Prix au Public

Lattina di Feldi con pezzi di sottotitoli

Sfilate di direttori artistici, il tormentone sul Ceneri, le donne che non sudano (e altre storie locarnesi)

Faccio cose, vedo gente
(Keystone)
11 agosto 2022
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La canicola in via Rusca esplode dopo le sei di sera. Altro che ‘Aquaman’, per un’oretta sei tu la cascata Santa Petronilla! Eppure vedi soprattutto donne che non sudano: com’è possibile? Una ragazza ha schifo degli insetti morti, l’amica ha paura delle api e amen. Ci sono i locarnesotti del muretto: la biondina alterata, occhi di ghiaccio e trecce bionde, l’amico skater e l’altro rapper. Li accomuna la lattina di Feldi.

Oh, primi ‘vips’ nostrani che vanno di birra e panaché: Timbal con amica, Buccella, Soldini e Mattei. Moda uomo: camicia bianca, pantaloni lunghi, snickers o espadrillas; moda donna: top nero, gonna lunga stampata a fiori e ventaglio rosso. Pietà festivaliera per i giovani collaboratori: maglietta bianca anziché nera. Lo stile svizzero-tedesco? Sempre quello. Se hai visto film è la classica domanda, ti turba però quando è ironica. Passa il sindaco di Minusio, Dafond, in camicia a righe e pantaloni di cotone scuri. Ti aggreghi al Battiston, alla versione locarnese del Piazzini e a una signora che, finalmente, ammette di sudare. Ancora il tormentone sul Ceneri, eppure Locarno e Lugano distano solo trenta minuti in treno. Porti pazienza quando scopri che per molti sei sempre stato ‘Jenitzer’. Passa l’italico intrattenitore ‘Magic Paolino Paganini’ col suo buffo costume. Gira voce di un concerto al ‘Böcc’ ma sono quelli che hai già sentito al Paravento. Girerà voce del party ‘Campari’ ma era il giorno prima: bom, ciao.

Strappo alla regola e vai giù in Rotonda: è molto più ariosa ed elegante, meno suk o festa campestre d’un tempo. Quelli dei pizzoccheri ci stanno dal 2008: accetti il condimento salato della nonna ma storci il naso per ’sto benedetto cashless. Niente, il contante non vale più niente? Non si fidano? Chi ci guadagna? Al tavolo, da festa campestre, uno si lamenta delle ferie: branzino a 130 euro in Romagna, però lui girava in barca. Scappi da lì per il tuo sacro bagno a Rivapiana, in un lago che è minestrone. Scegli la Piazza per dignità, dopo un trancio di pizza a ‘soli’ otto franchi. Subito è lo scazzo per quelli che, immancabilmente, si piazzano proprio davanti e vedrai solo pezzi di sottotitoli. Fai notare che è pieno di sedie libere, una signora capisce e si sposta, ma ti farai odiare da una coppia che si allontana. Te ne freghi. Sfilata di ex direttori artistici, applaudirai solo Père. Premio (non alla sua fine) al bravo Dillon (Matt) e non al Damon (Matt), come dirà invece l’Udo Kier un po’ sopra le righe. Bel film. Ultima scappata al Paravento con lo stress dell’ultimo treno delle 00.55: qui chiude tutto alle due ma devi partire a mezzanotte e mezza. Perché? Il treno sarà vuoto. L’amico fa notare che la Rotonda era mezza vuota e che sui TiLo mancano prese elettriche per ricaricare il cellulare.

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