Culture

‘La luce dell’ombra’, è il Lac che cambia

Lirica, prosa, danza, musica, musical... Il tutto fa, per ora, 70 spettacoli, 16 produzioni, 128 alzate di sipario (e un abbonamento stile ‘membership’)

Nella grafica, meno di un decimo degli spettacoli: il programma completo è su www.luganolac.ch
22 giugno 2022
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Calcisticamente parlando, c’è il pubblico delle grandi occasioni, che nei vecchi stadi era tale quando sugli scalini restava gente in piedi. Nella Hall quelli in piedi sono in fondo alla sala e poco cambia. "Siamo tra amici, nella ritrovata normalità", esordisce Michel Gagnon, direttore del Lac, che apre la presentazione di una stagione 22/23 da 70 spettacoli, 16 produzioni, 128 alzate di sipario, a partire da Giuseppe Verdi per finire più o meno a David Bowie. E cioè dalla Traviata con Osi e Poschner fino a ‘Lazarus’, il musical dell’artista britannico, di qui a un anno circa.

Come da ricostruzione di Roberto Badaracco, che del Lac è presidente, le alzate della stagione conclusa sono state 150 e 50mila gli spettatori raggiunti, numeri "in controtendenza con le perdite di pubblico di altri teatri, svizzeri ed europei". Il motivo: "L’offerta, la qualità, la fidelizzazione degli utenti. Il Lac entra sempre più nel cuore delle persone». Di fronte a cotanto buonumore, Carmelo Rifici, rivolto al pubblico in sala, si lascia andare a un popolarissimo ‘fatevi un bell’applauso’: "Il titolo era un altro (‘Paradigmi’, ndr), poi abbiamo stravolto la cartella stampa", esordisce il direttore artistico, capovolgendo Battiato (‘L’ombra della luce’) per annunciare che il tema portante dell’intera stagione è ‘La luce nell’ombra’, ovvero il rapporto tra arti sceniche e scienza, oggetto di focus. E nella messe di proposte, in un cartellone che ancora dev’essere completato, il percorso tra prosa, musica e letture – a partire dal ‘Processo a Galileo’, scritto da Angela Dematté e Fabrizio Sinisi, con la regia di Rifici e Andrea De Rosa – si annuncia come una peculiarità.

È esperienza un tantino imbarazzante riassumere le 157 pagine di cartella stampa con tutti gli spettacoli senza fare torto ai singoli. Solo il teatro, può essere – qui per brevità, ma anche per Rifici in sala – non più di un lungo elenco di nomi, tra vecchie conoscenze e novità: Elio Germano, Elisabetta Pozzi, Filippo Dini, Manuela Mandracchia, Gabriele Lavia, Milvia Marigliano, Stefano Accorsi (diretto da Daniele Finzi Pasca), Lella Costa, Gioele Dix, Paolo Pierobon, Maria Paiato, Luca Lazzareschi, «non solo nomi di statura artistica importante – spiega Rifici – ma attori che stanno lasciando alle giovani generazioni i codici per rinnovare i classici. Questa sarà una grande stagione di repertorio, ricca di codici di lettura importanti». In ambiti di danza, Rifici segnala il ritorno di Israel Galván e l’arrivo dell’israeliana Batsheva Dance Company diretta da Ohad Naharin.

Un ‘luganese’ Bowie

Due nomi spiccano nella sezione ‘Musica e musical’. Sono quelli di Angelo Branduardi, in ottobre per una tappa del suo ‘Il cammino dell’Anima Tour’, e Massimo Ranieri nel suo nuovo spettacolo, in arrivo a marzo. Altra musica arriverà da Jack Savoretti (in dicembre) e dal ritorno di Noa nel Giorno della Memoria.

In ambiti di musical, dopo il recente ‘Ghost’, è in arrivo un altro classico hollywoodiano (a novembre, è top secret, si saprà poi). C’è ‘La spada nella roccia’ della Compagnia delle Formiche, già al Lac con ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’, ma il titolo dell’anno sarà ‘Lazarus’, musical di David Bowie ed Enda Walsh per il quale il fu Duca adattò alcuni dei suoi brani più celebri. Sul palco, diretti da Valter Malosti, Manuel Agnelli e un cast in via di definizione (18-20 maggio 2023). ‘Lazarus’ segna anche l’esordio del Lac nel mondo del musical, in quanto co-produttore dell’opera. A settembre l’annuncio dell’intera stagione musicale.

Della nuova formula di abbonamento, tendente alla membership, diciamo qui: 199 franchi, prosa+scena contemporanea+vantaggi esclusivi. Del tributo a Pier Paolo Pasolini dice qui a fianco il regista: l’altra sessantina di spettacoli, così come i dettagli sugli abbonamenti, già acquistabili online, sono su www.luganolac.ch.


Ti-Press
Al centro, Carmelo Rifici, direttore artistico del Lac; a destra Michel Gagnon, direttore; a destra, Roberto Badaracco, presidente

Carmelo Rifici

‘È la stagione come l’avevamo pensata’

Guardando ai singoli titoli, alle produzioni, e al Lac che per la prima volta si spende in un musical, i motivi di giubilo per potessero andare in scena ma spettacoli che volevamo andassero in scena, una differenza sostanziale». La stagione è dunque esattamente come l’avevate pensata? «Sì, soprattutto per quel che riguarda teatro e danza, sia contemporanea che di tradizione. Con questa bella novità della produzione del musical di Bowie che ci entusiasma molto. Ora attendiamo i titoli più d’intrattenimento che saranno resi noti nel futuro prossimo, per chiudere quella specifica parte di proposte che è ancora aperta».

Il focus su scienza e teatro è un’altra delle soddisfazioni di giornata. Dove ci porterà? «Non sappiamo esattamente dove ci porta questo rapporto, sappiamo che avremo un ciclo d’incontri che affronteranno il tema del rapporto tra scienza e arte, ma soprattutto quello tra scienza e uomo. La scienza ci dà nuovi paradigmi di lettura sull’esistenza, il teatro ce li ha sempre dati; ci chiediamo cosa significa quando si mettono le due cose insieme, quali domande portino il pubblico a chiedersi. Speriamo che queste domande trovino un luogo nel quale possano emergere.

È su Pasolini, però, che il direttore artistico s’accende: «È il grande intellettuale del Novecento. Ha predetto tutto, ha scritto e detto tutto, ha messo i suoi pensieri in parole, in immagini. Vogliamo rendergli omaggio nel centenario dalla nascita e lo faremo nel migliore dei modi: producendo uno spettacolo, ‘Calderón’, portando qui Dacia Maraini a raccontarci la sua esperienza con lui e istituendo una giornata di studio con l’Usi». Parole di Rifici durante la conferenza: "Pier Paolo Pasolini è stato fondamentale per la mia crescita culturale, non credo che senza di lui sarei mai arrivato al teatro". Gli chiediamo, congedandoci, se vi sia un’opera decisiva in questa sua scelta di vita: «È proprio quella che produciamo». E tutto quadra.

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