Pensiero

Bufale islamiche

Dai miracoli scientifici che confermano la verità del Corano alla necessità di islamizzare la scienza: le pseudoscienze e il paranormale non sono fenomeni solo occidentali

L’illustrazione di copertina
(Monica Di Pietro)
6 marzo 2018
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Un viaggio attraverso le superstizioni e le credenze pseudoscientifiche del mondo islamico o, meglio, dei mondi islamici, viste le profonde differenze sociali e religiose che spesso travalicano i confini geopolitici, come precisa subito Stefano Bigliardi, ‘assistant professor’ di filosofia all’Università Al Akhawayn di Ifrane, in Marocco e autore di ‘La mezzaluna e la Luna dimezzata. Islam, pseudoscienza e paranormale’ (Quaderni del Cicap n. 26) che sarà presentato sabato prossimo alle 14.30 a Tempo di libri, la fiera milanese dell’editoria che aprirà giovedì.

Stefano Bigliardi, come mai questo interesse per le pseudoscienze nel mondo islamico?
Raccontare come ci sono arrivato vorrebbe dire raccontare la storia della mia vita e meglio che non mi ci metta… Diciamo che è la confluenza di tre interessi. Da una parte i miei studi in filosofia a Bologna, dove c’è un forte interesse verso la filosofia della scienza. Poi c’è l’interesse per il mondo musulmano, che ho sempre coltivato parallelamente agli studi universitari. E poi c’è il fatto che a me piace insegnare: non mi interessa solo farmi un’opinione, ma anche che gli altri se ne formino una, il che mi ha avvicinato al Cicap, il Comitato italiano per il controllo sulle affermazioni sulle pseudoscienze con articoli, conferenze e adesso questo libro.

Quindi all’inizio l’interesse per il mondo islamico era ‘extracurricolare’.
Inizialmente sì. Poi, concluso il dottorato, mi ero reso conto che i temi su cui avevo fatto ricerca non mi interessavano più e così ho iniziato a lavorare sul rapporto tra la scienza e il mondo musulmano contemporaneo, con anche incarichi accademici legati a questi temi.
Non ero quindi partito con la pseudoscienza, bensì con la scienza, chiedendomi come i pensatori islamici contemporanei facessero a tenere insieme una cultura scientifica moderna e credenze religiose. Poi mi sono accorto che molto spesso in questa armonizzazione tra scienza e fede c’è tanta pseudoscienza…

È il caso dei cosiddetti ‘miracoli scientifici’, al quale è dedicato un capitolo del libro?
Esatto. È un discorso dominante, che fa grandissima presa e che, adesso che insegno in Marocco, incontro anche in classe. Se chiedo a un musulmano, anche di discreta cultura, se la sua fede è riconciliabile con la scienza, la risposta è “Sì, tanto è vero che nel Corano troviamo un sacco di nozioni scientifiche verificate secoli dopo la rivelazione”. Gli esempi sono moltissimi, dal comportamento delle api alla struttura delle impronte digitali all’espansione dell’universo, sempre con interpretazioni forzate.
Ora, non ho dati comparativi a disposizione per cui lo dico con una certa cautela, ma direi che in ambito cristiano l’atteggiamento prevalente è piuttosto quello di separare i due ambiti scientifico e religioso. In ambito musulmano si cerca invece un’armonizzazione, anche se in realtà più che la scienza, a venire armonizzata con la fede è la pseudoscienza.

C’è qualche altro fenomeno pseudoscientifico, o antiscientifico, peculiare al mondo islamico?
Oltre ai miracoli scientifici c’è l’esigenza di “islamizzare la scienza”, questo è legato a fattori culturali e storici specifici: la centralità del testo coranico, ritenuto la parola di Dio fedelmente trascritta; tutto il dibattito postcoloniale con l’idea che bisogna procedere a una decolonizzazione, togliersi di dosso tutto quello che è occidentale. E nel pacchetto di cose occidentali viene erroneamente messa anche la scienza: manca una reale comprensione del metodo scientifico che è qualcosa di universale: cambiando il metodo non si ha una scienza musulmana, ma qualcosa che non è scienza.

Globalizzazione, forza e debolezza delle pseudoscienze

 

Se i miracoli scientifici e l’islamizzazione della scienza sono peculiarità del mondo islamico, il resto delle credenze pseudoscientifiche e paranormali raccontate da Bigliardi suonano molto familiari anche a un occidentale: complotti vari, tecnologie misteriose, extraterrestri, terrapiattisti e antievoluzionisti. Realtà «che si trovano in tutto il mondo, anche perché alcune sono recenti, addirittura post web, sono insomma versioni ‘in salsa musulmana’ delle stesse storie». Se non addirittura un copiaincolla come accaduto con i testi creazionisti cristiani ripresi dal turco Harun Yahya – che, alcuni lo ricorderanno, nel 2010 organizzò una conferenza contro Darwin persino in Ticino –, curioso personaggio che Bigliardi ha avuto il ‘piacere’ di incontrare, come raccontato nel libro.

Una sostanziale globalizzazione delle pseudoscienze che «da un lato ti schiaccia, ti fa sentire impotente» spiega Bigliardi; tuttavia «dall’altro lato questa presenza globale non è solo una forza, ma anche una debolezza». Perché per mostrare agli studenti l’inconsistenza della pseudoscienza, oltre che presentare pensatori musulmani che sostengono ad esempio l’evoluzione darwiniana, puoi «far loro vedere che, spazzata via la polvere superficiale che dà quella “coloritura musulmana” alla narrazione, sotto c’è una struttura profonda che è uguale ovunque». Il che «è un grande aiuto per rendere evidente la fallacia; aiuta a far capire che, di fatto, si sta vendendo lo stesso prodotto avariato a te e a persone di tutt’altra cultura, ma cercando di farti sentire speciale».

In ogni caso, prosegue Bigliardi, il problema «non è il singolo studente che crede nei miracoli scientifici, ma il ricercatore che avanza in graduatoria grazie ad articoli sui miracoli scientifici». E Bigliardi ricorda il recente caso di una studentessa di geologia tunisina con una tesi, e un articolo pubblicato su una rivista scientifica, sulla Terra piatta. Contattato il comitato consultivo della rivista, un accademico ha sostanzialmente risposto “sono un umanista, non mi occupo di queste cose”. «È un atteggiamento che mi ha sorpreso negativamente: va bene la separazione dei campi – osserva Bigliardi – ma qui ci si nasconde dietro a un dito, ignorando il problema».

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