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Una montagna da vivere

Un libro che parla di territorio e d’infanzia. A colloquio con Anna Cannizzaro, autrice di una storia che parte da sé e racconta uno spaccato di valle

L’autrice di ‘Una montagna da vivere’ Anna Cannizzaro
27 dicembre 2022
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Nel corso degli anni, come spesso accade per un motivo o per l’altro, i percorsi di vita delle persone si distanziano. Poi, per ragioni spesso incalcolabili, capita che tornino a intersecarsi. Questa è una di quelle occasioni: conosco Anna da tanto tempo, da quando frequentavamo insieme il Liceo cantonale di Locarno e già allora (lo ricordo non dico come fosse ieri ma quasi) chiacchierando diceva che uno dei suoi sogni nel cassetto era scrivere un libro per bambini («già in adolescenza lo pensavo»). E quel cassetto Anna oggi lo ha aperto e ha pubblicato ‘Una montagna da vivere’ (Salvioni Edizioni; 2022), con le illustrazioni di Lisa Dauphin.

La storia racconta di tre fratelli che da Bellinzona si trasferiscono in valle Rovana, dove mamma e papà gestiranno un albergo. Il libro, recita la quarta di copertina, è ricco di "avventure legate a un territorio ormai dimenticato dove il contatto con la natura e la solidarietà dei pochi abitanti del villaggio di Campo Vallemaggia sono il collante per una favolosa esperienza di vita". La lettura invita quindi a farsi "trasportare dalle bellezze naturali dell’alta montagna e stupitevi con lo sguardo dei bambini che sanno trasformare ogni situazione in una fantastica avventura". Il volume, tiene a sottolineare la sua autrice, è stato sostenuto da diversi Comuni – Cevio, Lavizzara, Maggia, Bosco Gurin –, dal Patriziato di Campo Vallemaggia e dall’associazione ‘Val Rovana è’.

Una vita, tante vite

Veniamo alla sua autrice, prima di tornare all’agile libro e ai suoi contenuti. Anna Cannizzaro è nata nei primi anni Ottanta e con la sua famiglia abita in Vallemaggia da tanto tempo, dopo aver vissuto a Lugano, Bellinzona e Locarno. Uno dei suoi progetti di vita era l’insegnamento, così dopo la maturità liceale si è iscritta a quella che allora si chiamava Alta scuola pedagogica, che ha frequentato per due anni. Tuttavia, si è vista costretta a interrompere la formazione, si è rimboccata le maniche (lo ha sempre fatto) e ha quindi conseguito un diploma federale come venditrice, lavorando per un po’ in libreria. Dopo essere diventata mamma di tre bimbi – che compiranno undici, dieci e sette anni –, Anna a giugno dell’anno prossimo terminerà l’abilitazione al Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) a Locarno e, dando seguito a un altro dei suoi sogni nel cassetto, diventerà maestra di scuola elementare.

Una storia dietro casa

Il libro, nella testa di Anna, «c’è sempre stato e quando sono diventata mamma quell’idea si è viepiù concretizzata. Anche su suggerimento dei miei bimbi». La stesura vera e propria è però iniziata nel periodo della pandemia (che coincide pure con l’ammissione al Dfa) e si è conclusa a giugno 2021. In ‘Una montagna da vivere’ v’è una traccia fortemente autobiografica, lasciando comunque libera l’invenzione, come nel caso dei personaggi che pur richiamando a persone reali sono frutto dell’immaginazione. La storia è quindi ispirata a ciò che «abbiamo vissuto io e i miei fratelli a Campo Vallemaggia quando eravamo piccoli. Era l’inizio degli anni Novanta». Anna parte dal suo vissuto allargando la prospettiva per avere, da una parte, una storia scritta da regalare alla sua famiglia e, dall’altra, una vicenda che può essere condivisa.

A muoverla al racconto è stata la forza dell’esperienza «unica e gioiosa» vissuta nella sua infanzia, andando a ricercare una prospettiva «diversa sulla vita di montagna – ad altezza di occhi di bambino –, un luogo visto oggi come meta di escursioni o vacanze in determinati periodi dell’anno, ma che normalmente soffre dello spopolamento», un destino condiviso da molte zone periferiche del cantone. Fra gli intenti, quindi, anche quello di «dare voce a quel territorio» che è letteralmente dietro casa e che si può esplorare se ancora non lo si conosce. «Si crea così un legame con i luoghi e i giovani lettori possono riconoscersi nelle avventure narrate».

Oltre al fenomeno dello spopolamento delle valli, in corso da decenni, Anna tira in ballo diverse tematiche, come «il rapporto con la natura, la ciclicità delle stagioni, il tema del cambiamento e delle emozioni, il villaggio come luogo di vita e metafora di convivenza. La vita nel paese di valle, che va perdendosi negli agglomerati urbani (sebbene i nostri non siano metropoli; ndr), è caratterizzata dal senso di comunità: è come vivere in una famiglia allargata, ci si conosce tutti». Raccontando quel piccolo contesto, facendo emergere il calore che un villaggio può dare, Anna mette in risalto «il valore aggiunto del nostro territorio. Quando ho deciso di tornare a vivere in valle – aggiunge – una delle ragioni era che volevo dare la possibilità ai miei figli di vivere un’infanzia a contatto con la natura e con le persone».

Per imparare

La forte propensione di Anna all’insegnamento, quasi un’indole, risalta nella struttura del libro, la cui vicenda inizia con la fine dell’estate e segue il trascorrere dell’anno scolastico, così come il passare delle stagioni. «Il libro è pensato come una lettura in famiglia, ma anche come testo da proporre a scuola», difatti i capitoli sono piuttosto brevi. Diversi elementi sono «improntati all’uso scolastico per sviluppare progettualità didattiche», come le descrizioni e la scelta ponderata di accompagnare il testo a poche illustrazioni in bianco e nero (dovendo fare i conti con le fotocopie), per lasciare libera l’immaginazione dei lettori». I disegni di Dauphin sono di impronta realistica e ritraggono luoghi veri e vogliono essere un compendio all’immaginazione laddove si parli di oggetti o concetti non più quotidiani, come può esserlo un lavatoio. In chiusura di pubblicazione, a compendio informativo, ci sono alcune schede accompagnate da fotografie d’archivio su Campo Vallemaggia.

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