delle risorse naturali da parte dell’umanità (impronta ecologica) alla capacità rigenerativa del nostro pianeta (bio-capacità)”. La data coincide con il giorno in cui l’umanità, benché in maniera iniqua, ha esaurito l’intero budget annuale di risorse naturali.

Il ritmo di sfruttamento della natura, tenendo conto del 2 agosto, è stato 1,7 volte superiore rispetto alla capacità di rigenerazione degli ecosistemi. Vale a dire che per soddisfare il nostro consumo dovremmo avere a disposizione quasi due pianeti Terra. Dagli anni 70, si tiene monitorata la data cesura di sfruttamento, che negli ultimi decenni ci dice che stiamo diventando sempre più voraci e veloci nel consumare. L’immagine che balena alla mente è quella della piaga biblica delle cavallette…

Come invertire o meglio contrastare questa corsa verso il collasso? Le risposte sono diverse, si va dall’ultimo accordo di Parigi (esito della XXI Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici del 2015) allo sviluppo sostenibile, a movimenti ecologisti, alla decrescita.
L’occasione di abbordare il concetto di decrescita ci è data dalla conferenza pubblica organizzata nell’ambito del progetto ‘La scuola al centro del villaggio’ del Centro professionale e tecnico (Cpt) di Locarno: “Solo una decrescita felice può salvarci. Proposte per superare la crisi ecologia e rilanciare l’economia”, mercoledì 24 gennaio, alle 20, nell’aula multiuso dell’istituto in Via alla Morettina 3.

Maurizio Pallante – www.mauriziopallante.it –, fondatore e membro onorario del Movimento della decrescita felice in Italia (costituito ufficialmente nel 2007), sarà il relatore della conferenza. Autore e prolifico saggista (del 2005 il primo saggio su “La decrescita felice”, Editori Riuniti), Pallante è nostro interlocutore.
La decrescita, per sommi capi, è il concetto base di una corrente di pensiero economico, politico e sociale che attraverso la riduzione e il contenimento della produzione economica e dei consumi e, soprattutto, attraverso un cambiamento di paradigma economico e sociale vuole costruire una società più equa e sostenibile.
A Maurizio Pallante abbiamo posto alcune domande, tentando di capire se il movimento sia effettivamente una soluzione e quali possano essere le strade verso un cambiamento di paradigma sociale, economico e culturale.

Qual è il verbo che meglio sintetizza il movimento per una decrescita felice?
Andare avanti, cambiando direzione! Più che un verbo solo, penso a questa frase.

Che cosa significa? Da quale assunto parte il pensiero del movimento?
Il nostro pianeta Terra non è inesauribile; le risorse non sono inestinguibili. La decrescita è una filosofia che delinea un modello di vita diverso da quello di oggi. Si tratta di un movimento politico, economico e sociale che preconizza un cambiamento nello stile di vita, più coscienzioso rispetto a consumo e inquinamento. Non è diffidente, è necessario sottolinearlo, nei confronti del progresso scientifico, tecnologico eccetera. Anzi, l’attenzione va a quelle innovazioni che riducano e ottimizzino ad esempio i consumi energetici, così l’impronta ecologica. Un progresso tecnologico finalizzato all’efficienza nell’uso di risorse, per innescare processi virtuosi.

Quale paradigma si prefigge di scardinare?
Quello della produzione e del consumismo senza limiti; insomma il modello capitalista. Il pensiero della decrescita induce a capire che una parte rilevante dei consumi è costituita da sprechi e inefficienze. Riducendo consumi e sprechi, mutando il proprio stile di vita è possibile liberarsi dai comportamenti indotti dal consumismo, dalla dipendenza dal mercato e dall’individualismo, facendo del bene anche al nostro pianeta.

Fra i detrattori del movimento c’è chi lo rimprovera di diffidenza verso il progresso, accusandolo di avere una visione nostalgica e passatista…
Scettici e contrari, spesso, criticano l’idea che si sono fatti della decrescita, senza conoscerla. Come dicevo poc’anzi, si tratta di cambiare direzione, non di regresso, né di amore per la povertà, rallentamento e privazioni… ma una nuova strada verso il cambiamento dei nostri costumi, acquisendo la consapevolezza di uso e consumo.

Il sottotitolo della sua relazione recita ‘Proposte per superare la crisi ecologica e rilanciare l’economia’. Parlare di rilancio dell’economia non stride con il pensiero decrescente che tende all’uscita da quella logica?
Nell’ottica del cambiamento degli stili di vita si dovranno apportare modifiche alla nostra quotidianità, occorrerà spostare il fine delle tecnologie alla riduzione dei consumi. L’esempio che porto è quello della dispersione di calore negli edifici, dovuta alle tecniche costruttive poco efficienti di conseguenza anche inquinanti. Nell’immediato futuro, si dovranno apportare modifiche alle nostre abitazioni ed è in questo senso che vedo il rilancio economico, attraverso la creazione di posti di lavoro per la costruzione di edifici ecosostenibili. La decrescita non è la meta, ma la via che ci consente di rientrare nei limiti della sostenibilità.

La decrescita potrebbe dunque essere una strada nuova e necessaria. Come si intende fare per far cambiare direzione a società, economia e politica?
Tre sono i canali da percorrere parallelamente. Il cambiamento dello stile di vita per ridurre la nostra impronta ecologica. Qui è molto importante ciò che può fare l’associazionismo, alla scuola e alle iniziative per sensibilizzare e divulgare… il secondo è un grande impegno nella progettazione di tecnologie che riducono l’impronta ecologica. E infine l’impegno politico che porti avanti queste scelte. Ma innanzitutto sono i cittadini il fulcro del cambiamento, quindi sono essenziali le proposte come quella organizzata dal Centro professionale e tecnico di Locarno.

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