Culture

'Pino è', ma non per tutti

Molte stelle (o presunte tali) messe alla berlina dalla colta scrittura di Pino Daniele, in un tributo televisivo che ha celebrato la sua musica nel peggiore dei modi

11 giugno 2018
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Qualcuno sul palco, a un certo punto, dice “Qui è tutto molto improvvisato, ma in fondo è un po' come piaceva a Pino”, rivendicando uno spirito da jam session che è parso pura approssimazione. L'occasione tanto attesa, il tributo a Pino Daniele nel 'suo' Stadio San Paolo, ha spinto in molti a coricarsi dopo 4 ore di diretta tv abbracciandosi non il cuscino, ma i suoi dischi.

Il “come poteva essere” di questo 'Pino é' parte dalla Napoli che lo canta, Massimo Ranieri in 'Cammina cammina', La Nuova Compagnia di Canto Popolare in 'Donna Cuncetta', Teresa De Sio in 'Lazzari felici', Enzo Gragnaniello in 'Chi tene 'o mare'. E da un' Italia di artisti rispettosi come Claudio Baglioni in 'Io dal mare', di donne educate come Giorgia in 'Questo immenso', Irene Grandi in 'Se mi vuoi' e, soprattutto, Fiorella Mannoia che si carica di ‘Sulo pe' parlà' e 'Terra mia', dando lustro agli storici musicisti di Pino, orfani di Rino Zurzolo, che ha lasciato questa terra nel 2017, e Joe Amoruso, che ancora lotta per restarvi.

Assai più grande il “come non doveva essere”. Gianna Nannini fuori tempo che fa a pezzi 'Anna verrà', una Vanoni smarrita su 'Anima', Renga a farfalle sui controtempo di 'Musica Musica' e Ramazzotti perso tra i 3 accordi della strofa di ''O scarrafone'. In molti, non solo loro, di fronte alla colta scrittura del napoletano sembrano naufraghi alla deriva, sopraffatti da correnti blues e jazz nelle quali non sanno nuotare. Altri ancora non riescono a nascondere i segnali di esibizioni mai o mal provate prima, come il duetto Ranieri-Sangiorgi in 'Sicily', che – citando la canzone – è stato “terra 'e nisciuno” (terra di nessuno). O come 'Quanno chiove', sepolta sotto le urla della coppia Marrone-Sangiorgi, e 'Notte che se ne va', con Mario Biondi costretto da Il Volo a tonalità da tenore. Tra i “come non doveva essere” c'è pure l'audio televisivo, che mortifica le voci di tutti e il suono di una band impeccabile. "Non doveva essere" nemmeno la non proprio omogenea carrellata di comici di raccordo tra un'esibizione e l'altra: Enrico Brignano esordisce con un “Roma, in fondo, non è molto diversa da Napoli”, e il San Paolo lo manda comprensibilmente a quel paese.

Nello stadio che doveva celebrare la grandezza compositiva del napoletano, del De Gregori che canta solo De Gregori (‘Generale’) e del Venditti che canta solo Venditti (‘Notte prima degli esami’) colpisce la nota ostinatamente stonata del non proporre nemmeno un brano di chi si sta celebrando. Ostinata è anche l'imposizione da parte del De Gregori di una moglie non cantante in 'Anema e core', altra nota (particolarmente) stonata in una terra in cui il canto è sacro. Stonato, ma è un marchio di fabbrica, Jovanotti, che se da una parte demolisce 'Putesse essere allero', quando rappa su 'Yes I know my way' almeno dà un senso all'essere “allero” (allegro).

Il San Paolo che alla fine canta 'Napul'è' da solo è l'immagine dell'occasione persa e il risarcimento di uno sgarbo alla città. A riflettori spenti, se proprio nessuno vuole ammettere la logica di questo parziale scempio, si spieghi almeno alla melodrammatica Emma – che nella gara a strillare 'Ciao Pino!' e 'Ciao Napoli!' vince davanti ad Alessandra Amoroso, ma solo di poco – che 'Pino è' doveva essere un tributo, non una sceneggiata.

 

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