Sogno o son Festival

Sanremo: Yuman, ‘Ora e qui’ e Sinatra a modo mio

Voce duttile per un gran bel brano soul in gara. Di venerdì, con la signora del jazz Rita Marcotulli al pianoforte, omaggio a The Voice

Yuman, ‘Ora e qui’ (Keystone)
1 febbraio 2022
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«La mia giornata tipo è svegliarmi, farmi un caffettino, prendermi un po’ di sole, ascoltarmi un po’ di musica, rilassarmi e ballare nel salone dell’hotel». Altro non si può fare nel Sanremo delle mascherine, dove un giovane all’esordio al Festival si perde i bagni di folla riservati ai coetanei nelle passate edizioni. «Sì, un po’ assurdo. Qui c’è relax, anche troppo». Per un classe ’95, decisamente troppo. «Sanremo è una responsabilità grande e a maggior ragione me la voglio vivere tranquillo. Mi trovo lì in mezzo, c’è tanta tensione, tanto nervosismo, ma io sono una persona ‘chill’, come si dice oggi. Sono rilassato, mi voglio godere il momento, non mi voglio far prendere dall’emozione e perdermelo».

Premessa autoriferita. Noi, coi Giovani, ci abbiamo sempre preso. Mirkoeilcane, Tecla Insolia, Davide Shorty. Ok, sono arrivati secondi e magari adesso ce l’hanno con noi, ma a parte Ultimo che nel 2018 è arrivato primo (il solito stupido gioco di sempre), i primi chi se li ricorda più? Yuman, più brevemente detto Yu, di padre capoverdiano e mamma de Roma, è il vincitore di Sanremo Giovani 2022, trampolino di lancio per il Sanremo 72 che Amadeus ha voluto senza distinzione tra Little e Big. Se ‘Mille notti’, il brano vincente, gli stava addosso bene, ‘Ora e qui’ è tagliata su misura, per evidenziare di Yuman, oltre il pacioso dell’uomo, la stoffa del cantante e, del cantante, una delle voci più mature ascoltate quest’anno. I suoi maestri ispiratori hanno una certa età: Genesis, Pearl Jam, Kiss, Paolo Nutini, Dire Straits: «I Dire Straits me li hanno fatti ascoltare i miei genitori da piccolo. La prima che ho sentito è stata ‘Romeo & Juliet’ e me ne sono innamorato. Insieme al Greatest Hits dei Queen sono una religione. Mia zia, invece, mi ha aperto a cose più moderne, Busta Rhymes, il Pharrell Williams degli inizi. Anche i Genesis me li ha fatti conoscere lei». Quando uno dice l’importanza della famiglia nella crescita di un figlio…

Percorso inverso

Se a Sanremo si passa anche per andare oltre i confini italiani, Yuman – Yuri Santos Tavares Carloia, fusione tra il nome di battesimo e la parola ‘human’ – arriva in Riviera col percorso opposto. «Ho iniziato prima scrivendo in inglese. L’italiano è stato l’ultimo scalino. La scelta è nata in vista di Sanremo, propostami prima dal mio producer, Francesco Cataldo, e poi dalla mia etichetta. All’inizio ero un po’ scettico, poi mi sono detto di provare per questa particolare circostanza. Col primo pezzo ho trovato un modo di far suonare le parole come volevo io, non macchinose. E quando l’ho trovato ci ho preso pure gusto».

Yuman va a Londra a vent’anni, poi a Berlino, a vivere l’Europa a nord di Roma, dove torna un anno dopo per finire nelle braccia della Leave Music, che crede in lui e gli affianca Francesco Cataldo come produttore artistico; nel 2018 esce ‘Twelve’, primo singolo mixato da Chris Lord Alge (Green Day, Muse, Joe Cocker), nel 2019 ‘Naked Thoughts’, album d’esordio; su di lui scommettono a vario titolo Vevo, Il Venerdì di Repubblica, YouTube e il festival South By Southwest (SXSW), appuntamento annuale di Austin, in Texas, ma il viaggio si ferma in aeroporto: «Stavamo partendo il 20 marzo del 2020, due giorni dopo è scoppiato il Covid e il festival è stato annullato dopo una petizione della cittadinanza, spaventata da quanta gente porti ogni anno la manifestazione. Anche se non mi ha fatto piacere, siamo ‘riusciti’ a non partire, perché se l’avessimo fatto saremmo restati bloccati in Texas, visto che di lì a poco hanno chiuso tutto, anche i voli». Pensieri? «Un segno divino», ma quando il Divino ha altri piani per te, o quando «hai tutto contro». Austin è attesa di rescheduling, e resta per ora il riconoscimento dal mondo musicale americano.

I did it my way

‘Ora e qui’, quando Sanremo goes soul (e non capita spesso), scritta insieme a Tommaso Di Giulio e Francesco Cataldo, sta su ‘Qui’, album con tutti i vecchi e sacri crismi, con tanto di sezione fiati e archi, sette brani in uscita l’11 febbraio per Leave Music/Polydor. «Adoro gli strumenti veri, ti danno una pasta diversa. Abbiamo strumentisti fantastici, c’è Carmine Iuvone (polistrumentista, ndr), c’è l’aiuto di Valeriano Chiaravalle», al quale è affidata l’orchestra di Sanremo per ‘Ora e qui’ ma pure per la cover del venerdì. ‘My Way’ nella versione di Sid Vicious?: «No, è ‘My Way’ nella versione di Yuman. Io lo so che staranno tutti dicendo che porto la canzone di un vecchio. Ragazzi, ‘My Way’ è la canzone». Con lui sul palco a cantare Sinatra, Rita Marcotulli al pianoforte, signora del jazz italiano e internazionale, già ospite a Sanremo con Pat Metheny (era il 1996, già ospite di Max Gazzè per ‘La leggenda di Cristaldo e Pizzomunno’ (era il 2018), prima donna a ricevere il David di Donatello (2011), da sempre vicina al mondo della canzone: su tutti, Pino Daniele. «Rita è un angelo, è una persona d’oro, una musicista fenomenale, con un cuore pazzesco. È un maestro, faremo un vero show».

Per finire: come t’immagini stasera? «Me l’immagino esplosivo, molto esplosivo». Più o meno undici ore dopo: com’è stato, Yuman? «È stata una grande emozione e non vedo l’ora di risalire su quel palco. È la sublimazione del lavoro fatto in questi mesi. La musica è la mia vita e sul palco mi sento a casa».


© Claudia Pajewski
Yuman, ‘Ora e qui’

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