Ticino7

Ipnosi medica: una risposta a paura e dolore

La meditazione ipnotica aiuta i pazienti a superare le più svariate difficoltà, dalle sofferenze dei grandi ustionati alla claustrofobia

(Ti-Press)
7 luglio 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

 

Emicrania, parto, calcoli, dolori cronici: chi non vorrebbe avere un telecomando per abbassare dolore e ansia, quando arrivano, spesso insieme? Più sento male, più mi agito, più sento dolore. E il dolore diventa un buco nero che divora tutto, anche le piccole belle cose della vita. Un circolo vizioso che l’ipnosi può aiutare a spezzare con particolari tecniche. A tal punto da entrare negli ospedali, dove finalmente non evoca più persone ridotte a zombie e manipolate da illusionisti. 

In vari nosocomi elvetici, il pragmatismo ha vinto sulle paure alimentate da film e spettacoli. All’ospedale universitario di Ginevra, negli anni Settanta, si usava l’ipnosi per sedare gli ustionati durante il cambio delle fasciature; oggi è di routine per interventi alla tiroide e al seno, per alcune operazioni ortopediche e ginecologiche. Al centro grandi ustionati del CHUV di Losanna si usa per aiutare pazienti che soffrono di dolori spesso fortissimi. Uno studio scientifico – effettuato nel 2006 dal Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) e pubblicato sulla rivista Burns – mostra che l’ipnosi aiuta i pazienti con gravi ustioni a recuperare più in fretta e abbatte i costi della terapia: riduce l’ansia, il ricorso ai farmaci, la necessità di anestesie totali e la durata del ricovero di 5 giorni in media, per un paziente in cure intensive. 

Risultato: un risparmio medio di 19mila franchi. Se l’ipnosi fosse un farmaco sarebbe forse già in tutti gli ospedali, ma è un approccio inusuale che deve ancora superare alcune barriere culturali. Anche in Ticino, dove costituisce una terapia novella. Dal 2015 è di casa negli ospedali dell’Eoc: «Negli ultimi due anni, all’ospedale Civico di Lugano è stata proposta a una sessantina di pazienti claustrofobici, che non riuscivano a rimanere nell’apparecchio tubolare della risonanza magnetica. Grazie alle tecniche ipnotiche il 90% ce l’ha fatta. All’ospedale Italiano di Lugano l’équipe multidisciplinare del Centro Terapia del Dolore la propone a chi soffre di dolore cronico e non ha percepito risultati completamente soddisfacenti dalle varie terapie intraprese», spiega la dottoressa Nicole Ferrera Espinosa, internista formata in ipnosi medica, consulente dell’Eoc in questo campo. La prestazione, riconosciuta dall’assicurazione malattia, non ha effetti secondari. 

Distrarsi dal dolore 

Là dove le terapie convenzionali mostrano limiti, l’ipnosi può dare buoni risultati. Si aiuta il paziente a recuperare il controllo della situazione restituendo un senso di forza: non ci si sente in balia di paura o dolore. «Il dolore cronico è come una montagna che assorbe tutta l’attenzione del paziente. Il primo passo è scindere la componente sensoriale da quella emotiva (fatta di frustrazione e paure) che incide parecchio. Grazie all’ipnosi si arriva a modulare la parte sensoriale del dolore. In seguito migliora anche la parte emotiva», spiega la dottoressa. Ci sono varie tecniche, come imparare a distrarsi dal dolore: «Chi ha male a un piede, è focalizzato su quel problema e tende a non sentire più qualunque percezione gradevole venga dal resto del corpo. Grazie all’ipnosi si può restituire ai vari canali sensoriali il loro ruolo». Interrompendo la dittatura del dolore che reprime la vita che c’è nel corpo. Si impara anche a giocare d’anticipo: «Il dolore cronico arriva progressivamente. Spiego come ascoltare il corpo e i suoi segnali, perché l’autoipnosi è più efficace sotto una certa soglia di intensità del dolore». Funziona anche durante il parto o calcoli renali? «La mia esperienza è davvero positiva, sia a livello personale che professionale». Anche l’Istituto oncologico della Svizzera italiana e oncologi privati propongono ai pazienti l'autoipnosi per gestire ansia, insonnia, dolori, disturbi psicosomatici o effetti indesiderabili delle terapie proposte, come la nausea anticipatoria prima di iniziare la chemioterapia . 

Attenuare fobie e paure 

La dottoressa Ferrera ci spiega come aiuta chi teme la stretta macchina della risonanza. Contatta il paziente alcuni giorni prima dell’appuntamento in radiologia per spiegare come funziona l’ipnosi e proporre eventualmente un primo incontro per provare gli esercizi. «Ciascuno può in qualunque momento cambiare idea e decidere di ricorrere alla sedazione», spiega la dottoressa, membro della Società medica svizzera di ipnosi (SMSH). Quando arriva il giorno della valutazione radiologica ci sarà anche la dottoressa, che dalla sala attigua dei tecnici resta sempre in contatto con il paziente attraverso un microfono, aiutandolo a rimanere focalizzato sullo stato a lui più utile. Per tutto il tempo il paziente rimane consapevole di ciò che succede attorno a lui, è solo concentrato su altro. 

«Il cervello non fa differenza tra ciò che fa nella realtà e ciò che vive in uno stato di trance. Le esperienze vissute durante un esercizio di ipnosi portano sensazioni gradevoli, che il cervello percepisce come reali e che vanno dunque a costituire un precedente favorevole, la cui esperienza resterà registrata; inoltre il successo nella gestione di una situazione fino a poco prima inimmaginabile porta un grande senso di soddisfazione che può essere utilizzato in altre circostanze, e questo è soprattutto utile in caso di problemi cronici. Ad esempio, a chi teme di volare si può proporre in ipnosi un’esperienza positiva su un volo di linea, che andrà poco a poco a rinforzare le proprie competenze personali», spiega. In genere le paure sono alimentate da pensieri parassiti: «Invece di vivere nel presente, si anticipa un evento futuro o si rimugina su uno passato, si fanno proiezioni, interpretazioni (‘ho mal di pancia sarà un tumore’) o giudizi (‘se mi è successo me lo merito’) e facilmente l’ansia diventa panico, questi pensieri diventano talmente insistenti da intossicare tutti gli altri pensieri. L’ipnosi permette di focalizzare la propria attenzione su altro, come le percezioni del proprio corpo, e ritrovare il senso della realtà a esse legato», spiega.

Dove si fissa la propria mente è decisivo sia per creare ansie, sia per risolverle; sia per accendere il dolore, sia per spegnerlo. Per esempio, chi prova un’emozione intensa e piacevole può non rendersi conto che la pioggia lo sta bagnando. È modulazione autoipnotica delle percezioni: si focalizza l’attenzione, si decide quello che interessa, si blocca il resto. 

Certo, a volte possono esserci ostacoli: «In particolare ci può essere un problema di interazione tra terapeuta e paziente, dove la relazione di fiducia è indispensabile», precisa. Ma, al netto di queste difficoltà e di diffidenze ancora dure a morire, l’ipnosi sposata alla scienza sta già dimostrando la sua efficacia. 

Nuovi scenari

«Uno studio pubblicato da Cereb Cortex già nel 2004 ha dimostrato che se muovo un dito o immagino di muoverlo in ipnosi si attivano le medesime aree cerebrali. Questo significa che l’ipnosi potrebbe aiutare nella riabilitazione, potenziando la fisioterapia, ad esempio, di chi ha avuto un ictus», spiega Ferrera. Si può quindi preconizzare una nuova collaborazione multidisciplinare, nella quale anche il paziente ha un ruolo di primo piano. La dottoressa ha proposto una formazione alla clinica di Novaggio a inizio 2018, per portare a conoscenza alcune tecniche di comunicazione ipnotica utili in questo ambito, nel quale si muovono i primi importanti passi. 

 

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Cos'è l'ipnosi

Una tecnica che favorisce uno stato naturale di trance, come quando si è sulle nuvole. Ipnosi è concentrazione: potenzia il controllo del paziente sul dolore. Le sue tecniche si basano sulla capacità innata della mente di modulare le percezioni. Se ne può uscire quando si vuole: tali tecniche sono gestite autonomamente e in piena consapevolezza dal paziente in funzione della loro efficacia. 

Chi è l’ipnoterapeuta

Quello dell’ipnoterapeuta in Svizzera non è un titolo protetto. L’Istituto romando di ipnosi (www.irhys.ch), sottogruppo della Società medica svizzera di ipnosi riconosciuta dalla FMH, insegna a medici e psicologi, con una formazione di tre anni, le tecniche di ipnosi per scopi medici e terapeutici. Altri corsi sono rivolti a operatori sanitari e sociali.

 

 

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