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Il 35esimo di Castellinaria, festival mai troppo giovane

Presentata alla Biblioteca cantonale la 35esima edizione, al via il prossimo 19 novembre in una nuova casa bellinzonese dell’audiovisivo

A sinistra Giancarlo Zappoli, direttore artistico; a destra, Flavia Marone, presidente
(Ti-Press)
7 novembre 2022
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Partiamo dalla fine. "Questo festival porta con sé quell’etichetta di ‘solo per ragazzi’. Penso invece che per gli adulti rappresenti l’opportunità per acquisire mezzi e strumenti tramite i quali crescere ed educare i propri figli. Nessuno è nato genitore, lo si diventa, e il cinema per ragazzi può essere d’aiuto". Flavia Marone, in qualità di presidente, invita anche i più grandicelli a Castellinaria 2022, 35esima edizione del Festival del cinema giovane, a Bellinzona dal 19 al 26 novembre. L’elenco dei film, in concorso e non, è ufficiale da oggi, da quando una gremita Biblioteca cantonale ha ritrovato quel festival che – parole di Marone – "ha saputo cambiare mantenendo la propria identità", ha saputo "trasformarsi in opportunità", ha dato ai giovani "strumenti per leggere, per interpretare ciò che li circonda".

Dove, come, chi

È noto da agosto. Castellinaria ha deciso di animare uno dei quartieri della Grande Bellinzona, lasciando l’Espocentro per spostarsi al Mercato Coperto di Giubiasco, mantenendo aperte finestre sul Cinema Forum, sede di proiezioni legate al Concorso Young e alla Piccola Rassegna, e su Castelgrande, sede di una mostra dedicata ai costumi del cinema: ammirabili nella pregevole fattura saranno gli annunciati outfit di Monica Bellucci ne ‘I fratelli Grimm’ di Terry Gilliam e l’abito da sera di Winona Ryder in ‘L’età dell’innocenza’ di Martin Scorsese (Oscar alla costumista Gabriella Pescucci); altro si saprà tra una settimana.

Nel frattempo, alcuni nomi e numeri del 35esimo: una quarantina di film, poco di più, tra lungo e cortometraggi; alcuni grandi del cinema come Pupi Avati, i fratelli Dardenne, Giuseppe Piccioni, tra quelli di punta; le collaborazioni, rinnovate o inedite, la fitta rete di mediazione culturale. Artisticamente parlando, "Castellinaria è un festival trasversale, così sarà la sua presentazione", dice Giancarlo Zappoli, direttore artistico, che il festival vuole illustrarlo per temi: la guerra, nel film francese d’animazione ‘La traversée’, di Florence Miaihle; la condizione femminile nel Medioriente, in ‘Exam’ dell’iracheno Shawkat Amin Korki; l’ambiente, all’interno del tradizionale Green Friday, giunto alla sua quarta edizione, che al dibattito – venerdì 25 novembre alle 17 – unisce anche i film ‘Alcarràs’ di Carla Simón (titolo che ha chiuso il Film Festival diritti umani Lugano, una delle collaborazioni di Castellinaria) o ‘Il ragazzo e la tigre’ di Brando Quilici, figlio di Fosco, ospite del Green Friday insieme alla curatrice internazionale Adelina von Fürstenberg, col film collettivo ‘Interactions’.


Keystone
Pupi Avati

Tra i temi, c’è quello del cinema che si rifa alla verità, anche declinabile come ‘biografie’: a cominciare da ‘Dante’ di Pupi Avati, in apertura di festival, sabato 19 novembre. Avati è atteso a Bellinzona, tempi di lavoro permettendo, quelli legati al nuovo film in lavorazione, ritardato dallo scompenso cardiaco di cui il regista ha sofferto nei scorsi giorni e dal quale si è ripreso ("Gli ho detto che uno che ha girato ‘Il cuore altrove’ e ‘Il cuore grande delle ragazze’ non poteva non riprendersi", dice Zappoli).

Le biografie includono quella di Chiara d’Assisi in ‘Chiara’ di Susanna Nicchiarelli, rappresentata a Bellinzona da Margherita Mazzucco, la Elena Greco de ‘L’amica geniale’; c’è ‘Il giovane corsaro. Pasolini da Bologna’, l’infanzia dell’intellettuale italiano raccontata dal giornalista Emilio Marrese, c’è altra guerra in ‘Where is Anna Frank’, film d’animazione di Ari Folman (‘Valzer con Bashir’) e nelle "varie nuances di adesione al fascismo" narrate in ‘L’ombra del giorno’ di Giuseppe Piccioni, ambientato nella Ascoli Piceno del tempo. La proiezione de ‘Il grande dittatore’ di Charlie Chaplin, domenica 20 novembre, fa da simbolo, o manifesto.

Oltre a Pasolini, in ambiti di mediazione culturale, spicca la presentazione di ‘Buzzati e il cinema’ (Book Time), volume di Zappoli e Claudia Bersani che analizza la forma cinematografica della filosofia buzzatiana (giovedì 24 novembre alle 17 alla Libreria Casagrande).


Keystone
Margherita Mazzucco alla ‘prima’ di ‘Chiara’

Hop Suisse!

Della mostra ‘Vestire il cinema’ abbiamo detto; diciamo della mostra-timeline dei 30 anni de laRegione al Festival, nel trentennale dalla nascita del quotidiano, della masterclass d’animazione di sabato 26 novembre e del reading sul canale YouTube del festival, con lo Zappoli attore insieme a Michela Amadò, allieva del Mat di Lugano, in un estratto da ‘Woody’ di Federico Baccomo. Anche della collaborazione con il Film Festival Diritti Umani Lugano abbiamo riferito; diciamo dunque di quelle con il Locarno Film Festival, che porta alla proiezione del film per famiglie ‘Princesse Dragon’ (Francia, 2021), con Cinemagia, capostipite dei gruppi che si occupano di cinematografia per bambini, e Festival Fantoche.

Nuova è la sinergia con AG Kinderfilm, Gruppo di lavoro sul cinema per ragazzi nato nel 2018 per sensibilizzare l’industria sulla necessità di supportare la catena produttiva della produzione audiovisiva per ragazzi, e per creare una rete tra cineasti. In collaborazione con la Ticino Film Commission, l’unione si manifesta nell’evento ‘Cosa possiamo imparare dall’Europa – Una strategia per il cinema per ragazzi in Svizzera’, il 22 novembre alle 16.30 nella sala conferenze del Ristorante Millefiori di Giubiasco.

La preesistente sinergia con il Circolo del cinema di Bellinzona porta al suddetto ‘Exam’; quella con Pro Juventute porta allo spagnolo ‘Llenos de gracia’, film in cui il calcio è protagonista: proiettato nel pomeriggio di giovedì 24 novembre, quale migliore anticipazione (alle 11) della visione collettiva di Svizzera-Camerun, esordio rossocrociato ai Mondiali in Qatar, col Mercato Coperto trasformato in potenziale (pacifica) curva.

‘Oltre le sbarre’

Dobbiamo dire, infine, di due giurie in più: la prima produrrà l’Ecfa Award (www.ecfaweb.org), il premio della European Children’s Film Association, formata da diversi festival cinematografici europei per bambini e ragazzi. La seconda è nel carcere della Stampa; si pronuncerà sulla selezione di corti curata da Agnese Làposi. ‘Oltre le sbarre’ è uno degli spunti per incontrare Flavia Marone a margine della conferenza di presentazione...


Ti-Press
Flavia Marone

L’intervista

Flavia Marone: ‘Aiutiamo i ragazzi a guardarsi in faccia’

«Era qualcosa che sentivo. È nata dalla rispettiva esperienza professionale, mia e del direttore artistico, che mi ha riportato quanto vissuto da presidente di giuria dell’International film festival di Castrovillari, in Calabria, che collabora con un carcere di massima sicurezza. Facendo l’avvocato, mi occupo anche di diritto penale e durante Castellinaria ho spesso ho incrociato verbali con i film». Spiegata da Flavia Marone, è la genesi di ‘Oltre le sbarre’, iniziativa nata pensando al valore rieducativo della cultura – ne aveva ampiamente parlato poco prima Stefano Laffranchini, Direttore delle strutture carcerarie ticinesi. «Se vogliamo portare giovani che non passeranno il resto della loro vita in una cella, ma verranno reinseriti nella società, questo è il piccolo contributo di Castellinaria, dare loro strumenti per leggere la realtà diversi da quelli utilizzati in precedenza e che li hanno condotti dove sono ora». Tornando al festival…

Così come la 30+1, sua prima edizione, lei chiama il 35esimo 30+5: ci racconta i suoi primi cinque anni di presidenza?

È stata innanzitutto un’eredità importante, ricevuta dopo un 30esimo. Sono stati cinque anni pieni d’imprevisti. Ciò che è successo è una sequenza di eventi che difficilmente si presentano più o meno in contemporanea. Il festival ha dovuto adattarsi, vuoi per i temi trattati, vuoi per la sensibilizzazione che ci impegna nella mediazione culturale, tramite la quale cerchiamo di fornire elementi di lettura di ciò che avviene. I ragazzi di oggi non hanno vissuto conflitti bellici a livello europeo, e ne abbiamo uno in corso: vogliamo permettere loro di leggerlo in modo corretto. La pandemia non di meno, che ha condizionato le loro e le nostre vite, ma anche questa manifestazione dal punto di vista pratico, interrogandoci su come avremmo potuto esistere nonostante il lockdown. Aggiungo la crisi climatica, tema non nuovo a Castellinaria, ma che negli ultimi due anni è diventato preponderante, basta aprire il giornale. Tutto questo ci ha portati a dover evolvere molto in fretta.

Ha parlato di velocità, di rapidità di risposta agli stimoli e ai temi che provengono dal presente: è questa la sfida di Castellinaria?

Di temi e stimoli bisogna coordinarne tanti. Abbiamo i telefonini smart, dobbiamo essere smart anche noi, reattivi, cogliere ciò che arriva, proporci con modalità di comunicazione che la pandemia ha stravolto. Nessuno, prima, si sarebbe immaginato di fare riunioni via Zoom o Teams. Per questo abbiamo realizzato la possibilità di essere presenti nella forma online, per questo abbiamo sviluppato l’apparato social, e le tante cose alle quali abbiamo cercato di dare seguito. Anche per questo motivo sono stati cinque anni pieni di colpi di scena, stimolanti, perché bisognava trovare soluzioni. Li definirei ‘frenetici’.

Portare in sala i ragazzi non apre anche un sano rallentare?

Sì. Mentre noi dobbiamo essere veloci nelle proposte che offriamo, perché il desueto suscita poco interesse, il fatto di riportare i ragazzi nelle sale, è vero, rallenta il loro tempo, fa sì che non siano necessariamente dipendenti da un device per godere di una proiezione cinematografica, offre loro momenti di discussione per interfacciarsi, nel senso di guardarsi in faccia e non tramite apparecchio elettronico. Credo che sia fondamentale tornare ad avere il coraggio di confrontarsi, perché nella vita è indispensabile.

Un’ultima parola sull’allontanamento dal centro città. Diminuisce la capienza, aumenta il potenziale bacino degli interessati: è un rischio calcolato?

È qualcosa che abbiamo valutato. Non è un segreto, il Mercato Coperto è struttura più nuova, abbiamo pensato che i 35 anni dovessero essere presentati in un luogo più performante dell’Espocentro. Inoltre, va a raggiungere una parte della cittadinanza che non era esattamente prossima alla sede precedente. Ora siamo molto vicini alla stazione, collocazione che è anche un incentivo all’utilizzo dei trasporti pubblici. Quanto alla capienza, abbiamo fatto una valutazione e ci siamo detti che ne valeva comunque la pena per i molti elementi positivi, a cominciare dal poter ‘permeare’ il territorio bellinzonese. E poi, pensando all’utilizzo fatto di questo centro, proprio in relazione alla pandemia, pare una rinascita.

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