Intervista a Ermal Meta, oggi a Lugano prima di volare in Portogallo per prepararsi a Eurosong
Arriviamo a Grancia che mancano un paio d'ore all'incontro con Ermal Meta per selfie e autografi, e nello spiazzo del centro commerciale ci sono già una ventina di persone, soprattutto ragazze, in fila. E quando, dopo aver concluso l'intervista collettiva in una saletta del Mediamarkt – organizzatore insieme a Rete Tre dell'incontro – ci allontaniamo, le grida dei fan che accolgono il loro idolo sovrastano persino l'intenso rumore del traffico.
È un caso strano, Ermal Meta: un cantautore che piace anche ai ragazzini, solitamente presi da rap, trap «e altri generi che non prevedono il cantare» ha raccontato durante l'intervista, subito aggiungendo che «sono comunque dei musicisti: è proprio un'altra cosa rispetto ai cantautori». Oltretutto – nonostante il costante «stupro della lingua italiana» tipico di questi generi – «a me loro piacciono: vivo in questa dualità» ha ammesso ridendo.
Rimane il fatto che fare il cantautore, richiamandosi a tutta una tradizione musicale, non ha vita facile: «Il tipo di linguaggio, il tipo di comunicazione di questi nuovi generi musicale è certamente più vicino ai ragazzi di dodici anni della mia musica». Lo dimostra uno dei tanti aneddoti raccontati in questa intervista a tratti sfociata in chiacchierata: a Sanremo Ermal Meta ha ricevuto diversi messaggi in cui gli si chiedeva di esibirsi presto "così poi posso andare a dormire". «Con i ragazzi questo non succede».
Tuttavia «vedo un sacco di ragazzi giovani ai miei concerti». E - come accaduto oggi a Grancia - anche agli eventi nei negozi «ma quelli non fanno testo perché lì vai per poterti fare una foto». Cioè? «Ho fatto un esperimento: mi avevano fatto trovare una chitarra e un microfono, allora ho suonato due pezzi e poi ho fatto una proposta al pubblico - ci saranno state sei-settecento persone, forse anche di più. "Io vi faccio un concerto di un'ora e mezza, chitarra e voce, ma non firmo neanche un disco e non faccio neanche una foto… oppure facciamo foto e autografi". Pochissimi hanno alzato la mano per il concerto». Perché era un momento di condivisione, ha azzardato un collega. «Però io ho faccio il musicista» ha prontamente ribattuto Ermal Meta.