Musica

Chiara Dubey a Locarno, a riveder le stelle

Tra musica e visual, il suo album ‘Constellations’ al Teatro di Locarno, sabato 3 ottobre: 'Per una sera vorrei creare un universo a sé. Almeno per un'ora'.

'Constellations' è il suo primo album (© Laila Pozzo)
30 settembre 2020
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“Care amiche, cari amici, finalmente sarò di nuovo sul palco dopo ciò che sembra essere stata un’eternità” annuncia l’artista nel consueto e discreto dialogo a distanza con chi ama la sua musica. E anche se aprile non è esattamente un’eternità, non ci siamo andati troppo lontano. Soprattutto per chi fa musica e aveva un disco pronto. Sabato 3 ottobre alle 20, al Teatro di Locarno, finalmente, Chiara Dubey recupera il concerto del 14 aprile fermato dall’emergenza sanitaria. È il suo ‘Constellation Tour’, che prende il suo nome dall’album anch’esso tornato – visto di costellazioni si parla – a riveder le stelle in agosto (biglietti su www.ticketcorner.ch, alla cassa del teatro la sera del concerto).

Ne abbiamo spese di parole per ‘Constellations’, album coerente, sincero, bello e senza calcoli e che se una strategia ha, è quella di essere così com’è, curato in prima persona dalla sua autrice dal primo ‘play’ all’ultimo ‘stop’ scegliendo il gruppo di lavoro giusto. E liberando con parsimonia alcuni estratti come ‘The Hunt’, ‘Wonder’, lo strumentale ‘Age’, per riprendere il cammino dal vivo a Zurigo lo scorso 13 settembre. «C’è finalmente un po’ di serenità», dice Chiara a laRegione di un album bell’e che pronto fino a che non ci si è messo di mezzo il destino: «Ho vissuto tutto come una frenata improvvisa. Sarebbe stato il mio debutto, il mio inizio discografico, essendo il mio primo album. Sentirmi fermata in questo modo, proprio sul nascere, la delusione è stata tanta come immagino sia stata per tutti quanti, ognuno nella propria professione, o passione. Sono dovuta tornare a sedermi e aspettare che la situazione si calmasse, prima di ricominciare. Ovviamente non viviamo ancora il momento ideale per gli eventi musicali, però davvero non ce la facevo più ad aspettare».

Spirituale

Chiara Dubey arriva a Locarno con la stessa formazione della Helfereikapelle vicino al Grossmünster: «Una pianista, un quintetto d’archi, elettronica live e visual che a Zurigo sono stati proiettati sul soffitto della struttura, e che invece a Locarno occuperanno lo schermo del teatro». Com’è andata? «Bene, all’inizio ero molto tesa perché era tantissimo tempo che non mi esibivo su di un palco vero. Forse anche il contesto ha reso tutto molto spirituale». Tutto quello che a Locarno non sarà musica, concepito insieme a una designer, «è legato al concetto di costellazioni. E poi c’è altro», di cui non possiamo sapere. Quanto alla musica, invece, cosa è piaciuto a noi l’abbiamo scritto. E quello che è piaciuto a te? «Mi è paciuto molto girare il videoclip di ‘The Hunt’, era la prima volta in cui mi trovavo coinvolta nella registrazione di un videoclip. Eravamo in un posto da favola, con un freddo infernale, il Klöntaler See nel Canton Glarona, tutto ghiacciato, un posto da sogno dove aveva appena nevicato. È stata una giornata emozionante dal mattino alla sera. Ho un bel ricordo anche degli ultimi giorni, il missaggio, gli ultimi ritocchi all’album. C’era la sensazione che l’anno di lavoro stava arrivando alla fine, che stavamo per raccogliere i frutti, che i pezzi che avevano definitivamente preso forma ed erano diventati buona musica».

Nemmeno un reggaeton

Prima di prendere il treno per Locarno, sia chiaro a tutti: in ‘Constellations’ non c’è nemmeno un reggaeton. Sorride, Chiara: «Sono partita con la consapevolezza che sarei entrata a far parte di una nicchia e che questa non sarebbe stata musica da intrattenimento, facile da diffondere per radio. Mi sento di dire che è musica per la quale bisogna prendersi del tempo. È il rischio che ho deciso di correre e ne vale la pena per me. Volevo creare qualcosa di cui sarei stata soddisfatta e che avesse rispecchiato esattamente quello di cui ho bisogno di ricevere dalla musica. Ovviamente ho accettato il compromesso».

Sta già pensando al prossimo lavoro, Chiara, «che si prenderà, immagino, almeno un altro anno di lavoro». Ma sta aspettando che la situazione sanitaria le possa finalmente permettere di portare questo concerto anche all’estero. «Mi piacerebbe riuscire a organizzare una serie di live in Germania, in Inghilterra, Brexit permettendo, e altrove. Ma per fare ciò devo avere davvero la certezza che la situazione sia tornata alla normalità e la gente non sia spaventata dall’idea di uscire per andare ad ascoltare musica». Specificando che i concerti le mancano anche da spettatrice: «Sì, i live streaming non hanno nulla a che vedere con un concerto vero. Manca il legame con l’artista che sul palco sta cercando di darti qualcosa». Legame che, spera, si possa stringere anche sabato 3 ottobre: «Più che un concerto canonico, dove i pezzi scorrono l’uno dopo l’altro, il concerto di ‘Constellations’ me lo sono immaginato come una sorta di viaggio, di esperienza. Per una sera vorrei creare un universo a sé, portando il pubblico lontano dalla realtà per un’ora, in un posto diverso. Ho avuto la sensazione che dopo questo stop il momento del concerto sia stato vissuto in un modo più intenso. Ho visto persone ascoltare con gli occhi chiusi, e per me è stato bellissimo…».

p.s. Dal comunicato ufficiale: “Al concerto vige l’obbligo di mascherine e contact tracing… per la vostra sicurezza. Con affetto, C.”.

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