Società

I richiami dei prodotti aumentano, e costano. I più difettosi? Auto e alimenti

(Web)
5 dicembre 2017
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Negli ultimi dieci anni i casi di richiami di prodotti sono aumentati costantemente, raggiungendo cifre record per portata e costi. L’industria automobilistica è la più colpita, seguita da quella alimentare e dell’elettronica. È quanto risulta da uno studio dell’assicuratore Allianz che ha analizzato 367 casi di richiami di prodotti in 28 Paesi e 12 settori tra il 2012 e il primo semestre del 2017.

Sono molti i fattori che concorrono ad incrementare il numero e il costo dei richiami, tra cui regolamentazioni più rigorose e pene più severe, l’espansione di grandi gruppi multinazionali e di complesse catene di fornitura globali, la maggiore consapevolezza dei consumatori, gli effetti della pressione economica su ricerca, sviluppo e produzione nonché la crescente importanza dei social media.

I richiami sono da imputare in primo luogo a prodotti difettosi o a contaminazioni.

Lo studio ha rilevato che un richiamo di grandi proporzioni causa in media danni per 10,5 milioni di euro, ma che per l’"effetto domino" in singole situazioni si possono raggiungere anche importi miliardari. In alcuni casi recenti particolarmente gravi i costi hanno superato di gran lunga le decine di milioni. Così è risultato che oltre la metà dei danni complessivi esaminati è da ricondurre ad appena dieci richiami.

Per l’effetto domino, i richiami più costosi riguardano l’industria automobilistica e costituiscono oltre il 70% della somma dei danni complessivi analizzati. Nell’ambito di una delle più vaste operazioni mai verificatesi nel settore, tra i 60 e i 70 milioni di veicoli di almeno 19 fabbricanti a livello mondiale torneranno nelle officine a causa di airbag difettosi. I costi sono stimati in quasi 21 miliardi di euro, precisa Allianz.

Il secondo settore più colpito, con il 16% delle perdite analizzate, è quello degli alimenti e delle bevande, importante per l’industria svizzera. In questo ramo i costi medi per un richiamo importante si attestano a quasi 8 milioni di euro. A sollevare problemi sono soprattutto la mancata dichiarazione degli allergeni (inclusa l’indicazione errata degli ingredienti), gli agenti patogeni e la contaminazione attraverso pezzi di vetro, metallo o materiali sintetici.

Lo studio di AGCS rileva che i prodotti provenienti dall’Asia continuano a generare una quantità di richiami superiore alla media negli Usa e in Europa. Ciò – sottolinea il rapporto – rispecchia lo spostamento verso est delle catene di fornitura mondiali e anche i controlli di qualità storicamente meno rigorosi in alcuni Paesi asiatici. Comunque, le maggiori prescrizioni in materia di sicurezza e la consapevolezza dei consumatori contribuiscono a intensificare le procedure di richiamo anche in Asia.

(Ats)

 

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