Culture

Il Salone del libro di Torino aspetta la rinascita

"Siamo in grado di spostare il Salone, ma sarebbe poco serio dare una data" dice il presidente Nicola Lagioia. Ma sarà "l'evento che segna un rilancio"

Il manifesto dell'edizione 2020
20 marzo 2020
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Rinviato a data da destinarsi il Salone del Libro di Torino, previsto dal 14 al 18 maggio, si farà ma, con la pandemia in corso, è impossibile indicare una data. Nicola Lagioia, abituato dal 2016, da quando è direttore della manifestazione più importante del mondo editoriale italiano, a navigare in acque agitate, anche questa volta non si lascia spaventare dalle difficoltà. "Siamo in grado di spostare il Salone, ma sarebbe poco serio dare una data. Quando questa pandemia finirà non lo sanno neppure le istituzioni" dice all'Ansa Lagioa. "Sulla tempistica non posso scommettere ma riesco a farlo sul fatto che il Salone diventerebbe l'evento che segna un rilancio, una rinascita. Andrebbe bene, benissimo. L'importante è che in Italia si ritorni a una situazione di normalità. Abbiamo una rete che funziona quasi in tempo reale" spiega lo scrittore Premio Strega.

"Non ho mai avuto un anno normale al Salone del Libro. La vita non è facile" dice e rassicura: "Abbiamo monitorato la situazione da quando la crisi si è diffusa. I decreti governativi hanno tagliato la testa al toro. Abbiamo cominciato subito a lavorare per essere in grado di spostare questa edizione" sottolinea. Nessun problema anche rispetto alla possibilità che la scelta delle nuove date possa scontrarsi con quella di altre manifestazioni dell'autunno-inverno, dalla Buchmesse di Francoforte alla fiera della piccola e media editoria 'Più libri più liberi' a Roma: "Abbiamo rapporti con tutti i festival. Pordenonelegge è nostro partner. Una soluzione in qualche modo si troverà". E guardando avanti sottolinea: "Se il mondo è degno di sopravvivere bene al Coronavirus si vedrà dopo, da quello che faremo dopo".

L'epidemia è un evento che rimarrà nei libri di storia perché non è mai successo che tutto il mondo si fermasse all'improvviso. È una prova oltre la quale l'Europa o si disgregherà totalmente o troverà un'unità. Per il momento è impressionante il modo disunito e campanilistico in cui l'Europa ha reagito. L'unica risposta al virus è la collaborazione estrema fra gli Stati". Lagioia dice anche che dovremmo erigere un monumento a Tina Anselmi a cui si deve il sistema sanitario nazionale, la legge Basaglia, quella sull'aborto. "Il fatto che ci sia il sistema sanitario nazionale merita sicuramente una riflessione" afferma. Tra le cose che questa pandemia ha fatto venire fuori "l'importanza delle competenze e dei mediatori che abbiamo pensato non servissero più a nulla" sottolinea lo scrittore.

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