Scienze

I pappagalli Kea sanno calcolare le probabilità

Per la prima volta questa capacità è stata osservata dall'Università neozelandese di Auckland in animali che non siano primati

Un esemplare che non vive nella montagne neozelandesi (Ti-Press)
3 marzo 2020
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Non riescono solo a ripetere parole e suoni pronunciati da umani. I pappagalli sanno calcolare anche le probabilità. È la prima volta che questa capacità è osservata in animali diversi dai primati. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications dal gruppo dell'Università neozelandese di Auckland, coordinato dagli zoologi Amalia Bastos e Alex Taylor. Lo studio riguarda il pappagallo Kea, dal nome scientifico Nestor notabilis, una specie che vive nelle montagne della Nuova Zelanda ed è considerata tra gli uccelli più intelligenti al mondo. Gli autori della ricerca hanno studiato il comportamento dei pappagalli Kea addestrando sei esemplari a riconoscere il colore di un piccolo oggetto, e ad associarlo a una ricompensa: col nero si riceve cibo, con l'arancione invece no.

I volatili sottoposti al test legato alla ricompensa

Bastos e colleghi hanno variato la frequenza di mollette nere e arancioni nei contenitori trasparenti, offrendo gli oggetti agli animali senza mostrare loro il colore, ma prelevandoli di volta in volta dai due recipienti. Si sono così accorti che i pappagalli, a seconda del contenitore, riescono a calcolare la probabilità di pescare dalle mani degli studiosi il colore nero."I pappagalli scelgono gli oggetti presi dal recipiente in cui c'è la probabilità più elevata di pescare mollette col colore nero, legato alla ricompensa", spiega Bastos. "Inoltre, quando cambiamo il contenuto dei recipienti, cambia anche la loro scelta. L'animale punta infine su chi tra noi tende a pescare più spesso oggetti col colore del cibo", aggiunge l'esperta. Un chiaro segno di intelligenza legata alle capacità di calcolo. "Comprendere questi complessi processi cognitivi nei pappagalli - conclude Bastos - potrà aiutare a studiarne l'evoluzione anche nei primati, esseri umani compresi, gli unici in cui sono state finora osservate queste capacità".

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