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Il Carnevale di Basilea come non l’avete mai visto

Lanterne, maschere, gruppi: il dietro le quinte segreto nel documentario ‘Yschtoo’ di Nicolas Joray. Al cinema Lux di Massagno mercoledì 1° febbraio

31 gennaio 2023
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Da qualche parte in centro città. È buio pesto. Il silenzio è rotto dai tamburi e poi dagli ottavini col loro suono tipico. Il suono del Carnevale d’indentro, che a Basilea chiamano i "drei scheenschte Dääg", i tre giorni più belli. Tre giorni e tre notti di festa che iniziano alle 4 – con il tradizionale "Morgestraich vorwärts marsch" lanciato dai mazzieri – del lunedì successivo al mercoledì delle Ceneri e terminano alle 4 del giovedì seguente, ai quali i basilesi lavorano se non per gli altri 362 giorni dell’anno poco ci manca, tanto l’evento è sentito e profondamente radicato nel tessuto sociale. Dal 2017 l’Unesco ne ha certificato particolarità e importanza, inserendolo nella lista del Patrimonio culturale immateriale.

Oggi al cinema Lux di Massagno, per la prima volta con sottotitoli in italiano, verrà proiettato il documentario ‘Yschtoo’ (einstehen versione stretto dialetto locale, una sorta di "in piedi-pronti-partire" ci spiega l’autore), occasione unica, grazie alle numerose voci raccolte, per gettare uno sguardo dietro le quinte del più antico e grande Carnevale svizzero, i cui preparativi rimangono di solito segreti. «Il Carnevale di Basilea è un evento multimediale – ci dice Nicolas Joray –: ci sono la musica, le parole (essenziali), l’immagine (con i costumi, le lanterne, le maschere) e si può dire che ci sia pure una sorta di rappresentazione teatrale, con i gruppi che propongono delle mise en scène».

Basta essere originari di Basilea, per decidere di realizzare un documentario sui ‘tre giorni più belli’?

In realtà è nata un po’ per caso. Mia mamma realizzava lanterne; mio fratello pascal, pittore, continua a farlo. Vedendolo al lavoro mi ero detto che quel savoir faire sarebbe stato da documentare e inizialmente avevo pensato a un cortometraggio. Grazie a mio fratello che ha fatto da tramite, ho potuto seguire quattro gruppi (le Clique), che mi hanno aperto le porte al processo di ideazione del tema e della creazione. L’approccio con loro è stato più semplice anche grazie al fatto che negli anni Settanta avevo preso parte a una decina di edizioni. Suonavo il tamburo, ma non ero molto bravo – ride –. Vista l’abbondanza di materiale raccolto, il progetto ha poi preso un’altra piega. Ne è nato un lungometraggio di 93 minuti: troppo lungo per la televisione, ma ho preferito non sacrificare immagini.

Lo scopo del documentario era non fare andar perse abilità e motivazioni di chi ogni anno ‘compone’ questo evento secolare?

Fondamentalmente volevo mostrare il grosso lavoro in forma volontaria e come l’intero processo di creazione sia frutto del gruppo: è un’arte popolare non basata sull’individualismo. Volevo inoltre far vedere come in un certo senso sia un evento un po’ anarchico: non c’è un ‘potere decisionale’ centrale, tutti lo fanno ma divisi in gruppi. Un ‘vento della libertà’ che forse oggi è andato un po’ perso.

Ci può spiegare cos’è il Carnevale per gli abitanti di Basilea?

Uh! È una religione – ride –. È come l’Ambrì Piotta qui in valle. Per di più ha un enorme impatto sulla città in termini di vita comunitaria. Facendo parte di una Clique, la gente si conosce e non è un aspetto da sottovalutare. Certo, i partecipanti attivi sono ventimila, cioè solo circa un decimo della popolazione; eppure l’influsso del Carnevale è davvero notevole. Per non parlare dell’indotto economico che, stando a uno studio di cinque anni or sono, è di trenta milioni l’anno. Il Carnevale dà lavoro a parecchie persone, artigiani locali, sarti e così via. Poi c’è ovviamente il settore turistico, che lavora a pieno regime sia durante il Carnevale vero e proprio, sia in occasione dei vari eventi collaterali. Un ristorante in centro può addirittura registrare un terzo della cifra d’affari di un anno.

La città e con essa gli abitanti negli anni sono cambiati, ma il Fasnacht ha sempre comunque saputo adattarsi. Come mai secondo lei?

Basilea è ed è sempre stata multiculturale. In parte per la posizione, a confine con Francia e Germania; in parte grazie all’arrivo di numerose persone per motivi di lavoro, persone che poi si sono integrate. Ne risulta una città che è un po’ un unicum in Svizzera. Io stesso ho origini miste: mio papà veniva dal Canton Jura, mentre mamma era di Basilea.

Tornando al Carnevale. Visti dall’esterno, i gruppi appaiono chiusi, quasi immobili; invece sono composti da persone di ogni provenienza ed estrazione sociale. Con le maschere un operaio e un direttore di banca, per dire, sono uguali e indistinguibili.

Da Locarno a Mairengo (via Berlino)

‘Yschtoo’ (produzione indipendente Toro Film) sarà proiettato oggi, mercoledì 1° febbraio al cinema Lux di Massagno alle 20.30 nell’ambito della rassegna BeCurious. Sarà presente il regista. Il documentario è in dialetto basilese con sottotitoli in italiano grazie al sostegno della fondazione Oertli. Le riprese erano state realizzate tra l’autunno 2017 e il Carnevale del 2018; nel 2019 è rimasto un mese in cartellone nei cinema di Basilea.

Nicolas Joray è nato nel 1952 a Basilea, dove ha vissuto fino ai 25 anni prima di trasferirsi una prima volta in Ticino, a Locarno. «L’alluvione del 1978 aveva devastato la casa in cui vivevo, lungo il fiume Maggia. Così quando di lì a poco mi sono trasferito per lavoro a Berlino (ero là quando cadde il muro), il trasloco è stato il più a buon mercato mai fatto – racconta con una risata – perché praticamente non mi era rimasto nulla». Alcuni anni più tardi l’acquisto di una casa a Mairengo dove, dopo due decenni «di avanti e indietro», si è stabilito nel 2009.

Direttore della fotografia in diversi film per il cinema e la tv (tra cui ‘The Yellow Star’, candidato all’Oscar 1981), operatore alle riprese (‘La Tregua’ di Francesco Rosi) e regista (‘Le mamme della Valascia’, documentario del 2012), da lungo tempo Nicolas Joray è appassionato di fotografia. Sua l’esposizione nel 2022 all’ospedale La Carità a Locarno ‘Il Fasnacht si muove e si commuove’.

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