Il ricordo

La musica ha perso Kiko Berta

Strumentista, produttore, sound engineer, dalle sue mani è passata la musica del Ticino. Il ricordo di Leo Leoni, Mauro Fiero, Jacky Marti e Marco Zappa.

Aveva 64 anni. Dalle ceneri dei suoi Forsale nacquero i Gotthard
(Facebook Official)
12 settembre 2022
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"In verità il nome ‘fonico’ dice tanto e nulla. Io preferisco definirmi un ‘produttore creativo di suoni’, anche se i veri produttori sono quelli che la musica la fanno, io cerco di trarne il miglior suono possibile".

Il Ticino ha perso Kiko Berta, uno per il quale la musica è stata "una passione infinita che si è trasformata nella professione che ho sempre desiderato: la musica vista come un credo artistico". Parole sue anche queste, da un’intervista di vent’anni fa a questo giornale nella quale il musicista, produttore e ingegnere del suono ripercorreva la sua storia professionale.

La sua K-Sound, la prima azienda di service del Ticino, fondata nel 1984 a Bellinzona, ha segnato l’intera scena musicale ticinese legata al pop e al rock. Dal suo studio ne sono usciti i dischi, e dalle mani e dal suo gusto estetico (sonoro) è uscito il suono dei concerti, come K-Sound e poi come Eventmore, nella quale la prima un bel giorno confluì. Poi, la meritata pensione di un fonico che dal Lamone-rock e dal Riveo Festival era salito fino al Rock Kingdom Festival, da lui anche artisticamente diretto, una rassegna dai grandi nomi, Bowie incluso. E tutte le altre grandi manifestazioni. Estival incluso.

Enrico ‘Kiko’ Berta era malato da tempo. Aveva iniziato a fare musica accompagnando il padre Gino, fisarmonicista, poi raggiunto dalla sorella, la cantante Barbara Berta. Nella seconda metà degli anni 70 aveva iniziato la sua esperienza nelle band locali, per fondare i Trouble prima e i Forsale poi. È da qui che partiamo per ricordarlo.

«Posso dire che di momenti ce ne sono stati tanti, molti indelebili. Personalmente, ho perso un amico molto importante nella mia storia, importante per il mio debutto, ma anche per la mia carriera, cosa che non ho mai dimenticato e mai dimenticherò, e per la quale gli sarò sempre riconoscente». Parole di Leo Leoni, chitarra di quei Gotthard nati dalle ceneri dei Forsale – con Steve Lee batterista – e che dai servigi sonori di Berta hanno attinto a piene mani. Continua Leo: «Penso che il Ticino abbia perso un’icona della sua musica. Quello che Kiko, con la sua K-Sound, ha fatto per i newcomer, per gli artisti emergenti, gruppi e solisti, non ha pari. Un abbraccio va alla moglie Anita, alla figlia Kathy e ai nipotini».

‘I cloni’

È stata un’amicizia durata trentaquattro anni quella tra l’omologo Mauro Fiero, titolare dell’Rsc-Recording Studio Canaa di Losone, musicista non di meno. «Siamo stati molto più che amici. È dura, è molto dura…», esordisce Mauro, per continuare a fatica. «Come tecnici del suono abbiamo sempre lavorato assieme, sin dal 1984. Ci definivano ‘i cloni’, perché facevamo lo stesso mestiere, e perché avevamo entrambi il codino. Quando non c’ero io, c’era lui», quando l’uno non poteva, l’altro prendeva il suo posto. «L’ultima volta che l’ho visto è stato sopra un palco, suonando». È accaduto qualche settimana fa: «Mi ha colpito come negli ultimi tempi Kiko volesse a tutti i costi suonare, quelle poche volte che abbiamo potuto farlo ancora. Era andato in pensione dicendo che finalmente si sarebbe potuto dedicare allo strumento, e lo ha fatto fino alla fine. La sofferenza era visibile, ma quando prendeva in mano il basso sembrava che non avesse più niente...».

A proposito della K-Sound: «Uno dei pregi che ha avuto è stato quello di aver saputo leggere in anticipo ciò che sarebbe successo qui, creando quella ditta che poi sarebbe diventata Eventmore, e ha capito subito come si faceva a lavorare bene. Ho sempre detto che per fare questo lavoro bisogna essere musicista, tecnico e un po’ assistente sociale». E lui lo era? «Sì, decisamente». L’aneddoto alleggerisce il peso generale, e ci porta dritti a un Estival Jazz di qualche anno fa: «Dennis Chambers non voleva che la sua batteria fosse spostata, ma sul palco di Piazza Riforma doveva salire un’orchestra di settanta elementi e la batteria andava spostata a tutti i costi. Provai io a convincere Chambers, inutilmente. Poi arrivò Kiko, gli disse qualcosa in un orecchio e Chambers la spostò». Si sa quello che gli disse? «Sì, gli disse semplicemente che dovevano salire settanta orchestrali e che se non avesse spostato la batteria gliel’avremmo buttata giù dal palco».

‘Piccolo studietto’

Il Quotidiano, 20 aprile 1985; sul palco ci sono i Trouble, ovvero Flavio Hochstrasser, Kiko Berta, Nello Otupacca e Steve Lee, al tempo ancora batterista. Il presentatore in giacca e cravatta loda il bel suono della band ticinese ed evase le pratiche col frontman ne chiede conto al bassista: "Abbiamo registrato nel mio studio. Ho un piccolo studietto dove cerchiamo di fare un bel sound, di quelli che colpiscono subito". Il bassista è Berta, l’uomo in giacca e cravatta è Jacky Marti, visto che è di Estival che si parla: «Mi dispiace davvero. Lo conobbi la prima volta in quell’occasione, e poi è stato il fonico dei primi Estival, un po’ diversi da quelli degli ultimi anni, ma è sempre stato un professionista serio, affidabile. In giugno gli chiesi se avesse voluto fare il fonico per un concerto privato con Eugenio Finardi, ma mi rispose che non faceva più nulla. Tranquillo, sempre pronto alla battuta, piaceva anche per il suo sense of humor, e per la sua cordialità».

Marco Zappa, per chiudere. «Kiko è sempre stato un ‘centro’ per quel che riguarda l’importanza della tecnica di registrazione, di amplificazione. Già negli anni 70 era molto avanti per il Ticino. Io non mi servivo del suo studio perché ne avevo uno mio, ma sapevo quanto il suo fosse attrezzato. Conosceva le sonorità giuste per ogni tipo di musica ed era aggiornato su tutte le novità tecnologiche in sala di registrazione. In quanto anche musicista, era completo». E nel mondo dei fonici, ‘completo’ significa anche: «Quando ai concerti guardavi verso il mixer e alla regia ci vedevi seduto lui, sapevi che sarebbe stato un gran bel concerto. Kiko era una sicurezza».

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