Arte

Züst: micromosaici, tableau brodé, e di sfondo Rousseau

‘Le donne, l'arte e il Grand Tour’ è la mostra che si apre sabato 12 giugno alla Pinacoteca Züst di Rancate, aperta fino al 3 ottobre 2021.

E. Dupuy (Ginevra?) - Jean-Jacques Rousseau a Môtiers, 24 giugno 1797 - Acquarello e ricamo su seta Collezione privata svizzera
11 giugno 2021
|

‘Gioielli in micromosaico e dipinti-ricamo in collezioni private svizzere’. Cominciamo dal sottotitolo per parlare di ‘Le donne, l’arte e il Grand Tour’, mostra che si apre sabato 12 giugno per chiudersi il 3 ottobre 2021 a Rancate, tra i piani e la balconata della Pinacoteca Züst. Micromosaici e dipinti-ricamo, o tableau brodé, collocabili tra il XVIII e il XIX secolo, dal comune denominatore il suddetto Gran Tour, il viaggio nell’Europa continentale economicamente accessibile, agli inizi, alla sola aristocrazia come momento di accrescimento culturale, destinazione (frequente) la Roma Classica, Venezia, Napoli. Gioielli in micromosaico – in cui a formare l’immagine sono microscopiche tessere in pasta vitrea – e tableau brodé – fusione tra pittura all’acquarello e ricamo su tela (spesso seta su seta) – che a Rancate esprimono corrispondenze tra due momenti espositivi distinti, riassunte da Matteo Bianchi, curatore dell’esposizione insieme a Silvia Mazzoleni, presente anch’essa: «Le donne sono al centro – spiega il primo – per l’essere i micromosaici prevalentemente gioielli destinati a un pubblico femminile, e poi i dipinti-ricamo in cui il ruolo cambia perché la donna ne è autrice». E un altro paio di tratti comuni: «Come studioso dell’Ottocento – dice Bianchi – ho imparato la pari opportunità delle arti, più tardi distinte in ‘decorative’ o, peggio ancora, ‘minori’». Quando invece «il micromosaico è la versione ridotta del mosaico pompeiano, e la tecnica del tableau ha affinità con l’arazzo. Sono lingue apparentemente marginali, ma importanti da studiare».

Filosofia, natura, musica

Parole di Bianchi si trovano anche in ‘Jean-Jacques Rousseau - Tra pennelli e fili di seta’, libro pubblicato in occasione della mostra, curato da Silvia Mazzoleni. Il filosofo, scrittore, pedagogista e musicista svizzero è sotto-denominatore comune della produzione dei dipinti-ricamo esposti alla Pinacoteca. Tema da spiegarsi così: «L’arte del tableau-brodé – spiega Mazzoleni – arriva dalla Francia, dalle ricamatrici ugonotte migrate dalla Francia per l’editto di Nantes a Ginevra e Neuchâtel in primis, e poi in tutta Europa. E i tableau-brodé svizzeri sono forse i più interessanti». Perché se «in Francia i soggetti erano quasi sempre religiosi», e in Inghilterra «le signore si dedicavano a ricopiare quadri che andavano di moda», nella zona lemanica e a Neuchâtel imperversava l’opera di Rousseau, spingendo le ricamatrici – di classe sociale agiata, spesso con un grado d’istruzione generale elevato – «a interpretare i contenuti delle ‘Confessions’ e delle ‘Rêveries d’un promeneur solitaire’, della ‘Nouvelle Héloïse’, con l’ambientazione spesso en plein air. Della ‘Educazione alla natura’ di Rousseau scrive Bianchi, e delle sue suggestioni musicali Carlo Piccardi in ‘Rousseau e la musica’. 


Pernette Dufour (10.3.1760-2.1.1829), Ginevra: Ulisse addormentato appena giunto a Itaca, protetto da Minerva (fine XVIII inizio XIX s. - Acquarello e ricamo su seta. Collezione privata svizzera)

I dipinti-ricamo di particolare interesse esposti a Rancate sono tutti di casa Dufour: il primo vede come autrice Pernette, la madre del generale, che per assicurare al figlio la possibilità di studiare impartiva lezioni private di disegno e ricamo finalizzati al tableau brodé; il secondo è realizzato da Suzanne, moglie di Henry. Passando ai gioielli in micromosaico, invece, a brillare a Rancate è il nome Castellani, gioiellieri romani che rivoluzionarono l’arte del micromosaico, assai in auge tra Settecento e Ottocento. Dal Vaticano, dove la tecnica si era perfezionata, «i micromosaicisti capirono che sarebbero dovuti uscire dalle mura vaticane – spiega Mazzoleni – per avvicinarsi ai granturisti, allettati da boutique poste in quartieri più frequentati come Piazza di Spagna e spazi attigui. E i soggetti diventeranno più laici». La famiglia Castellani manterrà alta la qualità del gioiello in micromosaico anche quando la tecnica diventerà popolarissima e la cura del dettaglio calerà.

‘Le donne, l’arte e il Grand Tour’, affiancata alla collezione permanente, vede il coordinamento scientifico e organizzativo di Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla. Con la riapertura primaverile, la Pinacoteca aggiorna il monte-acquisizioni delle opere donate da Giovanni Züst al Cantone. Nella sala 3, il Precettore di Angelo Pellanda, autodidatta di Osogna, il busto di donna di Alessandro Ruga, allievo di Vincenzo Vela, figura ancora da scoprire, e poi, tra gli altri, il Ritratto di Anna Maria Agustoni commissionato dal padre Giuseppe al ticinese (ma milanese di professione) Ernesto Fontana, autore del dipinto di una 21enne in abiti nuziali, gli stessi con i quali sarebbe poi stata sepolta alla vigilia di nozze che non si sarebbero mai tenute, complice la malattia in fase terminale. E altri nomi più o meno noti, in linea con quello che è «il nostro compito», dice Mariangela Agliati Ruggia, direttrice della Pinacoteca, e cioè quello di «riportare alla luce storie dimenticate».

‘Papà ci ammazza di musei’

(Postfazione) Il re della conferenza stampa si chiamava Leon, ed è sua anche la frase del giorno: “Papà ci ammazza di musei”. Il “ci” è riferito alla gemella Noa. Il babbo li porta ammirare le grandi bellezze. “A casa ho uno scaffale di cataloghi, Van Gogh, Kandinski..”, ha spiegato Leon. “Stamattina siamo in tre, ma rappresentiamo 22 bambini”, ha detto invece Greta, a nome dei 22 della terza elementare di Riva San Vitale protagonisti di DesTInazione Museo, progetto didattico del Decs nato nel 2019 per coinvolgere le scuole nella realtà museale in modo ‘accattivante’. E insieme alla presa di coscienza sulle varie professionalità esistenti, sulle attività di conservazione e tutela delle opere, i 22 di Riva San Vitale hanno allestito la sala 2 della Pinacoteca – con tanto di catalogo – scegliendo e posizionando le opere di Valeria Pasta Morelli (1858-1909), tra le poche pittrici ticinesi, figlia di Carlo, consigliere nazionale e promotore della ferrovia e dell’industria alberghiera sul Monte Generoso. È stata Noa, prima che parlassero i grandi, a fare l’elenco delle figure professionali coinvolte in un museo – «La direttrice, la curatrice, la cassiera…» – e Leon ci ha aggiunto «anche i ladri. Poche volte, per fortuna...».


Scatoletta con farfalla (Roma, 1790-1800) - Attribuita a Giacomo Raffaelli (1753-1836) - Collezione privata svizzera

 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE