Scienze

La scienza vista da Piero Angela

Fra gli ospiti d’onore del Cicap Fest, abbiamo incontrato il grande divulgatore. Dalla Nasa ai ‘maghi’, un pezzo della sua storia a ‘mente aperta’...

17 settembre 2018
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Padova, lo scorso fine settimana, era invasa da Piero Angela. Colpa, o meglio merito, del Cicap Fest, il “festival della scienza e della curiosità” organizzato dal Comitato per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze (Cicap, appunto) che Angela contribuì a fondare quasi trenta anni fa.

E se alcuni degli Angela di cartone che sorridevano da manifesti e cartelloni in giro per la città sono stati scarabocchiati – “Libertà di scelta” ha scritto sulla fronte qualche antivaccinista –, quello in carne ed ossa è stato sempre calorosamente applaudito. Persino i giornalisti, quando Angela è arrivato per l’incontro con la stampa, si sono alzati in piedi per applaudirlo. Un segno di affetto – che lui subito ricambia: «Dovrei sedermi qui, così lontano? Ma no, avviciniamo la poltrona…» – per la persona che ha fatto la storia della divulgazione scientifica, in Italia e non solo.

Parlare di storia non è un’esagerazione: nel rispondere a una domanda sull’esplorazione spaziale, cita quel che gli avevano detto Isaac Asimov o il padre della missilistica Wernher von Braun quando li aveva intervistati, raccontando poi della partenza da Cape Canaveral dei Saturn V diretti verso la Luna, quando lui chiese alla troupe della Rai di riprendere non il missile, ma i volti emozionati dei presenti: «Immagini storiche che avevamo solo noi, ma poi alla Rai hanno buttato tutto!».

Se gli chiedi della popolarità dello spiritismo, Angela ricorda quando litigò con Federico Fellini per via di Gustavo Rol, il sensitivo torinese che il grande regista consultava spesso. Presunto sensitivo, ovviamente: i suoi “prodigi” erano semplici numeri di prestigio e di mentalismo, come Angela comprese quando dopo grandi sforzi – «e qualche guaio per la persona che mi invitò, accusata di aver portato “una vipera” con sé» – riuscì ad assistere a una delle performance di Rol, sempre attento a non farsi vedere da esperti di magia.

Non dire scettico…

Qualcuno parla di scetticismo, ma subito Angela precisa: «Quando abbiamo scelto il nome da dare al nostro comitato, il Cicap, abbiamo voluto evitare il termine “scettico”, perché non siamo quelli che a priori non vogliono credere, ma che vogliono controllare, verificare». La formula perfetta Angela la usa più volte: «Tenere la mente aperta, ma non così aperta che il cervello caschi per terra». Quando è iniziata questa apertura mentale? Pensiamo a quella indagine sul mondo del paranormale realizzata, per la Rai, negli anni 70 e poi diventata un libro – del quale il Cicap ha da poco pubblicato una edizione aggiornata e ampliata che in molti, a Padova, si sono fatti firmare –, ma in realtà risale almeno agli anni 50, quando Angela era corrispondente da Parigi per il telegiornale. Fu allora che si imbatté in Achille d’Angelo, all’epoca famoso “mago di Napoli” che affermava di poter curare le persone con la sola imposizione delle mani. Convincendo anche alcuni medici dei suoi poteri di guaritore, perché, ha ricordato Angela, «gli scienziati spesso sono i primi che si fanno ingannare: sono abituati a lavorare con atomi e molecole che non imbrogliano, mentre gli uomini, soprattutto quelli abili, sì».

Sempre in quegli anni parigini, tra l’altro, Angela assistette al concerto di un gruppo chiamato Swingle Singers. Tra i vari brani, anche Bach arrangiato jazz: «Adoro il jazz ma, quando studiavo musica, era Bach il mio compositore preferito: quel brano era perfetto, mi comprai il disco e ogni volta che realizzavo un documentario, alla fine mettevo sempre quella musica». Che, i fan lo avranno già capito, divenne la sigla di Quark e Superquark.

E l’antivaccinismo, gli chiediamo pensando anche al manifesto imbrattato. «Sul web circolano molte fake news, soprattutto in ambito medico» risponde Angela, aggiungendo che «è importante che ci sia una voce che diffonda idee in difesa della ragione e della scienza». Il riferimento è appunto al Cicap la cui “p”, ricorda il segretario Massimo Polidoro, all’inizio si riferiva al paranormale, mentre da qualche anno è diventata pseudoscienze, appunto perché il mondo è cambiato e oggi, più che maghi e veggenti, si ha a che fare con complottisti, antivaccinisti, sostenitori dell’omeopatia…

Che cosa sognava di fare da bambino, gli chiede una collega. «Nulla di particolare, davvero, però ero un bambino molto curioso, quello sì».

Peter Quarky e Astrosamantha

Alla fine dell’incontro con la stampa, una sorpresa. A Piero Angela viene consegnata una tavola originale di un fumetto che uscirà, prossimamente, per il ciclo Comics&Science. È l’omaggio del settimanale Topolino a Piero Angela che, nelle mani dei fumettisti Disney, è diventato “Peter Quarky”.

Un altro applauso e lasciamo la sala, in attesa dell’evento serale del Cicap Fest al Teatro Verdi di Padova: l’incontro tra Piero Angela e Samantha Cristoforetti, il grande divulgatore e la prima astronauta italiana. Seguendo le domande, irriverenti ma sempre intelligenti, del moderatore Pif, i due hanno ripercorso la storia dell’esplorazione spaziale, dal programma Apollo di cui Angela, come accennato, ha seguito le sorti fin dai primi lanci sperimentali, alla Stazione spaziale internazionale dove Samantha Cristoforetti è arrivata a bordo di una Sojuz russa – «veicolo eccezionale in termini di affidabilità» ha spiegato, anche se piccolo, tanto che «è stato l’unico momento in cui ero felice di essere alta un metro e due mele».

Due sguardi molto lontani. Ma straordinariamente vicini quando si tocca quel piacere della conoscenza che è anche il tema della serata. «Perché spendere tutti questi soldi nello spazio?» ha provocatoriamente chiesto Pif a Samantha Cristoforetti. Soldi che in realtà non sono tanti – il contributo a testa in Europa si aggira intorno al costo di un biglietto del cinema l’anno –, mentre le ricadute tecnologiche basterebbero a rispondere. Ma l’astronauta, accolta dal sorriso di Piero Angela e dall’applauso del pubblico, ha puntato alla dimensione ideale: «È necessario avere qualcosa di grande e di positivo al quale lavorare insieme, qualcosa che mobiliti le risorse emotive e intellettuali delle persone».

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