Culture

Giancarlo Majorino, maestro brillante e vivace

Il 20 maggio è morto a 93 anni il poeta milanese Majorino, figura di particolare rilievo nella poesia di secondo Novecento. Il ricordo di Maurizio Cucchi

Majorino a un incontro dell'Associazione Amici di Piero Chiara
1 giugno 2021
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Giancarlo Majorino se ne è andato il 20 maggio, a 93 anni, lasciandoci un’opera molto vasta, varia e importante. Figura di particolare rilievo nella poesia di secondo Novecento, ha avuto, tra i tanti pregi, quello di una vitalità aperta e inquieta di pensiero – ma di un pensiero sempre sensibile alla realtà anche concreta dei tempi. E insieme a questo si è imposta la sua capacità di muovere la forte tensione intellettuale nella ricerca attiva di una forma poetica originale, libera e molto varia, spesso con tratti decisamente innovativi, sperimentali. Secondo peraltro un’idea di sperimentazione alternativa rispetto a quella della neoavanguardia costituitasi in gruppo negli anni Sessanta. Più vicino, semmai, alle esperienze di Giovanni Giudici, e soprattutto di Giovanni Raboni o Giorgio Cesarano o Tiziano Rossi.

Aveva esordito nel ’59 con un poemetto, ‘La capitale del nord’ e alla dimensione poematica sarebbe poi tornato in un testo molto corposo e impegnativo, con tendenza epica, come ‘Viaggio nella presenza del tempo’ (2008) , un vero e proprio poema, appunto, al quale aveva a lungo lavorato.

Ma il suo percorso era passato da un realismo potente – con un estroso abbassamento dei toni, fino all’uso energico del parlato, in un’opera come ‘Lotte secondarie’ (1967) – a un documento poetico sul tempo della contestazione studentesca (essendo stato insegnante) attorno al ’68 in ‘Equilibrio in pezzi’ (1971).

Nel suo lungo e articolato lavoro poetico non sono del resto mancate nitide accensioni liriche, come per esempio in ‘Sirena’ (1976) o ‘La solitudine e gli altri’ (1990), mentre in un libro come ‘Gli alleati viaggiatori’ (2001), tra i suoi maggiori, prefigura i grandi movimenti migratori con una carica di emozione, figure e situazioni davvero straordinaria. E non va dimenticato il suo contributo di attento promotore di cultura nella contemporaneità, soprattutto nella creazione di una rivista aperta alle più varie forme di espressione e di pensiero come, negli anni Sessanta, ‘Il corpo’, oltre che in una particolare antologia come ‘Poesie e realtà ’45-’75’.

Un carattere essenziale della sua personalità di poeta e intellettuale è stato nella piena e irrinunciabile adesione all’esistere, pur nella piena consapevolezza della finitudine, della transitorietà dell’umano esserci, nel suo formidabile e anche misterioso coesistere di limpida meraviglia e cupe fenditure. Gli stessi titoli di alcune sue opere esprimono in modo diretto questa sua aperta, generosissima concezione della vita: ‘Provvisorio’ (1984), ‘Tetrallegro’ (1995), fino alla sua ultima opera poetica, ‘La gioia di vivere’ (2018).

Ho avuto la fortuna e il privilegio di essergli amico fin dal 1971, quando da ragazzo andavo a trovarlo ascoltandolo e imparando dal suo esempio nell’opera e nella parola. Un maestro brillante e vivace, capace di arguzia e ironia, dotato di un sentimento profondo e raro nel suo rapporto con la dimensione della quotidianità, vista nella molteplicità dei suoi risvolti. Lo rimpiango molto, molto. Ma ci restano i suoi libri; continuiamo a frequentarli, sicuri che nel tempo ne crescerà ancora il valore.

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