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Danilo Tapiletti: 'Vi racconto la mia Carla Fracci'

Ticinese, oggi in pensione, per 27 anni ha ballato con i grandi: 'Persona stupenda e disponibile, pronta a darti sicurezze che altre, generalmente, non ti davano'

Danilo Tapiletti (Ti-Press)
29 maggio 2021
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«Ho questa splendida immagine di lei seduta in terra, attorniata da decine, centinaia di punte, a scegliere quelle giuste, sempre sotto la sbarra, davanti allo specchio». C’è un luganese che può raccontare assai bene chi è stata Carla Fracci, spentasi giovedì scorso nella sua casa di Milano. Si chiama Danilo Tapiletti, oggi è in pensione, ma per ventisette anni, «dal 9 settembre del 1985, per la precisione», ha danzato con i grandi. Fracci inclusa. «Persona stupenda, sempre disponibile. Sono ancora in contatto con tutti i colleghi, la notizia ci ha profondamente addolorati». Tapiletti, al termine di un periodo di lutti legati alla Scala chiuso ieri della dipartita anche di Luciana Novaro, prima ballerina della Scala dal 1941 al 1956, ma soprattutto colei che scoprì la futura étoile, ricorda: «Sì, ho lavorato fianco a fianco con lei. Persona stupenda, sempre disponibile, perché ci sono ballerine non facili, e non era il suo caso. Ricordo i passi a due con lei, ricordo ‘Le streghe di Venezia’ per la regia di Beppe Menegatti, il marito, un allestimento assai divertente perché noi uomini eravamo vestiti con tutù e punte e, mal di piedi a parte, mi bastava muovermi cinque minuti per dover cambiare un paio di punte sfondate. Carla si divertiva a guardarci, in quella che era una piccola presa in giro, sì, ma alla quale ci eravamo prestati con piacere».

Il giovane Tapiletti degli esordi nel mondo della danza scoprì il mito Carla Fracci con leggero ritardo sui tempi: «Confesso che per molto tempo non ho saputo chi fosse, perché ho cominciato tardissimo». E cioè a 17 anni, da zero, a Lugano, una volta lasciata la ginnastica artistica; una borsa di studio a Zurigo durata due anni e mezzo, poi un anno a New York. E al suo ritorno, dopo aver scovato l'annuncio per puro caso sulle pagine di un Corriere della Sera acquistato in Filodrammatici, l’audizione alla Scala: «Era l’aprile del 1985, compilai la domanda in tutta fretta e dopo poco mi convocarono: eravamo in settanta, ci presero in cinque. Ma prima di quell'audizione, di Carla Fracci non sapevo nulla». Molto avrebbe fatto in tal senso lo studio dei tanti video di Nureyev, «giri, salti, roba forte», e i vicini di casa che da Lugano andavano alla Scala e gli parlavano di lei. «Solo dopo anni capii chi fosse». Fino a ballare con lei e con alcuni dei suoi partner, come Gheorghe Iancu.

I ricordi di Tapiletti ondeggiano oggi tra «un ‘Gugliemo Tell’ nel quale lei ballava con Alessandro Molin, perché noi si faceva anche le opere» (l’anno era il 1988) e «‘Chéri’ di Roland Petit, nel quale lei restava signora pur non muovendosi più come un tempo». E tutto il resto, le grandi e le piccole cose, che stanno in tante fotografie messe a fare la storia di tutta una vita dedicata alla danza. «La ricordo a Milano, in sala con noi per la lezione, mai vestita con altri colori che non fossero il bianco e il rosa, sempre tranquilla, molto riservata, spesso sulle sue ma pronta a spiegarti tutto quando si trattava di ballare assieme, pronta a darti sicurezze che altre, generalmente, non ti davano».


Tapiletti in ‘Streams’, allestito alla Scala nel 1988 (Ti-Press)

 

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