Letteratura

Addio a Wilbur Smith, signore dell’avventura

Autore di 49 romanzi, tradotti in più di 30 lingue, lo scrittore si è spento sabato a Città del Capo. Aveva 88 anni

( Twitter)
14 novembre 2021
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Una penna da 140 milioni di copie e 49 romanzi venduti nel mondo, tradotti in più di 30 lingue. Wilbur Smith, il signore dell’avventura com’è stato chiamato in vita, è morto sabato scorso a Città del Capo, in Sudafrica, all’età di 88 anni. “Se n’è andato in modo inaspettato, dopo una mattinata di lettura e scrittura con al fianco la moglie Niso”, si legge sul sito ufficiale. Smith lascia i suoi lettori nell’Antico Egitto, ove è ambientato l’ultimo suo romanzo ‘Il nuovo Regno’, scritto a quattro mani con lo scrittore e giornalista inglese Mark Chadbour, storia d’intrighi di palazzo in una terra, quella egiziana, che da sempre ha affascinato Smith, da questi definita “crocevia di continenti, fondamenta della storia della civiltà”. O anche “là dove tutto è successo”.

Zambiano, naturalizzato sudafricano e di origini britanniche, il nome d’arte preso da Wilbur Wright, uno dei fratelli pionieri del volo aereo; il padre, Herbert, lavoratore della lamiera e rigoroso uomo di disciplina, la madre Elfreda incline all’arte. Wilbur Addison Smith era nato il 9 gennaio del 1933 a Broken Hill nell’allora Rhodesia del Nord, spinto sin da giovanissimo proprio dalla madre alla lettura di CS Forester, Rider Haggard e John Buchan. La laurea in Scienze commerciali, una breve carriera da contabile e poi la scrittura soltanto, avente come soggetto ciò che Smith conosceva meglio: foresta, animali, montagne, l’oceano, gli indigeni, da ‘Il destino del leone’, primo atto del Ciclo dei Courtney, sino alla fine, autobiografia inclusa (‘On Leopard Rock, 2018).

Un ultimo messaggio ambientalista

La morte di Smith, tra gli autori più prolifici di sempre, giunge poco prima dell’arrivo di ‘Fulmine’, in uscita il 25 novembre, seguito di ‘Tempesta. Le avventure di Jack Courtney’, il suo primo libro per ragazzi per quella che avrebbe voluto essere l’inizio di una nuova serie e si è rivelato essere invece il suo testamento, salvo capire se nel cassetto dello scrittore esistano ulteriori capitoli da pubblicarsi postumi. “Scrivere ai ragazzi mi dà la possibilità di lanciare alla nuova generazione, la più sensibile all’ambiente, un messaggio a favore della conservazione della Terra e di amore per la Natura. Le cose vanno cambiate subito, già da ora”, aveva dichiarato a Repubblica, elogiando l’avventura come “modo migliore per conoscere il mondo e se stessi” e i bambini “spontaneamente più avventurosi degli adulti” e tutti “scrittori in erba”, costruttori di un mondo “di cui noi siamo gli eroi, e in cui, armati di una spada immaginaria, sconfiggiamo i cattivi”.

Dai pirati alla guerra civile, all’apartheid

Quella dei Courtney, dapprima rifiutata dagli editori sudafricani ed europei agli esordi dell’autore, è la saga più lunga che sia mai stata scritta, e ‘Le avventure di Jack Courtney’, nelllo specifico, ne inauguravano un nuovo filone dedicato ai membri più giovani di quella famiglia, protagonista di avventure in ogni parte del mondo, anche incrociandosi con altre famiglie (i Ballantyne) di generazione in generazione e attraverso tre secoli, dall’alba dell’Africa coloniale alla guerra civile americana all’era dell’apartheid in Sudafrica. Geograficamente parlando, oltre che nell’Antico Egitto, nei 49 romanzi pubblicati a oggi, Smith ha trasportato i suoi lettori dalle miniere d’oro del Sudafrica ai tesori sepolti nelle isole tropicali, dai pirati dell’Oceano Indiano alla Parigi della Seconda guerra mondiale, dalle Americhe all’Antartico e poi in India. Ma con Taita, l’eroe della tanto amata serie egiziana, schiavo dotato di grandissima intelligenza, infinita curiosità e ingegno multiforme, a identificarsi nel suo autore più di altri personaggi. ANSA/RED

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