Scienze

Si chiama Affetto, ma è un bambino androide

I tre papà sono tre ricercatori giapponesi dell'Università di Osaka che hanno analizzato 116 punti facciali, fra cui labbra e palpebre.

18 novembre 2018
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Si chiama 'Affetto', ha l'aspetto di un bambino e ha le espressioni più simili a quelle umane mai riprodotte in un androide. A renderle realistiche è l'asimmetria del volto, analizzata e quantificata per riprodurre fedelmente quella del viso umano, come spiegano i ricercatori dell'Università giapponese di Osaka sulla rivista Frontiers in Robotics and AI. Hisashi Ishihara, Binyi Wu e Minoru Asada sono i tre 'papà' di Affetto e avevano presentato per la prima volta l'androide nel 2011: adesso il volto è stato migliorato e reso più espressivo grazie a calcoli che hanno permesso di codificare i movimenti fini del viso e avvicinarli il più possibile a quelli di un bambino.

"Catturare le espressioni umane nel volto di un androide è una delle sfide più complesse della robotica", ha osservato Minoru Asada. "I movimenti facciali creano, infatti, instabilità nella sottile pelle del viso dell'androide, con il rischio di vere e proprie deformazioni superficiali del materiale", ha aggiunto. I tre ricercatori hanno analizzato in particolare 116 punti facciali e ne hanno misurato i movimenti tridimensionali, come quelli di labbra e palpebre. "Con questa nuova generazione di Affetto abbiamo messo a punto un metodo per misurare e controllare le deformazioni superficiali del volto. In questo modo - ha concluso Asada - siamo riusciti a riprodurre nuovi movimenti, come quelli alla base del sorriso o dell'espressione accigliata".

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