Culture

Canetta: Rete Due ‘si muove già in direzione un po’ diversa’

Il direttore della Rsi risponde alle nostre domande sul futuro della radio culturale e del progetto Lyra di ridefinizione dell’offerta audio

“Io non dico che si perde, io dico che si cambia. È questo l’elemento importante” (Ti-Press)
18 dicembre 2020
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Maurizio Canetta, il dibattito è ampio: cercherei di partire da alcuni punti fermi. In parte per ragioni legate alla necessità di risparmiare, in parte perché cambiano le abitudini mediali delle persone…

Ti fermo subito: il nostro mantra è trasformazione e ottimizzazione delle risorse. Al primo posto c’è il cambiamento.

Perfetto: per trasformazione e ottimizzazione la Rsi deve aggiornare la propria offerta audio lineare e online, il che include ovviamente la cultura. Lascerei quindi da parte sia le accuse mosse alla Rsi di voler smantellare completamente la cultura, sia la provocazione – un po’ demagogica – di far parte di un’élite un po’ snob che non vuole saperne di aprirsi al largo pubblico.

Sono d’accordo di lasciarle da parte. Tanto per chiarire: il dibattito è partito da un assunto parziale, il cambiamento di Rete Due, senza tener conto che si tratta di un progetto globale. Un progetto in corso. Per questo ho detto che “non smantelliamo la cultura” è un appello condivisibile ma, se associato solamente a Rete Due, parziale.

Già che parliamo dell’appello a non smantellare la cultura, passando un attimo dalla radio alla tv: nessun ridimensionamento di programmi quali Il filo della Storia, La2Doc, Il Giardino di Albert, Paganini, Turné eccetera?

No. Abbiamo messo in campo una quindicina di progetti di trasformazione e ottimizzazione delle risorse, alcuni dei quali riguardano anche la televisione, oltre agli investimenti tecnologici, l’amministrazione, gli immobili…

Anche per la cultura in televisione quindi si parla di trasformazione?

Ripensiamo continuamente l’offerta: collaboriamo con il Lac per le serate Arti liberali che saranno in televisione; il progetto Scena viva con le compagnie teatrali del territorio. Iniziative ci sono, ci mancherebbe.

Veniamo al progetto Lyra: a grandi linee Rete Uno dedicata a cultura, informazione e sport; Rete Due prevalentemente musicale ed eventi in diretta e attualità culturale; Rete Tre intrattenimento. E un’offerta online strutturata.

Attenzione: con “eventi in diretta” intendo anche “diretta registrata”: una conferenza di un filosofo registrata una settimana prima per me rimane come evento. Ma è un dettaglio.

È comunque interessante che gli eventi dal vivo non sono solo concerti.

Esatto.

Quali sono le riflessioni dietro questa ridefinizione?

La radio perde ascolto: ogni anno registriamo un’erosione di contatti in tutte le reti, è un fenomeno generalizzato. I giovani, ma non solo loro, ascoltano audio ma non ascoltano la radio. Un esempio puramente empirico. Nel settore della comunicazione su quattordici persone solo due posseggono un apparecchio radio.

Il nostro mandato è quello di raggiungere il pubblico dove il pubblico è: non possiamo quindi trascurare questa trasformazione.

Pur non essendo un’emittente privata commerciale, gli indici d’ascolto hanno il loro peso.

È un discorso di servizio pubblico che, per dirla semplicemente, deve andare dove c’è il pubblico. Non è una questione di pubblicità, anche perché non possiamo fare pubblicità alla radio.

In questa perdita della radio si inserisce l’online.

Esattamente. Noi, lo voglio sottolineare, abbiamo già un’offerta online e quando dico “più strutturata” intendo ad esempio gli approfondimenti, i dossier nel canale cultura. Adesso abbiamo un dossier su Sanguineti, un altro su Emily Dickinson: alta cultura fatta in modo multimediale e approfondito.

Abbiamo un’esperienza di trasformazione che trovo molto interessante: Cult Tv, una trasmissione nata quando ero capo della cultura. In onda dopo Storie, era abbastanza innovativa: niente conduzione, servizi legati tra di loro sulla cultura diciamo “meno tradizionale”. In televisione ha avuto un percorso difficile in termini di ascolti, accettato perché non possiamo pensare a grandi ascolti, e poi abbiamo deciso di passarlo sul web non per questione di costi, ma di efficacia. Costruire una comunità attorno a Cult+, come è stata ribattezzato il progetto: ha avuto una bella eco, poi come tutti i progetti si trasforma e adesso lo abbiamo ripreso in mano per renderlo una ‘community’ destinata ai trenta-quarantenni che ci sfuggono. Questo progetto, di cui parte del pubblico è ignara, in questi giorni ha toccato un milione di visualizzazioni ed è un esempio di come la cultura “alta” possa essere trasmessa in forma digitale.

Torniamo alle radio.

Abbiamo due reti, la Uno e la Tre che per quanto riguarda l’intrattenimento – che non è una parolaccia ma il compito degno e importante di intrattenere le persone, inserito nella concessione – abbiamo oggettivamente alcune sovrapposizioni.

Non penso si voglia mettere in dubbio l'importanza di un intrattenimento di qualità e sulla concessione torneremo magari dopo. Lyra quindi prevede di separare meglio queste due reti.

Rete Tre intrattenimento mentre Rete Uno proporrà la cultura, l’informazione e lo sport. La cultura andrà quindi anche sulla rete che definiamo “ammiraglia”: è una valorizzazione forte, e in più potrà contare sull’importante traino dell’informazione. Chiaramente bisognerà trovare un’anima, non si tratta di spostare scatole da una rete all’altra per coprire buchi ma costruire un palinsesto affinché anche la cultura trovi gli spazi che merita.

Ecco: quanto spazio potrà avere su Rete Uno la cultura? Immagino ci sarà una programmazione musicale importante, poi l’informazione con i suoi approfondimenti, lo sport, le partite…

Questo lo deve dire chi farà il progetto: ci sono vari progetti europei che stiamo studiando. Per esempio la Rete Uno della Rts, La Première, ha pochissima musica: è una scelta. Ma non posso entrare nei dettagli perché il progetto è in corso. Il mandato dice che la musica in radio è un elemento di programma forte e di questo bisogna rendere conto. 

La risposta è quindi che la cultura, anche se perderà qualcosa in termini di tempo a disposizione, sarà comunque valorizzata sulla nuova Rete Uno?

Non è una questione di bilancino del farmacista: se mi propongono quattro ore di approfondimento culturale e queste quattro ore funzionano, funzionano. Il palinsesto non può essere costruito a priori, i minutaggi vanno determinati all’interno del progetto. E tieni conto che anche l’informazione rivedrà i suoi moduli. Se tieni conto di tutti i momenti non di informazione nella giornata di Rete Uno – trasmissioni che concettualmente finiranno su Rete Tre –, vedrai che di spazi ce ne sono.

Entriamo nello specifico della nuova Rete Due: prevalenza di musica, poi eventi in diretta e anche attualità culturale.

L’idea è costruire una giornata in cui il racconto della musica continuerà a esserci, la musica in quanto musica continuerà a esserci e nella formula variata che ha oggi Rete Due, quella musica diciamo – senza voler mancare di rispetto – “di qualità” che non trovi né su Rete Uno né su Rete Tre.

Il rapporto 90/10 tra musica e parlato, presentato al plenum di Rete Due, è quindi stato superato?

Il progetto si muove già in una direzione che è un po’ diversa ed è giusto così: ripeto, non c’è nulla di definitivo, ma una proposta di progetto che è in discussione.

Possiamo quindi dimenticare quel 90% musica e 10% parlato?

Sì, ma i dettagli saranno stabiliti nel progetto e dipende anche da come calcolare le percentuali in radio. Se consideriamo le sei ore notturne, i concerti, gli eventi – perché per me se passo una conferenza registrata è un evento più che parlato – di spazio ce n’è.

Non sarà una rete solo musicale, in sovrapposizione con Swiss Classic e Swiss Jazz.

Assolutamente no. Per la presenza di eventi e dell’attualità culturale e per il racconto della musica: Swiss Classic ha una presentazione “istituzionale”: compositore, brano, esecutore. Su Rete Due è l’approfondimento sul brano.

Visto cosa è il progetto Lyra, passerei alle criticità, ai problemi che in questo momento possiamo immaginare emergeranno.

Stiamo parlando di un progetto non ancora concretizzato: ogni parere è legittimo, ogni dubbio è benvenuto, nessuno – tantomeno io – ha pensato che questo progetto così come tratteggiato sia la perfezione e non deve subire verifiche o cambiamenti dentro il gruppo di lavoro o addirittura quando sarà on air e online.

L’identità di Rete Due cambierà più di quella di Rete Uno e di Rete Tre: ha senso perdere quello che è il nome, se vogliamo il “marchio”, di Rete Due, conosciuto e apprezzato dal pubblico?

Anche Rete Uno e Rete Tre dovranno “cambiare anima”: la ricerca di una nuova identità non riguarda quindi solo Rete Due.

Per quanto concerne il “marchio”: oggi si ragiona molto in termini di comunità, un concetto che nasce da uno sviluppo dell’online ma che si è espanso a tutti i modi di costruire la comunicazione.

Il Club di Rete Due esiste da prima dei social media e dell’online.

Giusto. E nessuno dice di cancellare il Club di Rete Due: nel progetto Lyra non se ne parla perché non viene messo in discussione.

Si tratta di costruire delle comunità attorno a dei progetti della radio o dell’online, come detto prima per la comunità di Cult+ o, per un altro segmento di pubblico, per Spam.

Però, come hanno osservato alcuni commentatori, si perde quella dimensione di scoperta dell’inaspettato che offriva Rete Due.

Ma cosa cambia se la scoperta la fai su Rete Uno, Rete Due, Rete Tre o online? L’approfondimento culturale di Rete Uno avrà sempre scopo di suscitare attenzione o curiosità: non è che siccome si sarà su Rete Uno si abbasserà il livello. Non è questo lo scopo e ho piena fiducia nelle persone che lavoreranno in questa dimensione.

Insieme alla fiducia si sono anche le condizioni di lavoro, ma su questo torneremo dopo. Quello che intendo è che – senza parlare di cultura alta o bassa, profonda o superficiale –, il contenitore influisce sul contenuto. Passare da un’ora su Rete Due a un’ora, o mezz’ora, su Rete Uno è un cambiamento profondo.

Assolutamente: è una sfida appassionante che tutte le grandi persone di cultura in tutti i campi hanno sempre assunto. E quando questa l’hanno vinta, sono stati dei grandi passi avanti.

Questa è la sfida per Rete Uno. A me interessa quello che si perderà su Rete Due con questo cambiamento.

Secondo me cambiando si guadagna: la disponibilità di avere una platea più vasta, ad esempio.

Ma si perderà quella sensibilità, quella specificità che hanno Rete Due e i suoi ascoltatori.

Io non dico che si perde, io dico che si cambia. È questo l’elemento importante.

La nuova identità di Rete Due comporterà delle riorganizzazioni interne. Non c’è il rischio di perdere o disperdere delle competenze che si sono create all’interno di Rete Due?

Verranno utilizzate in altro modo e su altri vettori: non vedo una perdita.

Le sinergie interne a Rete Due: quella potrebbe essere la perdita...

Qui c’è un punto importante che va colto. Non si lavorerà più per una rete o per l’altra, ma si lavorerà per tematiche. Nel progetto Lyra c’è ad esempio una maggior collaborazione tra le redazioni, incluso l’online. Le sinergie saranno quindi di più: più persone hai sotto lo stesso tetto più sinergie puoi avere. Come succede in tutte le redazioni del mondo, non si indosserà più la maglia di Rete Uno, del Telegiornale o della tal trasmissione: si avrà innanzitutto la maglietta della Rsi e poi del particolare contenuto di cui ti stai occupando.

Più sinergie tra tutta la Rsi: il rischio non è perdere quello sguardo, quella sensibilità, quella attenzione da giornalista culturale?

Ma l’attenzione è sui contenuti, non sulla “casa” in cui ci si trova a lavorare: oggi nell’informazione c’è chi si ritrova a lavorare per il telegiornale ma nel frattempo quel contenuto multimediale è anche per il radiogiornale e per l’online. È un cambio di paradigma enorme, chiaro, ma resteranno sempre quei momenti in cui c’è bisogno di una specificità o addirittura di specializzazione. Non è che tutti dovranno fare tutto, quella è un’idea nata alla fine degli anni Novanta negli Stati Uniti, ma non è praticabile.

Si manterranno le specificità ma in un contesto diverso: difficile immaginare che la cosa non influirà sul lavoro.

Io vedo che i colleghi della Svizzera tedesca e della Svizzera francese stanno andando nella stessa direzione e non c’è uno smantellamento né dell’approfondimento né della presenza della cultura.

Ma senza quella specificità di Rete Due che era anche una sua forza.

Giusto. Evidentemente ogni progetto di trasformazione contempla dei cambiamenti forti che fanno pensare in una prima fase a una perdita. Ma bisogna guardare al complesso: avere più cultura su Rete Uno, su Rete Due e sull’online è secondo me un passo avanti.

Si è parlato di erosione di pubblico per i media lineari. Ma non solo hanno ancora un pubblico importante del quale non ci si può dimenticare, ma ci sono situazioni in cui l’ascolto lineare ha una dimensione collettiva importante.

Assolutamente. Per questo su Rete Uno e su Rete Due si manterranno gli “appuntamenti fissi” con le trasmissioni anche culturali. E se come elemento caratterizzante di Rete Due mettiamo gli eventi dal vivo è anche per questo.

Prima si è parlato della completa fiducia nei collaboratori. Ma oltre alla bravura contano anche le condizioni di lavoro: si ragionerà su contenuti che idealmente possono finire su più piattaforme, ci sarà bisogno di investimenti per poter lavorare su più fronti. Benché Lyra nasca anche per contenere le risorse.

Il progetto prevede un investimento notevole nell’online. Dovremo fare anche degli interventi di contenimento, attraverso sinergie redazionali, attraverso le nuove tecnologie, attraverso varie misure.

Con investimento nell’online che cosa si intende?

Persone: il che vuol dire formazione e trasformazione, conversione professionale.

Il giornalista abituato a fare il suo servizio radiofonico sarà affiancato da una persona che si occuperà dell’online?

Per esempio. Oppure avrà acquisito le competenze per farlo da solo, come in molti da noi hanno già fatto e come si fa ovunque.

Concluderei con alcune domande su come è stato elaborato il progetto Lyra: comprendo la necessità di non presentare al pubblico un progetto prima di averlo discusso e approfondito all’interno della Rsi, ma non si poteva organizzare un dibattito aperto a tutti, una sorta di consultazione pubblica su un progetto così importante?

Abbiamo comunicato nei tempi opportuni: quando abbiamo saputo la dimensione della nostra necessità di risparmio abbiamo presentato a tutte le istanze – e al pubblico con un comunicato stampa che è stato ripreso ma non ha suscitato particolari domande – un piano, indicando le cinque aree di intervento compresa l’offerta audio.

Pensavo, più che a un comunicato stampa, a delle discussioni aperte con il pubblico, sul modello di Senza filtri avviato ai tempi della votazione sulla No Billag.

Prima però sviluppo e condivido un progetto all’interno, poi ne discutiamo dove vogliamo. Mi sembra un rovesciamento di prospettiva.

Su questo progetto di ridefinizione dell‘offerta audio non vedi particolari errori di comunicazione?

Abbiamo fatto quello che ritenevamo opportuno comunicare: abbiamo detto al pubblico e soprattutto all’interno quali erano i nostri passi e le nostre intenzioni.

Si è parlato del gruppo di lavoro Lyra: da chi è composto?

Capogruppo è il responsabile dell’offerta lineare Sergio Savoia. È un gruppo che non prende decisioni, ma fa proposte al comitato di direzione (composto dal direttore e dai capidipartimento, ndr), ed è composto da una quindicina di persone che contempla tutti i ruoli: Rete Uno, Rete Due, Rete Tre, sport, informazione, online, tecnica. Ci sono dei sottogruppi che vanno nelle redazioni per parlare. Ci sono stati due plenum per ognuna delle reti e uno globale proprio per presentare e discutere.

Per discutere o per presentare un progetto già deciso? L’impressione di alcuni è stata quest’ultima.

Non so da dove viene questa impressione: nel gruppo di lavoro ci sono rappresentanti di tutte le realtà coinvolte. Evidentemente, come in tutti i progetti, il mandato che è stato dato contiene una cornice dentro la quale muoversi, ma all’interno è tutto da costruire.

È in corso un processo di costruzione che arriverà alla fase decisionale quando il Consiglio di direzione lo avrà in mano.

Si andrà avanti, quindi: lo chiedo perché la Corsi ha chiesto il congelamento o il ripensamento del progetto.

Con la Corsi, ho incontri regolari durante i quali si parla di questo e di altre cose. Il dibattito e la discussione con la Corsi non li faccio a mezzo stampa.

Il dibattito intorno a Rete Due avrà un peso?

Un peso di grande interesse per le motivazioni, per gli elementi che sono portati e che faranno parte delle nostre riflessioni.

La concessione Ssr del 2019 entra nei dettagli delle reti radiofoniche e si parla esplicitamente di una Rete Due dedicata all’arte e alla cultura classiche e moderne e alle informazioni di approfondimento: il progetto Lyra si allontana?

No. I colleghi romandi e tedeschi lavorano nella stessa direzione e nessuno si allontana dalla concessione. Toccherà alle istanze competenti, cioè all’Ufficio federale delle comunicazioni, valutare se c’è un allontanamento dalla concezione.

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