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Locarno, la rivoluzione di un festival ibrido

Dalla crisi sanitaria all’opportunità del digitale: la sfida è portare l’esperienza Locarno ovunque mantenendo al cuore l’evento in presenza

Raphaël Brunschwig e Simona Gamba, direttore e vicedirettrici operativa (Foto Ti-Press e Sabine Cattaneo)
28 luglio 2020
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Sarà un festival del film ibrido, quello che prenderà avvio il prossimo 5 agosto: Locarno 2020 For The Future of Films prevede infatti incontri e proiezioni sia in presenza sia online. Se finora il “miracolo Locarno” è stato trasformare per due settimane una piccola città nel paese del cinema, adesso la sfida è organizzare un evento che unisce agli appuntamenti nelle sale del Palacinema, del Gran Rex e del Palavideo, tutta la parte online.

Due festival, se vogliamo. «In realtà, per un po’ ne stavamo organizzando quattro, di festival» ci racconta Raphaël Brunschwig, direttore operativo. «Perché lavoravamo su quattro possibili scenari, il che voleva dire ragionare con quattro budget diversi, con quattro tempistiche, quattro rischi economici e di reputazione. Poi il Consiglio federale ha vietato gli assembramenti di più di mille persone e il nostro lavoro si è molto semplificato: quella decisione da una parte ci ha tarpato le ali, dall’altra ha fatto chiarezza».

Nuovi progetti, come il concorso “The Films After Tomorrow” dedicato ai film interrotti dalla crisi sanitaria, e progetti già avviati come Locarno Kids, Pardi di domani e Locarno Pro da portare in digitale. Un'edizione ibrida, ci spiega la vicedirettrice operativa Simona Gamba, che «ha accelerato i tempi, perché nei nostri piani c’era già il rafforzamento della parte digitale, della narrazione del festival lungo tutto l’anno – abbiamo dovuto aggiungere, certo, le proiezioni, il che complica le cose: parte del pubblico sarà in sala, parte nel resto del mondo, con anche fusi orari diversi».

Crescere in digitale

Per comprendere questa “accelerazione-rivoluzione”, una premessa: «La crescita del festival come evento è limitata, lo abbiamo visto con l’edizione dei 70 anni» spiega Brunschwig. «Per poter continuare a crescere e rafforzare il posizionamento internazionale del festival bisogna pensare a nuove opportunità: l’online fuori dalle date del festival era uno sviluppo previsto per i prossimi anni che adesso abbiamo dovuto concentrare in pochi mesi, con in più l’esigenza di mettere in risalto la decina di attività che caratterizzano Locarno 2020».

Simona Gamba riprende la parola per parlare del sito internet del Locarno film festival che «completamente ripensato» passa da “compagno digitale” di un evento fisico a piazza virtuale dove si svolgono molte attività. «Normalmente, anche solo camminando per la città il festival riesce a raccontare qualcosa: la sfida è portare sul digitale questa dimensione di scoperta e di incontro». Il nuovo sito permetterà quindi non solo di scoprire il programma, «capire dove andare a comprare il biglietto per una delle proiezioni in sala», ma anche di esplorare i contenuti collegati: «Pensiamo al progetto “The Films After Tomorrow”: non c’è solo la selezione di film non ancora ultimati, ma ci sono le storie dietro queste produzioni, i registi che raccontano i loro progetti, i film della storia del festival che hanno scelto. Tutti contenuti che sul sito si inseriscono in uno storytelling, in una narrazione che l’utente può percorrere liberamente, seguendo i propri interessi, aggiungendo contenuti man mano che la persona si informa». Contenuti nuovi e d’archivio: «Il festival ha settant’anni di storia, un patrimonio che va valorizzato: l’obiezione è avere un sito che valorizzi i contenuti, sia quelli nuovi sia quelli d’archivio».

Ma i contenuti andranno anche su altre piattaforme: il Festival non rischia di perdere il controllo della propria immagine? «Tutto sarà raggiungibile dal nostro sito: lungometraggi, cortometraggi, sessioni, materiali d’archivio» ci spiega Gamba. «Alcuni di questi contenuti sono visibili solo in Svizzera, altri anche all’estero e per questi ultimi, per questione di diritti internazionali abbiamo stretto degli accordi con delle piattaforme di video on demand». Questo perché – spiega Brunschwig – «il nostro scopo è diffondere nel miglior modo possibile e al maggior numero di persone possibile il lavoro di curatela, di selezione, di valori del festival», e questo in primo luogo «con gli strumenti e i canali che abbiamo in casa, ma anche con i nostri partner: pensiamo ad esempio a Piazza Grande che quest’anno vive non in presenza ma grazie a delle proposte della Ssr e di SwisscomTV». Essere presenti su piattaforme esterne «con l’identità del festival, con la selezione e la qualità del festival, ci permette di raggiungere un pubblico che non solo non sarebbe mai venuto a Locarno, ma magari non sarebbe mai neanche finito sul nostro sito» conclude Brunschwig.

Capitolo a parte i social media che, spiega Gamba, «sono per noi molto importanti perché ci permettono di interagire con il nostro pubblico, dalle comunità più ristrette dei cinefili e dei professionisti al pubblico più generale, oltre che di raggiungere persone nuove». Questa edizione ibrida è «un’opportunità eccezionale per cominciare a sperimentare sul concetto di comunità digitale non per sostituirla ai “festivalieri” che ci seguono a ogni edizione, ma per proporla sia a chi non può venire a Locarno, sia durante tutto l’anno».
E questa comunità come si sta sviluppando, in quest'anno ibrido? «Vediamo un “tasso di ingaggio” molto buono, con numeri quasi al pari di quelli dell’anno scorso». Da dove arrivano gli utenti? «Molti dalla Svizzera, ma un 40% dal resto del mondo: Europa, Stati Uniti ma, grazie alla community di Open Doors, molti anche dal Sud Est asiatico».

Il festival del futuro

Per Locarno 2020, spiega Brunschwig, «sarebbe stato più semplice creare un sito “temporaneo”, concepito per le particolari esigenze di questa edizione, ma avrebbe voluto dire sprecare un’opportunità, perdere un’occasione per aprirci al futuro. Per questo abbiamo scelto di accelerare su quella che era già una nostra strategia, di prepararci per il festival del futuro». Il festival del futuro, come sarà? «Chiaramente a questo deve rispondere in primo luogo la direzione artistica, ma avrà certamente al centro gli undici giorni in presenza. Con un ecosistema di attività digitali potenzialmente capace di muovere numeri molto superiori di quelli che riusciremmo a coinvolgere in presenza a Locarno» risponde Brunschwig. «Il festival» aggiunge Gamba, «avrà al cuore la parte fisica ma sempre più potrà, e dovrà, ospitare una “narrazione digitale” del cinema d’autore, dare nei giorni del festival una chiave di lettura a chi è lontano da noi e non può venire a Locarno e accompagnare il pubblico nel resto dell’anno. Ci sono contenuti, penso ad esempio alle masterclass o agli incontri, che hanno una rilevanza duratura e che possono solo guadagnare online, a disposizione di tutti».

È pensabile, un giorno, avere i film della piazza o del concorso online? «Difficile» risponde Brunschwig «pensando a quella che attualmente è la vita ideale di un film d’autore: scoperto da pubblico, giornalisti e professionisti in un festival, poi gira; se noi lo rendiamo disponibile online in tutto il mondo, gli precludiamo la vita futura. Non è un’opzione, ma ci sono eccezioni come i Pardi di domani che seguono logiche di distribuzioni diverse… sono riflessioni che andranno fatte con la direzione artistica guardando non solo al festival, ma a tutto il sistema cinema». Ma, aggiunge Gamba, «tutto quello che è di contorno, tutte le attività collaterali avranno una dimensione online: per vedere un film del Concorso bisognerà venire a Locarno, ma lo si potrà – e già adesso lo si può – scoprire con interviste, approfondimenti e altro online da qualsiasi parte del mondo».IAS

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