Covid e Cultura

'Freelance inclusi, una conquista. Ora si attende di ripartire'

A colloquio Cristina Galbiati, membro di t. (Professionisti dello spettacolo Svizzera) sulle modifiche all'Ordinanza Covid-19 Cultura e sulla 'Taskforce'

Anche a Vevey (Keystone)
9 aprile 2021
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Alcuni punti positivi, altri rimasti opachi. Taskforce Cultura dice la sua sulle modifiche all'Ordinanza Covid-19 Cultura adottate dal Consiglio federale lo scorso 31 marzo, affidandosi al comunicato diramato questa mattina. Testo nel quale entriamo più nel dettaglio con Cristina Galbiati, regista e autrice indipendente, membro di comitato di t. (Professionisti dello spettacolo Svizzera), associazione nazionale di categoria di coloro che operano professionalmente nella scena teatrale indipendente. Lo facciamo con un ‘via il dente, via il dolore’, partendo dalle cose meno belle. Dallo scudo protettivo, per esempio, chiesto dal settore degli eventi per il quale resta inascoltata tanto la richiesta di un’assicurazione che possa coprire le perdite delle grandi manifestazione che sono tanto ingenti da non poter essere compensate dalle attuali misure. «La regolamentazione è assai fluida», spiega Galbiati. «C’è da comprendere l’applicazione pratica. Le problematiche già evidenti sono innanzitutto la partecipazione dei singoli cantoni, necessaria per essere sostenuti, cosa che, in ambiti di discrezionalità cantonale, porta con sé il rischio di un’adesione non equa a livello nazionale. L’altro problema è il vincolare il sostegno all’esistenza di permessi già rilasciati da parte delle città in cui questi eventi hanno luogo. Già normalmente i permessi, dal punto di vista amministrativo, vengono rilasciati molto tardi. Ovviamente, in questa situazione, in ritardo lo saranno anche di più e in caso di annullamento non saranno ovviamente rilasciati impedendo l’accesso ai risarcimenti».

Altro tasto dolente è la mancata concretizzazione delle misure di compensazione per il settore dell’educazione culturale: «La Taskforce aveva chiesto che fossero incluse di diritto nelle misure Covid Cultura, al pari delle altre categorie professionali, e invece anche in questo caso restano legate a una discrezionalità cantonale che rischia di creare disparità a livello nazionale, nel senso che ci saranno cantoni che aderiranno e altri che non aderiranno per questioni anche budgetarie. Quello delle scuole artistiche è un settore pesantemente penalizzato, fermo da tanti mesi. Scappano un po’ tra le maglie del decreto Covid Cultura, riescono a compensare qualcosa tramite lavoro ridotto, Ipg, ma è chiaro che le perdite stanno crescendo a dismisura e c’è davvero il timore che molte vadano a scomparire».

Tra i problemi più imminenti evidenziati nello scritto di Taskforce Cultura c'è il fatto che le indennità perdita di guadagno Ipg attribuite attraverso le casse di compensazione saranno in vigore solo fino alla fine di giugno: «È qualcosa che riguarda tutti gli indipendenti, non solo gli appartenenti al settore della cultura. Era stato chiesto di prolungarla sino al 31 dicembre e invece, almeno per il momento, è confermata sino a fine giugno. Dipenderà anche dai settori: in quello culturale, allo stato attuale, pensare che a fine giugno si possa tornare alla normalità è decisamente impensabile. Addirittura, sulle riaperture potrebbe aprirsi un nuovo capitolo la prossima settimana quando in Consiglio federale comunicherà cosa succederà dopo il 20 aprile. C’è chi è convinto di non riaprire sino al prossimo autunno, se le manifestazioni puntuali, come per esempio i festival estivi, saltano, saltano per un altro anno ancora». 

Le cose ‘belle’. La categoria dei ‘freelance’ – dipendenti con contratti di lavoro a tempo determinato che cambiano frequentemente – finalmente inclusa nella Legge e nell'Ordinanza: «È stato uno dei punti sui quali si è lavorato tantissimo. Credo che l'inclusione abbia una valenza storica. La difficoltà, durante quest’anno, è stata far capire quali siano le specificità del mondo culturale, diverse rispetto ad altri ambiti. Il coesistere di statuti professionali assai differenti, che vanno dai lavoratori dipendenti a tempo determinato agli indipendenti ai freelancer, è stato il voler pretendere un sacrosanto riconoscimento professionale. Questo risultato ha un doppio valore: quello di compensare persone rimaste completamente tagliate fuori sino a ora, ma anche di riconoscere uno statuto professionale molto diffuso nelle professioni della cultura, sino a ora un po’ ignorato. Speriamo che possa essere un passo avanti in direzione del riconoscimento anche della sicurezza sociale, il regime degli intermittenti sul modello francese».

Al netto delle decisioni più recenti e di quelle che si prenderanno, al netto dell'incertezza che ancora regna sovrana: «In un anno – chiude Galbiati – si è aperto un canale di discussione politica importantissimo che ha portato al riconoscimento di una categoria professionale precisa, quella della cultura. Questo è l'aspetto profondamente positivo. La grossa domanda è ora capire quando si potrà ricominciare a lavorare. La questione delle riaperture è il grosso tema, siamo fermi da troppo tempo. E siamo tutti sulle spine...». Mercoledì 14 aprile il Consiglio federale dovrebbe confermare le riaperture: «In verità, ci sono percezioni assai diverse a seconda delle regioni linguistiche, delle sensazioni personali. C'è un'area più ottimista sul ripartire piano piano per piccoli numeri, e una pessimista. C'è chi sta lavorando sull'idea di riprendere con tamponi e certificati di vaccinazione. Ne parleremo, ma non prima della settimana prossima».

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