Musica e Covid

Niente Estival, comunque: 'Manca la materia prima, la musica'

'Impossibile pianificare tournée di artisti di fronte alle incertezze che permangono', dice Andreas Wyden, con Jacky Marti alla guida della kermesse luganese.

Andreas Wyden, a fianco di Jacky Marti alla guida di Estival Jazz (Ti-Press)
28 aprile 2021
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Nulla cambia, nuovamente, nemmeno alla luce delle nuove disposizioni. L'Efg Lugano Estival Jazz non avrà un'edizione 2021 nemmeno con il cosiddetto ‘Scudo protettivo’ e relative aperture di pubblico. Che siano tremila a luglio o 10mila a settembre, poco cambia per Andreas Wyden, alla guida di Estival insieme a Jacky Marti. «Per la manifestazione in sé – spiega Wyden alla ‘Regione’, a margine della conferenza stampa del Consiglio federale – mancano due mesi, ma l'organizzazione di Estival, ogni anno, parte un mese prima dall'inizio del festival precedente. Una manifestazione si può naturalmente organizzare anche ‘en catastrophe’, per dirla coi francesi, ma temo da quanto emerso oggi a Berna ci siano molti problemi non sviscerati fino in fondo, a mio parere». Uno su tutti: «tra le molte incertezze, una certezza c'è, ed è quella che artisti non ne girano. Penso alla Germania, che in questo senso è un grande serbatoio quanto la stessa Italia, e non allenta le misure restrittive. Dal punto di vista dei grandi eventi musicali, la Germania è fuori, l'Italia è fuori. Gli artisti che arrivano da oltre confine non riescono a, o non vogliono, io dico giustamente, pianificare una tournée che avrebbe troppi punti interrogativi. E una tournée può essere organizzata in modo serio, competente, affidabile, solo in presenza di certezze, che non ci sono ancora».

Un altro sguardo fuori confine. «Gli organizzatori italiani di grandi eventi parlano di 2022, non di settembre, perché gli artisti non ce la fanno», dice Wyden, quotando le previsioni per il futuro di Adolfo Galli di Galli & D'alessandro, azienda leader nel campo dell'organizzazione di concerti, che alla ‘Regione’ di qualche settimana fa confermava il suo essere al lavoro sul prossimo anno. «Oggi come oggi – prosegue Wyden – gli artisti non sanno se riusciranno a venire in Svizzera, le incertezze sono troppe e un festival non può essere costruito sulle incertezze. Perché se, è un esempio, decido per un cast di nove tra artisti svizzeri e internazionali e cinque internazionali non vengono, io sono fuori (economicamente, ndr) di tutto. Quell'artista che salta ogni tanto è quasi fisiologico, fa parte del gioco e viene sostituito. Ma non la metà di un cartellone». Forse ancor più che nei giorni scorsi, sugli organizzatori luganesi pesano le molte attenzioni sanitarie che le aperture porteranno con sé: «Misure di precauzione, vaccinazione, distanziamento sociale. Davvero non riesco a immaginarmi un Estival Jazz Lugano transennato, con percorsi obbligati, quelli che porterebbero ai bar, ai ristoratori. Ci vedo una grande confusione e un costo elevatissimo».

Cala un velo anche sull'idea di settembre, paventata da Jacky Marti con le penultime comunicazioni federali dello scorso 14 aprile. Perché «a mio parere – prodegue Wyden – bisogna avere il coraggio di prendere una decisione, così com'è stato fatto per Gampel, Gurten, San Gallo e tutti gli altri che hanno deciso di annullare. Perché manca la materia prima di un festival, che sono i musicisti, che non vanno in tournée e se li prendi per una data singola rischiano di costarti un mucchio di soldi in più».

C'è, infine, un significato ‘sociale’, con sottotesto storico: «Estival – conclude Wyden – perderebbe la sua connotazione di festival libero, quella libertà di entrarvi e di andare via se la musica non ti piace. Di fronte all'idea d'incanalare il pubblico, come accade in altre più rigide manifestazioni, vale ancor più la pena di fermarsi. Ognuno ha i propri tempi: quel che dice il Consiglio federale, e non è una critica, a noi non cambia nulla. Con tutto il massimo rispetto e comprensione per le decisioni da prendersi».

Magic blues in due location. ‘Ma decidero a fine maggio’

Vallemaggia Magic blues prenderà una decisione definitiva a fine maggio. Ma «adesso che da Berna è arrivata qualche indicazione un po’ più concreto, la situazione appare molto migliore» ci spiega il promotore Fabio Lafranchi. Tutto dipenderà anche dagli sponsor, dal momento che lo scudo protettivo presentato ieri non è interessante per una manifestazione come Magic Blues con poche spese fisse. Per quanto riguarda il possibile piano di protezione, il festival potrebbe tenersi in due location, «due settimane sulla piazza di Cevio e due al campetto di Gordevio, si tratta di luoghi dove potremmo ospitare un migliaio di persone sedute». Tra un mese la decisione.

 

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