L'APPROFONDIMENTO

Quei parti 'sintetici' che non rilasciano l'ormone dell'amore

Nell'epoca dell'ossitocina sintetica per provocare il parto, il medico e filosofo Michel Odent si interroga sul futuro dell'essere umano

13 gennaio 2020
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Nell’epoca delle flebo di ossitocina per indurre il parto, del cesareo à la carte su scala mondiale, è diventato insignificante il numero di donne che partorisce bambino e placenta come natura ‘comanda’, ossia mediante il naturale rilascio di un vero e proprio cocktail di “ormoni dell’amore” (quelli che si rilasciano anche durante i rapporti sessuali e che inducono piacere e comportamenti empatici, accoglienti e socievoli). Negli ultimi decenni il periodo perinatale si è trasformato radicalmente, grazie a pratiche mediche che hanno salvato tante vite ma interferiscono con la fisiologia, che ha miliardi di anni. Questo moderno modo di nascere quale impatto potrà avere sul genere umano?

Sfidando il pensiero comune, il dottor Michel Odent nel suo ultimo libro ‘The future of homo’ ci spinge a riflettere, come esploratori del futuro, sul rischio di stravolgere i codici della natura. Il chirurgo, ostetrico e saggista di fama internazionale, che da decenni studia la fisiologia perinatale, era a Lugano per il simposio ‘Nascita e violenza’, organizzato anche dal Dipartimento sanità e socialità. Accostare violenza e nascita è un tema tabù. Eppure in Svizzera un terzo delle neo mamme ricorda il proprio parto come un trauma.

Lei accenna a una possibile correlazione tra il modo di nascere, l’aggressività e la capacità di amare dell’essere umano. Ci spiega meglio?

La domanda è importante e aperta. La donna è stata biologicamente programmata per liberare un flusso di ormoni dell’amore alla nascita del bebè. Sappiamo che questi ormoni hanno un influsso sui comportamenti. Ora siamo nell’epoca dell’ossitocina sintetica, usata ovunque anche nei Paesi poveri e dei cesarei programmati. I bebè non vengono più al mondo con un rilascio dell’ormone dell’amore, le loro condizioni fisiologiche alla nascita sono cambiate. È un fatto nuovo nella storia dell’umanità ed è opportuno porsi delle domande. Come si sviluppa la capacità di amare? Studi recenti in etologia definiscono ‘critico’ il periodo della nascita per i mammiferi per sviluppare la capacità di amare.

Che cosa direbbe a una donna incinta?

Siamo dei primati sociali, che vivono in gruppo e creano delle civiltà. Se una pecora viene disturbata durante il parto e non rilascia l’ormone dell’amore non si interesserà più del nascituro. I comportamenti dell’essere umano però dipendono meno dall’equilibrio ormonale e più dall’ambiente culturale, che riesce a compensare eventuali carenze. Qui non stiamo parlando di casi specifici. Questi quesiti non riguardano le donne incinte, che devono potersi rilassare, ma tutti gli altri. Che cosa succederà all’umanità, al futuro dell’‘Homo sapiens’, se l’ormone dell’amore scomparirà dal processo della nascita?

Chi potrà dare delle risposte? 

Dobbiamo trovare nuovi metodi per studiare l’impatto a lungo termine di pratiche che interferiscono pesantemente con la fisiologia della nascita. Tutto è nuovo. La prima cosa da fare è formulare delle domande pertinenti. Ad esempio: quali effetti a lungo termine possono avere gli ultrasuoni sul feto? C’è una sola risposta: Non lo sappiamo. L’umanità è in una situazione senza precedenti.

Quali sfide allora per l’‘Homo sapiens’?

Sicuramente sviluppare la capacità di amare la natura, la madre terra. Secondo vari studi americani negli ultimi 40 anni, alcune forme di amore, come l’empatia (la capacità di comprendere lo stato d’animo altrui, ndr) stanno diminuendo. Quarant’anni fa ho pubblicato un libro sulla genesi dell’‘Homo ecologicus’, nessuno capiva questo titolo che oggi un editore parigino ha voluto ripubblicare proprio per il titolo. Non possiamo dissociare il concetto di pace tra gli esseri umani e di amore verso il pianeta.

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