Culture

Le grandi (e giovani) speranze degli Eventi letterari

Da Francesco Guccini a Hanif Kureishi e Ingo Schulze, il direttore artistico Paolo Di Stefano ci racconta il programma del festival, ad Ascona dal 3 al 5 aprile

Il manifesto creato da Jannuzzi Smith
18 febbraio 2020
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“Grandi Speranze”: come il celebre romanzo di Dickens del quale ricorrono 150 anni dalla morte. «Ma è un po’ un pretesto» ci spiega Paolo Di Stefano, direttore degli Eventi letterari Monte Verità nel giorno dell’annuncio del programma dell’ottava edizione del festival, in programma ad Ascona da 2 al 5 aprile. Un pretesto «per una certa idea di letteratura che potremmo definire “dickensiana” nel suo stretto rapporto tra scrittura e visione della società: al Monte Verità chiamiamo delle persone che mentre parlano di letteratura parlano anche di vita, di società, di realtà, di politica».

Quali sono queste grandi speranze?
Vediamo, soprattutto nelle giovani generazioni, un investimento verso il futuro, a una visione nuova in rottura con le generazioni precedenti, con la politica tradizionale – ma non in chiave antipolitica, ma di un’altra visione politica delle cose. Penso ad esempio alle manifestazioni per l’ambiente.
Partendo da queste premesse, abbiamo invitato autori che trattano i temi di queste grandi speranze. Le migrazioni, l’ambiente, il mondo delle donne, e anche la natura: la presenza di Francesco Guccini è anche in questa chiave, con questa sua visione purtroppo nostalgica del mondo – purtroppo tra virgolette.

Però questa nostalgia porta a una domanda: non per farne una questione anagrafica, ma ha parlato di giovani generazioni e gli ospiti sono in buona parte ultrasessantenni.
Sono d’accordo, è una critica giusta: non ci sono grandi presenze giovani. Ma va anche detto che sarebbe un po’ burocratico, valutare solo anagraficamente quanto uno è giovane: credo che Hanif Kureishi sia molto più giovane di un autore che magari ha trent’anni ma la pensa in modo diverso, sulla letteratura e sul mondo. E questo vale anche per Guccini. Melania Mazzucco è un’altra presenza che racconta, e in modo nuovo per la letteratura italiana, storie della contemporaneità, pensiamo a tutto il mondo dell’immigrazione femminile in Italia. C’è una visione giovane, nuova, di svolta anche in persone non necessariamente under 30 o under 40: quando si parla di gioventù bisogna calarsi in una prospettiva più di pensiero che strettamente anagrafica.
Ci sarebbe poi un’altra cosa da dire.

Cioè?
Il coinvolgimento delle scuole, al quale tengo moltissimo. Il festival sta facendo uno sforzo enorme per uscire dal Monte Verità ed entrare nelle aule scolastiche. Appena prendiamo contatto con gli autori, diciamo subito che ci teniamo molto che gli autori siano presenti anche nelle scuole. Se non si coinvolgono le nuove generazioni, kermesse come gli Eventi letterari non hanno senso. Che Tahar Ben Jelloun vada a Gordola o Ingo Schulze al Papio è per me una cosa stupenda.
Il momento più bello dell’anno scorso è stato quando Roberto Piumini ha portato il suo spettacolo – suo e dei ragazzi – al Monte Verità, con la sala piena di genitori. Penso che, al di là della retorica, questi momenti di confronto siano utilissimi per la crescita di bambini e ragazzi.

Tornando agli ospiti: avremo Ingo Schulze, scrittore nato in Germania Est – a suo modo, anche quella era una grande speranza.
Noi l’abbiamo chiamato pensando ai confini. Una delle grandi speranze nostre attuali è l’Europa: quello dei confini europei, delle eredità che arrivano dall’Est e dall’Ovest, della possibilità di far convivere questi due mondi è uno dei temi urgenti, tanto più in un mondo che continua a ridiscutere questi confini e queste identità. È un discorso che ci riporta indietro alla memoria di un Novecento anche tragico.
Su questi temi ci sarà un bel gruppo di presenze ad Ascona – e ricordiamo che siamo Monte Verità, un luogo di cultura mitteleuropea. Ingo Schulze che nel suo ultimo romanzo si interroga sull’eredità del socialismo reale e ciò che rappresenta il capitalismo liberista. Poi Sasha Marianna Salzmann, la bravissima Ilma Rakusa e Durs Grünbein che, da poeta, verrà a parlarci di Dante anticipando un po’ i festeggiamenti per il 700º della morte.

Un programma complesso ma coerente.
Sì, sono anch’io curioso di vedere cosa verrà fuori… poi naturalmente si poteva fare un programma completamente diverso, si potevano chiamare autori completamente diversi. Non è facile mettere insieme un festival di questo genere: è vero che gli scrittori oggi son tanti, ma è anche vero che c’è una proliferazione di festival – più o meno buoni – e gli autori son sempre più personaggi pubblici, impegnati a correre di qua e di là…

Dovrebbe far piacere, che gli scrittori siano ancora figure autorevoli.
Sì, ma è penso sia anche il segnale di un cambiamento che noi, abituati a un altro tipo di cultura, dobbiamo accettare. Un recupero della dimensione orale che è dato da questi festival e incontri: un ritorno all’ascolto, a una cultura orale al posto di una lettura in profondità.
Poi si può fare tutto un discorso critico sui festival che, soprattutto in Italia, spesso sono mediocri e invitano sempre le stesse persone: personaggi televisivi, scrittori da best seller, autori di richiamo la cui presenza capisco sia necessaria – ma senza esagerare.

Ogni tanto bisogna scoprire qualcosa di nuovo. Come propone Iperborea, editore cui andrà il Premio Filippini.
Sì: Iperborea si occupa di una letteratura tradizionalmente poco seguita in Italia, quella del nord. Si è sempre trattato di operazioni editoriali molto difficili e quando ha iniziato, negli anni Ottanta, questa operazione nessuno avrebbe mai scommesso sul successo. Invece credendo molto in quei valori, in quel tipo di letteratura, Iperborea è riuscita a imporsi anche sul piano del mercato e questo è interessante perché ci dice che cosa è l’editoria: saper guardare lontano.

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