Musica

Andrea Bignasca, vecchio lupo di mare

Un altro singolo, ‘Most Times’ aspettando l'album, ‘Keep Me From Drowning’, in cui il songwriter è 'un po' marinaio e un po' naufrago' (tra il Ticino e l'Atlantico)

Andrea Bignasca (foto: Vanni Gianinazzi)
25 novembre 2020
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“Mi mancano i concerti, mi manca il pubblico, i miei musicisti, la mia direzione, il mio booker, i miei promotori, il mio tour management, i miei tecnici, chitarra-maker, mi manca incontrare nuove persone provenienti da locali, elettricisti, riparatori, giornalisti, radio ragazzi, fotografi, graphic-designer, persone di sicurezza, persone che puliscono dopo un concerto, persone che vendono biglietti, persone che incontro allo stand merch, altre band che suonano con me, persone che lavorano negli hotel in cui soggiorniamo, cassieri alle postazioni di servizio. Mi mancano le mie sorelle e i miei fratelli d’armi”.

È la seconda ondata per Andrea Bignasca, che aderisce alla campagna di sensibilizzazione di Sonart #cultureismyjob, carrellata delle comprensibilmente mogie espressioni di chi "la cultura è il mio lavoro". Lo spot lo chiude proprio Bignasca. «Non mi va di fare polemica – ci dice – perché di risposte io non ne ho, e al primo posto va la salute di tutti. Ciò non toglie che mi piacerebbe far capire che non siamo solo noi artisti a soffrire, ma anche molte altre persone che lavorano con la cultura». E nel suo entourage c’è «tristezza, e la rassegnazione che viene dal dover aspettare. Molti sono speranzosi, altri pessimisti. Difficile parlarne, non so nemmeno io quali parole usare».

Un po’ marinaio

Sui social di Andrea Bignasca ci sono anche le foto con Matteo Magni, che gli ha registrato, mixato e masterizzato ‘Keep Me From Drowning’ (Radicalis), l’album. «È chiuso, è pronto. Avevamo in programma di uscire a fine gennaio, ma l’abbiamo spostato al 19 marzo, proprio perché abbiamo deciso di spostare l’intero tour iniziale all’autunno del 2021, lasciando dove sono, per ora, i concerti di aprile. Fino ad allora uscirà un singolo al mese. Il prossimo sarà l’11 dicembre». E si chiamerà ‘Haven’.

Tornando all’album: «Rispetto a ‘Murder’ è meno arrabbiato. Uno dei topos è la navigazione, lo stare in mare». E tornando a ‘Haven’: «In quella canzone, per esempio, m’immagino il vecchio marinaio che fa avanti e indietro dal Ticino al Portogallo, dove ora vive la mia ragazza e dove ho scritto la maggior parte dei testi. Sentendomi un po’ marinaio, e sballotato, tra le parole c'è l’essere naufrago, l’avere un rifugio, una terra sotto i piedi. E poi c’è una parte iniziale di canzoni che guarda indietro, al passato». Ed è da questo filone che arriva ‘Most Times’, singolo dei primi di novembre, parte di quell’indietro che riguarda «snapshots, ricordi, sensazioni mie da piccolo». Quelli che nutrono anche il video, per parlare del quale ci è stato imposto un embargo abbastanza severo fino alla prossima settimana. Un video che, soprattutto in apertura, del Bignasca spiega tante cose (spoiler: c’è anche una mezza scena di nudo, ma non integrale).

Scintille

Il riff di ‘Most Times’, racconta Andrea, è stato ritrovato in una vecchia memo vocale speditasi via e-mail 7 anni fa. «È uno di queli riff che cerchi poi di rilavorare, ma non ci riesci e lo accantoni». Questo perché Bignasca è della categoria di autori che alle proprie idee musicali risparmia l’accanimento terapeutico, come impone la Prima Legge di Elton John (“Se non mi esce in mezz’ora lascio perdere”): «Ho imparato, piuttosto che accanirmi, come dici, ad aspettare. E se si tratta di una canzone che vale la pena di scrivere, allora verrà scritta».

Sempre rock, ma con dentro chitarre acustiche e classiche (‘Haven’), ‘Keep me from drowning’, l’album, offre una serie di prime assolute: 15 parole cantate in italiano, copertina non black & white (e niente faccia) e una sua traccia di batteria, la prima da quando, 17enne, mollò i tamburi per percuotere chitarre. «Dentro c’è di tutto, per chitarra e voce e full band. Tra l’altro, sono molto soddisfatto e per la prima volta riesco a dirlo». Che è una prima anche questa per chi, un disco fa, non vedeva l'ora di andarsene dallo studio: «Mentre scrivi un album ascolti le canzoni mille volte e alla fine c’è bisogno di un po’ di distacco. Poi inizi a riviverle, perché arriva il momento di portarle fuori». Insomma, Bignasca non è più Woody Allen che non ha mai visto ‘Manhattan’, e – al contrario del regista – non ha mai offerto somme affinché l'opera non uscisse: «Confesso, però, che faccio sempre fatica ad ascoltare vecchie registrazioni mie, perché viene da pensare a cosa avrei potuto fare di diverso. Ma resto riconoscente a quanto fatto in passato per ciò che le canzoni mi hanno portato. Comunque sì, è capitato di pensare agli attori che non si riguardano mai. Sarà che non sono un fan della mia voce».

Per finire col Boss

I fan della voce di Bignasca la pensano diversamente. A proposito di fan: ti è piaciuto ‘Letter to you’, l’ultimo di Springsteen? «Sì, devo ancora tuffarmici, ma mi è piaciuto. Ho anche visto il documentario insieme al mio babbo. Al contrario di cose di una decina di anni fa, un po’ troppo patinate per i miei gusti, ‘Letter to you’ a me sembra la telefonata di un vecchio amico». Quello che, di Bignasca, sembra poter essere ‘Keep Me From Drowning’. A proposito di annegamento, visto come stanno messe le cose oggi, come ci salveremo? «La mia risposta, per quel che mi riguarda, è cantare. Cantare vuol dire che hai aria da respirare, che non stai annegando, che sei vivo. Cantare per te o cantare per gli altri, il concetto è quello».

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