Culture

La musica classica non è solo per vecchi, l’Osi suona a scuola

Pomeriggio-concerto al Centro professionale tecnico di Trevano con l’Orchestra della Svizzera italiana, nell’ambito della rassegna ‘be connected’

Un momento del concerto ‘Back to school’ che l’Osi ha tenuto lunedì 10 ottobre al Cpt di Trevano
(Ti-Press/Samuel Golay)
11 ottobre 2022
|

D’improvviso la ragazza seduta che più in fondo di così non si può, interrompe il flusso ininterrotto di chiacchiere con il suo compagno riccioluto. «Adoooro questa canzone!». Lui sospende quello che pare essere il tentativo di record del mondo di lancio di bottiglietta di tè freddo semivuota, da fare atterrare in piedi, il tempo di ribattere «ma se non sai neanche di chi è!». «Eh fa niente, mi piace lo stesso» chiude la questione lei, prima di riprendere il filo di chissà quali discorsi. La ‘canzone’ è la Quinta di Ludwig van Beethoven, celeberrima sinfonia che alle prime note suonate dall’Orchestra della Svizzera italiana fa comparire su più d’un viso un’espressione da "ah questa la conosco".

La più nota delle n. 5 è da tempo uscita dagli auditori, finendo anche per far da base, con alcuni dei suoi passaggi più conosciuti, a forme creative che con la musica classica poco paiono c’entrare. O forse sì, se alla stessa non si vogliono imporre confini né etichette. Più che in un contesto tradizionale come un concerto, è dunque probabile che lunedì qualcuno tra il pubblico di adolescenti seduti o semi sdraiati nella palestra del Centro professionale tecnico (Cpt) di Lugano-Trevano abbia avuto modo sentire o perfino canticchiare musica classica, senza sapere che si trattasse proprio di quella cosa ritenuta per persone di ben altra, avanzata, età. «Andate sul profilo Instagram dell’Osi – l’invito di Roberto Gerbolés, chiamato a far da tramite fra ciò che i giovani conoscono e l’origine dei brani – e magari scoprirete che la classica non è solo musica per vecchi». Che tanto per dire, aggiunge l’attore argentino, Mozart scrisse la prima sinfonia a cinque anni.

Quei luoghi comuni da sfatare

La pubblicità di un’auto potente (su ‘Le quattro stagioni: l’Estate’ di Antonio Vivaldi), la suoneria del cellulare (Sinfonia n. 40 di Wolfgang Amadeus Mozart), l’esatta lunghezza di un cd (Sinfonia n. 9 di Beethoven) dell’‘Inno alla gioia’ che dal 1972 è pure inno ufficiale dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa. La musica classica ci circonda, capace di adattarsi ai tempi, però forse non ne siamo coscienti. Da qui l’iniziativa ‘Back to school’, inserita nella rassegna ‘be connected’, che propone occasioni per ascoltare l’Orchestra della Svizzera italiana fuori dagli schemi. «La pandemia ha accentuato il fatto che i tempi sono cambiati e anche noi dobbiamo aggiornarci», ci spiega Barbara Widmer (co direttrice artistica ad interim dell’Osi). «Se un esperimento del genere serve per incuriosire, è giusto che l’orchestra lo faccia. L’intento di è capire cosa vogliano i ragazzi, quali siano i loro timori e i motivi che li bloccano dall’andare a un concerto». Il pomeriggio alla Cpt è la prima di due tappe (il 28 novembre si replica alla Scuola cantonale di commercio a Bellinzona), frutto di mesi di lavoro con alcuni studenti coadiuvati da docenti. «È emerso che uno dei freni è vedere l’orchestra come qualcosa di lontanissimo e i musicisti, nei loro vestiti eleganti, persone irraggiungibili che si esibiscono in un luogo, come può essere il Lac, che mette timore. Grazie alla preparazione di questa giornata abbiamo provato ad abbattere quel distacco». Tra gli espedienti per sdrammatizzare un’immagine seriosa, i suonatori spezzano il look total black con occhiali da sole fucsia, papillon (gli uomini) e fiocchetto al polso (le donne) rosa più tenue. «Questo spettacolo proposto in maniera meno scolastica e, ci auguriamo, pure divertente, mira a seminare, nella speranza prima o poi nasca la curiosità di fare il passo, ossia assistere a un concerto al Lac. Durante il percorso che ha portato al concerto, a stupirmi è stato il fatto che non è la voglia da parte dei giovani a mancare, quanto la non conoscenza di cosa possa essere la musica classica. Da un lato ciò ci lascia un po’ di amaro in bocca, poiché si sarebbe potuto o dovuto fare di più; dall’altro lato è rincuorante, perché è un elemento su cui si può agire. È di certo un lavoro lungo, che richiede da parte nostra di capire dove semmai correggere il tiro: sbagliamo i mezzi di comunicazione?, sbagliamo altro? È un lavoro lungo e per noi un grandissimo esercizio».

Giù dal palco sul quale sono abituati a esibirsi, i musicisti «hanno mostrato motivazione per questa iniziativa, perché è qualcosa di assai diverso dal solito. Credo che si divertano – conclude Barbara Widmer – e apprezzino la possibilità di dedicarsi a un impegno per certi versi meno pesante di un concerto al Lac, dedicato a una fascia d’età inusuale. Ovviamente non si vuole perdere l’identità dell’Orchestra della Svizzera italiana, dunque in questo genere di progetti portiamo sempre ciò che siamo capaci a fare».

La partita a carte e i brividi

«Non abbiate paura ad avvicinarvi alla musica» è l’incoraggiamento di Roberto Gerbolés al giovane e più o meno attento pubblico. C’è chi applaude convinto ognuno dei sei brani proposti, fors’anche un po’ stupito di averli apprezzati, chi fischia a mo’ di tifo da stadio, chi in un angolo della palestra è impegnato in una sentita sfida a carte. E chi accoglie l’esortazione a tuffarcisi in mezzo, alla musica; occupando le sedie piazzate tra i suonatori così da poter sentire un concerto ‘dal di dentro’. «È stata una sensazione unica e indescrivibile – ci dice Nicholas con entusiasmo al termine dell’esibizione –. Stare proprio lì di fianco allo strumento, fa sentire tutta la grinta che ci mette il musicista: è spettacolare». Pianista autodidatta, da quando ha iniziato a suonare il pianoforte desiderava assistere a un concerto di musica classica al Lac. «Oggi è stata la prima occasione e mi è piaciuta parecchio. Quando si ascolta una musica con le cuffiette è una cosa, ma sentirla dal vivo, è ben altro. È stato un momento davvero da brividi». Amante in particolare della musica elettronica, Leonardo dal canto suo aggiunge di ascoltare «con piacere anche la classica, se capita». Un genere che dice essere piacevole e avvolto da quel «fascino e valore particolari, che avvolgono tutte le cose del passato». Milo non si definisce particolarmente appassionato di classica, ma «l’abbraccio volentieri se si verifica l’occasione». Con la famiglia ha già assistito a concerti al Lac «e di sicuro ci vorrò tornare. Quali sono i miei generi? Eh io ascolto robaccia – ride –. Un po’ di tutto, in particolare trap. Il concerto mi è piaciuto e l’Osi è stata bravissima; peccato che l’acustica non fosse gran che».

Prima del concerto ci aveva detto "io ci credo molto". A esibizione conclusa le emozioni della direttrice del Cpt Cecilia Beti «sono decisamente forti. La palestra era piena di studenti dai 15 anni: ci sono stati momenti di silenzio e di attenzione e diversi applausi, segni di apprezzamento per ciò che l’Osi ci ha regalato. Quanto mi immaginavo potesse accadere, è successo e forse ancora di più. Abbiamo risposto all’invito dell’Osi, anche perché momenti del genere sono importanti: noi vediamo gli allievi in aula ed è bello poter offrire loro qualcosa di completamente diverso di ciò che si fa in classe. Sono occasioni che permettono di condividere momenti che formano la comunità del Centro. E cosa c’è di meglio, che farlo attraverso la musica?».
La rassegna ‘be connected’ prosegue con due ‘Lunch with Osi’ (19 ottobre e 19 aprile 2023, ore 12.30-13.30 al Lac) e un concerto nella discoteca Vanilla a Riazzino (14 marzo 2023). Informazioni e prenotazioni su www.osi.swiss.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE