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Il cinema, la Valle, la Finlandia

Storie di architettura al Cine-Teatro Blenio, dove s’incontrano Giampiero Cima, Alvar Aalto e Aki Kaurismaki

Cartolina
3 dicembre 2022
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Percorrendo la soleggiata Valle di Blenio gli occhi seguono la linea dell’orizzonte per il suo durare, lasciando spazio a vette che si rincorrono. Ci avviciniamo passo dopo passo verso una struttura unica, originale, quella disegnata dall’architetto Giampiero Mina che ha lavorato nello studio di uno dei più importanti architetti del ‘900, Alvar Aalto. La struttura del Cine-Teatro Blenio segue un progetto organico capace di entrare nel territorio, di espandere le sue linee in un movimento fluido, ondulato. All’interno, spazialità, luce, funzionalità. Ne avevo parlato anni prima con Fernando Ferrari, punto di riferimento per le stagioni e la crescita di questo polo culturale che nel 2021 ha passato l’incarico ad Ariano Belli, formatosi con lui. Incontro Belli a Biasca, in un bar. Ci sediamo su un tavolino all’aperto.

Un valore per la Valle

Il ‘Cine-Teatro Blenio’, cosa rappresenta per la Valle? «È un polo culturale legato alla polivalenza della sala. Oltre alle proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, concerti, eventi che interessano anche le zone limitrofe e le altre valli». Da un anno ne coordini le attività. «Come presidente dell’Associazione Cinema Blenio che ha mandato dal comune di Acquarossa, proprietario dello stabile, di gestire i contenuti della sala, mi occupo della programmazione mensile, cercando di diversificare al meglio le proposte. Per me, una sfida». L’Associazione? «Si è costituita nel 2006 quando la sala è stata riaperta dopo le necessarie ristrutturazioni. Il comune di Acquarossa, da sempre vicino alla struttura, nel 2011 ha sostenuto il passaggio al digitale insieme ai contributi di Confederazione e Cantone. Aggiungo che i comuni della Valle versano la somma di un franco e cinquanta per abitante che riceviamo annualmente e che mette in evidenza come la collettività sia vicina al progetto».

I tuoi primi passi? «Nel 2009, collaborando da subito con l’ex presidente Fernando Ferrari, figura centrale per la storia del Cine-Teatro. Lavoravamo sulla programmazione mensile, confrontandoci, portando avanti i contratti con i distributori, mettendo a punto il cartellone. Cosa che adesso mi compete». Un’esperienza decisiva. «Non potrei pensare di gestire, oggi, una sala cinematografica se non avessi fatto un percorso costruttivo con Fernando». Gli anni della pandemia? Le chiusure? «È vero che la pandemia non ha certo giovato alle presenze in sala, comunque, quando si poteva, rispettando le norme, l’abbiamo tenuta aperta per rispetto del nostro pubblico». Il cinema, occasione di incontri. «Sì. Ci si ferma nell’atrio a parlare, nel bar a discutere, questa è la forza della nostra sala. Per chi viene il mercoledì al cinema mi piacerebbe trasmettere il messaggio che se anche non conosci la pellicola, il regista, questo è un momento interessante. Diverse persone lo dicono ed è una restituzione che gratifica. Il mercoledì passano film più di nicchia, magari legati a festival, con registi e ospiti invitati per cui nasce una discussione stimolante».

Le scelte? "Da quelle legate come dicevo a un cinema autoriale, a quelle del fine settimana con film più commerciali. La domenica è un giorno rivolto alle famiglie con inizio alle 17.00; cartoni animati, film dedicati a un pubblico affezionato a cui teniamo molto». Passione, impegno. «Un investimento di energia al di fuori del proprio lavoro. Il comitato è composto da volontari, nove persone con diverse competenze. Ci riuniamo una volta al mese, ognuno è responsabile del suo ambito che però condivide con gli altri. Responsabilità dei singoli, lavoro di gruppo». Una spinta che nasce dalla fiducia che sentite intorno a voi. «La sensazione bella è la fiducia che le persone ripongono rispetto alla programmazione. Un mercoledì abbiamo proposto un documentario sulle levatrici, coinvolgendo alcune persone della zona. La partecipazione, un successo».

La struttura, il suo fascino. «Chi viene per la prima volta ad Acquarossa la trova molto accogliente. È opera dell’architetto Giampiero Mina che ha lavorato nello studio di Alvar Aalto; lo stile nordico, l’utilizzo del legno, vengono da quella stagione. Tornando in Valle è stato uno dei primi progetti che Mina ha realizzato, creando scalpore. La sala sviluppa un concetto che ti fa sentire a casa». Un rapporto sensibile tra forma e contenuto. «I contenuti sviluppati sono e sono stati affini alla struttura stessa, lo si sente. Il materiale in legno deriva da un antico ponte che attraversava il Brenno, un riutilizzo che voleva dire già allora pensare all’ambiente». Parlavi di polivalenza. «Basarsi solo sulla parte cinematografica è complicato, anche se è il nostro mandato principale, quindi affittiamo la sala anche per spettacoli teatrali, conferenze, concerti, cercando di impegnarci per scelte di qualità. Da poco è stato qui il ‘Duo Kirsch’, giovani di talento». Il pubblico cambia secondo le proposte? «C’è un pubblico che segue un po’ tutti gli spettacoli, che siano cinematografici, musicali, teatrali, ma c’è chi viene per seguire proposte specifiche, anche da Lugano e dal Mendrisiotto. E dai turisti che sono in Valle». Tornando alla tua, vostra, sfida? «Uno dei punti più importanti è diversificare la programmazione, cercando di ampliare il pubblico. A volte si tratta di serate miste, proiezioni abbinate a spettacoli o a una conferenza, andando anche sugli altri giorni disponibili».

Kaurismaki

L’opera di Alvar Alto che ha spaziato dall’architettura alla progettazione di mobili e oggetti, si muove rispetto al contesto in cui è chiamata a intervenire, una forma razionale di ambienti condotti a una essenzialità rigorosa legata a un’idea organica del rapporto tra uomo e ambiente. La prova architettonica di Giampiero Cima rivela l’idea di un volume leggero pienamente introdotto nella configurazione della Valle, visibilità capace di illuminare chi osserva la struttura portandola in una cornice nordica essenziale quanto vibrante, come i venti che solcano le montagne intorno. Bello se, entrando al Cine-Teatro Blenio, uno spettatore sedesse a fianco di Aki Kaurismaki che se guardiamo bene possiede quell’essenzialità interiore che Alvar Aalto ha mostrato nei suoi lavori.

Kaurismaki è uno dei più importanti registi degli ultimi decenni, i suoi personaggi si presentano allo spettatore nella loro spogliazione, soli in mezzo all’insensatezza delle cose e degli accadimenti. Basterebbe citare ‘L’uomo senza passato’, ‘La fiammiferaia’, ‘Nuvole in viaggio ’, dove realtà e un margine incontaminato di follia (e ironia) parlano di minimi gesti quotidiani, incontri, dolore. E di un cielo scuro, sopra di noi.


Keystone
Aki Kaurismaki

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