Musica

Quel britannico d'un Leo Pusterla

Collettivo Terry Blue in mini-tour a Londra. Pochi lustrini, senza strombazzare, il songwriter ticinese a spasso tra il Kosovo e l'Inghilterra

'Oh, se volete venire a sentirci, noi siamo lì' (© RSI/L.Daulte)
29 febbraio 2020
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Ammesso che la politica possa essere disegnata senza essere caricatura, quella di Leo Pusterla e relativo Collettivo Terry Blue ha il tratto dei piccoli passi, dai tempi dell’album d’esordio a quello che arriverà (ricco, lungo, ispirato, in autunno). Pochi lustrini, tante parole e l’animo umano davanti, quello dentro cui viaggiava disperatamente – scegliendone uno – ‘Even if this winter seems to last too long’, album di sostanza nato dai giorni trascorsi da Leo a fianco dei malati terminali. Un anno fa, sempre con Andrea Zinzi (chitarre), Giuliano Ros (basso) e Matteo Mazza (batteria), un salto nelle vetrine pop-rock del MyCokeMusic Soundcheck da cui esplosero i 77 Bombay Street. Adesso, annunciato senza strombazzare, un mini tour londinese. Racconta il Pusterla: «Siamo stati contattati da ragazzi che hanno creato una microscena a Londra fondata anche su di una piattaforma internet che si chiama ‘Gigride’. Siamo piaciuti e ci hanno proposto tre date». Da farsi in duo, con Andrea Zinzi, il 19, 20 e 22 marzo, «tre concerti, uno dei quali a bordo di una barca sul Tamigi». Come i Sex Pistols nel ’77? «Esatto!». Ma senza farsi arrestare.

Se il 2020 di Terry Blue è iniziato bene, il 2019 non si era chiuso affatto male. Il solo Pusterla, chitarra al collo, si era sobbarcato undici date in Kosovo dal 31 ottobre al 15 novembre, frutto del lucernese ‘Preis der Relevanz’ conferitogli dalla label kosovara Die Diebe. «È stato qualcosa di incredibile. Al di là dell’impegno fisico dato da undici concerti di fila, il lato più interessante è stato il paese, molto particolare, che ha ancora evidenti i segni del decorso post-bellico. Un paese precario, instabile. Ma questo ha fatto sì che fosse un privilegio per la gente del posto che noi ci trovassimo lì. La legge impedisce ai kosovari di lasciare il paese e di conoscere la realtà europea. E sono pochi i musicisti stranieri a fare tappa lì. Ci seguivano di città in città, in silenzio religioso».

Il nuovo album si chiamerà ‘Only to be there’, e lo sapevamo. Ma c’è una novità, e non la sapevamo: «C’è una voce femminile», Eleonora Gioveni, fresca laureata in canto jazz al Conservatorio di Parma. «Non sono vocals a tutti gli effetti, li chiamerei ‘interventi’, la voce che diventa un effetto». Ma prima dell’autunno c’è Londra, patria di alcuni miti del Pusterla: «Ho cercato gli indirizzi di tutti e gli ho scritto “Oh, se volete venire a sentirci, noi siamo lì”» (‘piccoli passi’, vedi all’inizio).

 

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