laR+ L'intervista

Olga Sedakova: ‘Ho scelto di parlare, ma ho molta paura’

‘Resto nella mia Russia, ma come mantenere la mia dignità?’. Ospite di ‘Laser’, Rsi, la poetessa russa contro l’establishment del suo Paese.

‘Musicisti, artisti, scrittori, cantanti, poeti hanno già scritto molto contro la guerra. Ma queste posizioni sono diffuse unicamente via media elettronici’ (nella foto, quel che resta del teatro di Mariupol)
(Keystone)

È considerata la maggiore poetessa russa e nella tradizione dei grandi intellettuali non rifugge l’impegno civile e politico. Olga Sedakova, insignita d’innumerevoli premi internazionali, accetta di parlare della guerra in Ucraina e lo fa da Mosca in un’intervista a ‘Laser’ in cui non risparmia le critiche all’establishment russo. Nata a Mosca nel 1949, scrittrice lucida e coraggiosa, è l’erede delle grandi voci della letteratura russa del ‘900, e in particolare dei grandi poeti come Osip Mandel’štam che non hanno esitato a pagare con la vita il loro grande impegno etico.

Olga Sedakova: come sta vivendo lei questi giorni di guerra in Ucraina, quali i suoi sentimenti lì a Mosca?

La vita che sto vivendo è un sorta di tortura morale. Ogni giorno veniamo a sapere di nuovi suicidi, omicidi, distruzioni, violenze. Atrocità. Tutto questo succede in un paese che amo, un paese in cui vivono moltissimi miei cari amici, un paese che non ha fatto assolutamente nulla di male alla Russia e non aveva alcuna intenzione di farlo. E tutto questo viene fatto nel nome del mio paese. Sento un dolore di tipo particolare, un senso di vergognosa impotenza. Non c’è nulla che io possa fare per fermarlo. Non posso neppure esprimermi e manifestare pubblicamente il mio atteggiamento. Sento anche di essere in pericolo perché il prezzo del dissenso è ora molto alto. C’è anche un altro aspetto di questo disastro: mi rendo conto che la Russia è in una situazione di caduta libera, come ha detto il nostro eminente politico Grigory Yavlinsky. La Russia assomiglia a un uomo che salta dalla finestra da grande altezza e sta ancora volando… Non sappiamo come e dove atterrerà… La guerra che nessuno si aspettava, che nessuno poteva immaginare, è stata dichiarata non solo all’Ucraina. È stata dichiarata alla Russia, alla Russia che amo. È stato deciso che non debba più esistere questo tipo di Russia il cui cammino è iniziato con la Perestroika di Gorbaciov. Negli ultimi mesi molti dei miei conoscenti se ne sono andati. E altri stanno per andarsene. Partenze molto più simili a una fuga che all’emigrazione. Io ho deciso di rimanere qui, sin dall’inizio di questo disastro. Ma come fare a rimanere qui e al tempo stesso mantenere la propria dignità? Questa è la domanda…

Lei si sente libera di dire quello che pensa ? Deve fare particolare attenzione?

Posso pensare e parlare. Ma la domanda è: dove posso davvero parlare? Parlare direttamente davanti al pubblico, sulla stampa, durante gli eventi culturali è ormai impossibile. Un mio amico direttore d’orchestra, prima di eseguire un’opera, ha detto che la musica e i musicisti sono sempre a favore della pace. E ha scelto di suonare il finale della nona sinfonia di Beethoven. E per questo ha dovuto pagare un prezzo molto alto…

Come sta reagendo la popolazione russa?

All’inizio mi sembrava, e così penso a molti altri, che tutto questo era così folle e assurdo che sarebbe finito in fretta. Ma ora stiamo andando sempre più a fondo. E sta crescendo nel paese il numero di persone che accettano quanto sta succedendo. I sociologi affermano che l’80% della popolazione sostiene ‘l’operazione speciale’ (perché noi non possiamo pronunciare la parola "guerra"!). Però non si nota animosità nella gente. Otto anni fa, quando fu presa la Crimea, c’era animosità. Oggi quanti sostengono quanto succede, ripetono semplicemente due o tre punti della propaganda ufficiale: per esempio "stare in piedi per il nostro popolo, combattere i nazisti ecc...". La propaganda e la disinformazione cui mi hanno abituata gli anni dell’Unione Sovietica stanno raggiungendo livelli straordinari: i fatti stessi vengono negati. I fatti, si dice qui, sono ‘fake’. Sorprendentemente, molte persone ci credono. E tra chi ci crede e chi non ci crede nascono conflitti, spaccature all’interno delle famiglie, tra genitori e figli, tra coniugi, tra colleghi di lavoro, o all’interno della Chiesa ortodossa.

Ma quei dati, l’80% a favore della guerra, sono credibili?

Sì, probabilmente sono dati corretti.

Con la chiusura di Novaya Gazeta del premio Nobel Muratov e che fu anche il giornale della Politkovskaja, c’è ancora qualche rimasuglio d’informazione indipendente in Russia?

No, non abbiamo più nessun giornale indipendente. Da quando è stata chiusa la Novaya Gazeta si è spenta l’informazione indipendente: non ci sono televisioni indipendenti, né radio. Si può ancora trovare qualcosa attraverso i media elettronici, ma non tutti sanno usarli….

Ma il patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill che ruolo svolge? Si ha l’impressione che non si adoperi per la pace…

Sì, la sua è un’impressione corretta. Nei sermoni pubblici Kirill riafferma il suo sostegno alla linea ufficiale. In pratica benedice ‘l’operazione speciale’. E questo benché una parte importante del suo ‘gregge’ sia ortodossa ucraina. Così oltre alla fratellanza storica ed etnica di ucraini e russi di cui Putin ama parlare, è importante ricordare che vi è anche un’unità religiosa. Molti, in questo atteggiamento di Kirill, vedono la manifestazione di un servilismo di fronte al potere secolare. Ma vi è qualcosa di più profondo: la condivisione dell’ideologia di una grande Russia, di un mondo russo, una sorta di pax romana sui generis. Il patriarca Kirill è parte attiva sin dall’inizio nello sviluppo di questa ideologia. E Putin, mi pare, ne ha tratto ispirazione. Si tratta di un’ideologia imperialista e revanscista. Ma al tempo stesso anche mistica. Recentemente molti teologi ortodossi hanno sottoscritto una presa di posizione su queste idee che vengono definite come un’eresia, la continuazione delle eresie basate sull’etnofilia, condannate nel secolo scorso. Ma all’interno della Chiesa ci sono sentimenti molto diversi. Oltre 300 sacerdoti hanno firmato un messaggio in cui si condanna l’invasione dell’Ucraina. Temo che la situazione stia diventando simile a quella tedesca durante il periodo nazista.

E per quanto riguarda il mondo della cultura, come reagisce?

Mi sembra che molti sottoscrivano una posizione pacifista, contro la guerra dunque: musicisti, artisti, scrittori, cantanti, poeti (che in questi giorni hanno già scritto molto contro la guerra). Ma queste posizioni sono diffuse unicamente via media elettronici.

Lei in questo momento sta lavorando alla traduzione di Dante Alighieri. Ci può dire qualcosa su quest’opera in questo particolare momento?

Sì, io su Dante lavoro da anni. Ho tenuto conferenze su di lui, ora ho iniziato una nuova traduzione della Commedia, e dalla mia esperienza d’incontri con i lettori e gli studenti posso dire che ciò che colpisce maggiormente i nostri lettori di Dante è il suo genio etico, la sua infuocata condanna del male, la sua glorificazione della volontà di fare del bene, il desiderio del bene. Questa è la novità per la nostra tradizione che conosce una sorta di agnosticismo etico molto diffuso…

La Russia di Putin è molto diversa dall’Urss di Bresnev o, per andare più in là nel tempo, da quella di Stalin?

No, direi che c’è molta eredità stalinista nel nostro Stato. Ma certamente non tutto. Ciò che abbiamo oggi è una specie di mescolanza fangosa in cui troviamo anche tracce di stalinismo, citazioni prese dal fascismo e nazismo. Il carattere centrale di questo regime non è apparso subito così evidente. Penso che la ragione centrale da dieci anni sia l’opposizione della Russia all’Occidente. O più in generale al mondo intero. È un’ideologia speciale, non così diretta come il vecchio marxismo-leninismo. Si crede nella violenza come unico modo per risolvere tutti i problemi del mondo: vi è una fede nella vocazione messianica della Russia. Ma al resto del mondo questa Russia non offre più la prospettiva di un futuro luminoso come invece pensava di fare l’Unione Sovietica, ma solo la distruzione totale, la trasformazione – per prendere le parole di Putin- in polvere radioattiva.

Nel 2011 vi fi un grande movimento di protesta popolare al quale lei partecipò e che portò in piazza a Mosca tantissima gente. Non sembra però aver avuto un grande seguito…

È stato un momento meraviglioso di manifestazioni in cui si sentiva che il futuro poteva essere vicino. Una primavera di speranza. La speranza incarnata dalle persone che erano scese in piazza: moderne, illuminate, libere. Pensavamo che queste persone potessero essere la forza determinante del nostro paese. Recentemente abbiamo visto una situazione analoga in Bielorussia. Ma tutto questo non ha prodotto un risultato politico. Perché? Io penso che la ragione consista nel fatto che in Russia le persone con una mentalità democratica e moderna non si impegnino davvero nella politica. Mancano i movimenti, i partiti, i programmi, così abbiamo avuto una festa ma non le abbiamo dato un seguito. L’unico seguito che c’è stato è l’intensificazione della repressione.

Perché secondo lei Putin ha deciso di entrare in Ucraina? Ci sono forse ragioni profonde che ci sfuggono?

Non credo qualcuno lo sappia con esattezza. È stato un choc enorme per tutti. Le spiegazioni ufficiali come la ‘denazificazione’ o ‘smilitarizzazione’ sono assurde. Nessuno è in grado di definire con certezza gli obiettivi stessi di questa operazione. In altre parole, dove - secondo chi l’ha iniziata - dovrebbe finire? Quale lo scopo? Finirà con la conquista dell’Ucraina? Un paio di giorni prima dell’inizio dell’operazione speciale Putin ha dato una lezione di storia per dire che lo Stato dell’Ucraina non è mai esistito e non dovrebbe esistere. Ma l’Ucraina è l’unico obiettivo di Putin? Forse è solo l’inizio del suo progetto. Dopo tutto, prima di lanciare l’invasione Putin ha dato un ultimatum non all’Ucraina ma alla Nato…

Dunque secondo lei Putin potrebbe avere altri obiettivi oltre all’Ucraina?

Sì, sì è possibile. Nessuno lo sa… tutto è coperto dal segreto.

Putin ha attaccato Lenin, un po’ come se fosse nostalgico dell’impero degli Zar. È così?

Sì. I nostri nuovi ideologi, che sono storici dilettanti, cercano di costruire il mito della storia russa come una storia immutabile, in cui per esempio l’imperatore Nicola II, ucciso dai Bolscevichi, può apparire accanto a Stalin. I rivoluzionari come Lenin, i ‘liberali’ come l’imperatore Alessandro II, il grande riformatore, non vengono tenuti in considerazione, mentre uno zar come Ivan il Terribile assurge a modello.

Lei pensa che ci sia ancora spazio per un compromesso sull’Ucraina?

No, mi sembra che nessun compromesso serio sia possibile con il regime che abbiamo in Russia.

Olga Sedakova, lei con noi si è espressa abbastanza liberamente. Lei che è una personalità nota, forse l’intellettuale e la poetessa più nota della Russia, non ha paura a esprimersi in questo modo?

Sì, ma io penso che sia importante farlo. Però ho paura. Ho molta paura.

Intervista andata in onda venerdì 15 aprile in ‘Laser’, Rsi. Con la collaborazione di Donato Siani.


Facebook official
Olga Sedakova

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE