Architettura

Addio a Carlo Melograni, anti archistar paladino del rigore

Operativo fino all’ultimo giorno della sua lunga carriera professionale, si è spento oggi a Roma all’età di 97 anni

1924-2021

“Ho sempre difeso un’idea di architettura che non fosse invasiva né esibita come trofeo estetico”. Una vita tra l’università e la libera professione, rigoroso e gentile, teorico dell’architettura come servizio pubblico e impegno civile, Carlo Melograni, morto oggi a Roma a 97 anni, era decisamente lontano dal profilo dell’archistar, a dispetto delle tante cose costruite e del prestigio indiscusso di cui godeva, lucido e operativo fino all’ultimo giorno della sua lunga carriera professionale. Un’idea della professione, la sua, costantemente rivolta alle esigenze della gente comune. “Sono convinto che quando si progetta sia giusto stare dalla parte di coloro che useranno le cose che si disegnano”, ripeteva paziente il professore emerito, che era stato tra i fondatori e poi il preside della Facoltà di Roma Tre e che queste teorie le aveva condensate in un testo dal titolo più che eloquente, ‘Progettare per chi va in tram’, diventato a suo modo un cult, tanto da essere rieditato solo un anno fa nel 2020.

Studenti e colleghi lo hanno sempre definito come un uomo mite, di una gentilezza profonda e antica. Ma anche molto tenace: “Fino a quando mi sono occupato di progetti e di urbanizzazione non ho mai derogato ai compiti che mi ero prefissato da giovane”, sottolineava solo un anno fa intervistato da Antonio Gnoli. “E se mi guardo indietro ho l’impressione di essermi impegnato per le cose giuste”. Al centro della sua riflessione teorica, come della attività professionale, il tema della residenza e quello dei servizi, la riflessione sull’abitare, lo studio di ambienti progettati per migliorare la vita delle persone, per ridurne le difficoltà, e quindi di riflesso per agevolare la crescita urbana. Case e scuole, quindi, quasi sempre progettate in squadra con altri professionisti, con attenzione scrupolosa ai dettagli, alla coerenza tra piccole e grandi architetture. “Sicuramente un protagonista assoluto dell’architettura del Novecento”, dice di lui oggi Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura della Sapienza dove Melograni ha insegnato a lungo prima di dedicarsi con convinta passione al lavoro per far nascere i due nuovi atenei di Roma Tre nel ’92 e poi di Ferrara nel ’95.

Impegnato con grande passione nel lavoro universitario, nel dialogo con gli studenti e gli assistenti, “convinto che la meraviglia dell’architettura è quando si pone problemi che non sono mai stati affrontati prima e contribuisce così al progredire della società”. Nato nel 1924 in una famiglia della buona borghesia romana, fratello dello storico Piero, Carlo Melograni, sottolinea Carpenzano, è stato anche un uomo convintamente schierato a sinistra e “un professore di progettazione nel senso pieno della parola, come poteva esserlo uno della sua generazione, con una grande consapevolezza della dimensione politica di un progettista”. L’architettura come disciplina trasversale, dall’urbanistica al design, al servizio di un progetto sociale. Mai in vetrina, quindi, lontana da seduzione e spettacolarità. E quella che oggi ci lascia Melograni, dice Carpenzano, “con la sua idea di un’architettura concreta e razionale e un racconto sempre preciso eppure accessibile a tutti, è un’eredità preziosa. Importante per il mestiere ma anche per l’università”.

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