Gli aiuti dell’ordinanza Covid cultura saranno in vigore finché rimarranno le restrizioni. Ma serve più tempo, secondo le associazioni culturali
Nei giorni scorsi il parlamento federale ha deciso di prorogare fino alla fine del 2022 gli aiuti per il settore culturale previsti dalla legge Covid-19 e il Consiglio federale ha quindi esteso la validità dell’ordinanza Covid cultura fino al 31 dicembre 2022. Con alcune modifiche importanti: mentre gli aiuti finanziari d’emergenza per gli operatori culturali e i contributi per i progetti di ristrutturazione saranno concessi sino alla fine del 2022, le indennità per perdita di guadagno saranno sospese una volta aboliti i provvedimenti a tutela della salute, tra cui il certificato Covid.
Tuttavia la sospensione dei provvedimenti segnerà soltanto l’inizio del ritorno alla normalità, per il settore culturale e degli eventi, afferma in un comunicato stampa Suisseculture, l’organizzazione ombrello dei lavoratori culturali professionisti della Svizzera. Nel complesso l’associazione accoglie con favore il prolungamento delle misure di sostegno e comprende le ragioni della decisione del Consiglio federale ma ribadisce che per riprendersi dalla crisi dovuta alla pandemia, il settore culturale e degli eventi avrà bisogno come minimo di uno o due anni dalla cessazione delle restrizioni. Un periodo durante il quale Confederazione, Cantoni e Comuni dovranno assumersi la responsabilità di adempiere al mandato costituzionale di tutelare la diversità culturale.
Nel suo comunicato, Suisseculture sottolinea un’altra criticità a proposito dell’indennità di perdita di guadagno (Ipg) per il coronavirus: nelle ultime settimane è emerso che le casse di compensazione cantonali sostengono sempre più spesso che “una situazione economica generalmente critica” non dà diritto a ricevere l’Ipg Corona. Un tale atteggiamento, afferma l’associazione, non è comprensibile né corrisponde alle realtà economiche del settore. Il fatto che il pubblico si astenga dal partecipare a eventi pubblici per prudenza – in linea con le raccomandazioni del Consiglio federale – non può e non deve portare ad abbandonare a sé stessi gli organizzatori e le imprese culturali colpite dalla crisi.