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Tra le maschere di ‘Tomás Nevinson’

Da Javier Marías una profonda e articolata digressione sull’origine del male, sequel di ‘Berta Isla’ con vecchie conoscenze da ‘Il tuo volto domani’

Scrittore, traduttore, giornalista e saggista spagnolo
(Keystone)
17 luglio 2022
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Quando si prende tra le mani un romanzo dello scrittore spagnolo Javier Marías, si ha come l’impressione che la trama sia solo un pretesto. O, meglio, che sia magistralmente costruita in funzione di una questione precisa, di un tema portante che l’autore intende sviscerare in tutti i suoi aspetti, piegando a suo vantaggio le vite e le azioni dei suoi protagonisti. E l’operazione è così chirurgica che sembra, a tratti, di assistere all’autopsia di un concetto che da astratto si fa vivo e carnale sotto gli occhi del lettore, concreto e palpitante come una parte anatomica.

Alcuni temi, poi, diventano delle costanti che attraversano diversi libri, come se non avessero esaurito il loro potenziale evocativo e meritassero di essere ancora esplorati.

Il peso del passato – soprattutto franchista – con cui fare i conti e su cui indagare, l’inganno, la menzogna, l’identità sono alcuni degli elementi ricorrenti in Marías (si pensi, ad esempio al capolavoro ‘Domani nella battaglia pensa a me’ o a ‘Così ha inizio il male’), declinati attraverso una scrittura ricca, non sempre di facile lettura, pronta a dilatarsi e a contrarsi a seconda del respiro da dare al pensiero. Particolarmente interessante e insistente è anche l’indagine sulla scelta, sugli atti mancati e sui possibili scenari che si spalancano, come in un effetto domino, nel momento in cui i protagonisti hanno di fronte diverse strade da percorrere.

"Che cosa sarebbe accaduto se" è una domanda fondamentale che porta a chiedersi quanto peso abbiano sulla nostra vita destino, libero arbitrio, responsabilità. E attorno a questa tematica ruota anche l’ultimo lavoro dell’autore, edito in Italia da Einaudi con la traduzione di Maria Nicola. ‘Tomás Nevinson’, pur essendo un libro a sé, rappresenta il sequel di ‘Berta Isla’, uscito con la stessa casa editrice nel 2018, e riprende vicende e personaggi già incontrati in ‘Il tuo volto domani’.

Straniero nella propria città

Dopo aver conosciuto la storia di una relazione ventennale dal punto di vista di lei – Berta Isla, sposata con un uomo assente e misterioso – adesso il focus si sposta su di lui, il marito col dono delle lingue al soldo dei servizi segreti britannici: costretto con l’inganno ad arruolarsi giovanissimo e a intraprendere una vita segreta e parallela, sparito per anni e creduto morto da tutti – moglie compresa – Tomás ricompare a Madrid completamente svuotato, bruciato nell’anima, straniero nella propria città.

È a questo punto che lo ritroviamo, un uomo così abituato a indossare maschere sempre diverse e a fingere vite non sue, da non riuscire più a riconoscere il suo vero volto, una volta dismessa l’ultima copertura.

È sua la voce che narra la storia di una nuova missione, accettata con riluttanza dopo due anni di inattività: un omicidio su commissione. Nel mirino c’è una terrorista per metà irlandese e per metà basca, implicata dieci anni prima in due stragi dell’Eta e attualmente dormiente. Di lei si sa pochissimo e a lui tocca il compito di identificarla e neutralizzarla prima che possa tornare in azione. Sono tre le possibili candidate corrispondenti al profilo tracciato, ma solo una è quella giusta. Nevinson, sotto la falsa identità di un innocuo insegnante di scuola, dovrà avvicinarle, insinuarsi nelle loro insospettabili vite di provincia e carpire indizi di colpevolezza che possano aiutarlo a riconoscere e neutralizzare la vera criminale.

Ma questa è solo la trama, simile, per certi versi, a quella di un qualsiasi avvincente libro di spionaggio. Il vero fulcro del romanzo sta, appunto, nella catena di dubbi morali e filosofici che intrappolano il protagonista minando la sua capacità di azione. Come un moderno Amleto incapace di decisione, eppure lucido nell’analisi e nel giudizio, Tomás riflette, indugia, prende tempo.

Come si fa a uccidere una persona preventivamente? Come si può avere la certezza di ciò che farà in futuro? L’individuo che vediamo oggi è davvero lo stesso che anni prima commise dei crimini efferati? Oppure il tempo ne ha cambiato l’identità, l’ha fatto redimere, tornare sui propri passi, pentire?

Ed è su questo, sugli scenari possibili, sul "cosa sarebbe accaduto se" che si regge l’intera struttura del libro. E Marías lo dichiara fin dalle prime pagine, regalandoci una profonda e articolata digressione sull’origine del male, una sorta di sliding door che prende in prestito la figura di Hitler e le occasioni mancate – reali e immaginarie — di farlo fuori per spingerci a riflettere su azione e inazione, vita e destino.

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