Culture

La responsabilità di giovani e adulti a Storie controvento

Al festival di letteratura per ragazzi lo scrittore francese Christophe Léon ha presentato il suo romanzo ‘Reato di fuga’

20 maggio 2022
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Gli incontri pubblici dell’ultimo Storie Controvento (www.storiecontrovento.ch) hanno incluso quello con lo scrittore Christophe Léon, a colloquio con Paolo Buletti nel cortile della libreria Casagrande di Bellinzona. Nato ad Algeri nel 1959, in Francia Léon ha pubblicato più di 30 romanzi per bambini e ragazzi: i temi a lui più cari sono la protezione dell’ambiente, i fatti di cronaca e i pericoli della globalizzazione. Il suo libro ‘Reato di fuga’ ha ricevuto nel 2016 il Premio Andersen e racconta dell’incontro tra Sébastien e Loïc. Il primo ha quattordici anni, i suoi genitori sono separati e un po’ immaturi, lui è viziato e quasi annoiato. Una sera suo padre investe una persona e non si ferma. Loïc ha diciassette anni, vive solo con sua madre e divide la sua vita tra la scuola e il lavoro in una fattoria, almeno fino al giorno in cui una macchina pirata investe sua madre.

Christoph Léon, in questo libro lei affronta un conflitto generazionale: il padre di Sébastien fugge dalle proprie responsabilità e così non gli dà certo il buon esempio…

Esattamente. La questione è sapere quale comportamento adotteremmo noi se fossimo stati al suo posto, e poi anche nel seguito. Più che di una fuga, quella del padre di Sébastien è una negazione, un diniego. Egli rimuove i fatti: il suo rango sociale e la sua situazione professionale fanno sì che egli abbia molto da perdere, per questo forse la sua reazione. Avviato un simile processo, è poi difficile per lui fare marcia indietro. Più che di un conflitto generazionale, sicuramente per il padre si tratta di una virata pericolosa, senza scampo.

Cosa pensa della frase "Se i genitori ritornano adolescenti, perché i figli dovrebbero diventare adulti"?

Penso che un adulto non è mai così adulto come nel momento in cui guarda l’animo di un bambino. E sì, è vero: chiediamoci come possono i bambini diventare adulti quando si vede cosa attualmente fanno molti adulti. Personalmente, mi piace questa citazione di Simone de Beauvoir: "Qu’est-ce qu’un adulte? Un enfant gonflé d’âge" ("Cos’è un adulto? Un bambino gonfio di anni").

Se un tempo i figli seguivano il modello dei genitori, oggi i giovani seguono i modelli di persone della stessa età?

Non so bene quali siano i modelli dei giovani oggi. Ci saranno diverse fonti a dipendenza degli interessi dei giovani (sport, artisti, genitori eccetera). In effetti mi sembra che nella nostra società, più in generale ma sempre a questo proposito, sia stata svalutata la nozione di rispetto. Rispetto verso l’adulto, dunque, ma anche nella direzione opposta, verso i giovani.

I genitori separati di Sébastien si riavvicinano alla fine della storia: un lieto fine?

Il finale è aperto, tocca al lettore scegliere. E se ho un’opinione, la tengo per me…

La gioventù ci mette in parecchio questione, a noi adulti: è sempre stato così o è una tendenza attuale?

La messa in questione degli adulti da parte dei giovani è cosa buona a condizione che sia argomentata. Per l’adulto non può che essere una cosa benefica e per il giovane è un’occasione di crescita e di opposizione. A mio parere i genitori dovrebbero più spesso dire no piuttosto che sì per incoraggiare i figli a difendere il proprio punto di vista, instaurando così il dialogo, cemento delle relazioni familiari.

Prendiamo la questione dei cambiamenti climatici… è di nuovo la nostra irresponsabilità che mette in pericolo il mondo, la vita, le nuove generazioni?

Non è la generazione giovanile a essere responsabile del cambiamento climatico, bensì noi, gli adulti, che con i nostri eccessi, il consumismo, la produzione ad ogni costo e l’avidità dell’economia capitalista lasciamo loro in eredità questo mondo sregolato, sia sul piano climatico, sia riguardo alla convivenza. Convivenza che è divenuta piuttosto un’arena, un luogo di competizione. Invece è solo condividendo, mettendo in comune le esperienze e attuando il motto "meno beni, più legami" che, almeno inizialmente, potremo ammortizzare lo choc climatico.

Nella sua storia si ha l’impressione che i genitori di Sébastien siano egoisti mentre la madre di Loïc ha buon cuore: anche una questione di status socio-economico?

È un’impressione un po’ caricaturale, ma non sbagliata. C’è un cliché, che vale quel che vale: il povero dà, il ricco prende. Spieghiamolo forse così: il padre di Sébastien possiede e ha paura di perdere quel che ha, di sicuro più della madre di Loïc. Un proverbio spagnolo dice molto giustamente: dal povero al ricco, due mani; dal ricco al povero, due dita.

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