laR+ L’intervista

Margherita è Chiara, santa femminista

A colloquio con Margherita Mazzucco, protagonista del film di Nicchiarelli, dedicato alla gioventù dell’assisana prima della canonizzazione

Margherita Mazzucco ieri sera a Castellinaria
(Massimo Pedrazzini)
23 novembre 2022
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«Chiara è un personaggio molto determinato e coraggioso: diciottenne decide di lasciare la propria casa e seguire Francesco, riuscendo a coinvolgere molte persone accanto a sé. È una figura magnetica, con una grande energia; ma è pure molto rigorosa; anche più di Francesco». L’attrice partenopea Margherita Mazzucco descrive così Chiara d’Assisi, dopo averne interpretato la parte nel lungometraggio storico-drammatico ‘Chiara’ (2022) di Susanna Nicchiarelli, che è stato proiettato ieri sera a Castellinaria, nella sezione ‘Fuori concorso’. A presenziare alla prima svizzera, anche l’attrice ventenne che ha vestito panni duecenteschi e interpretato la ragazza che nel 1211 lascia la nobile casa paterna per seguire Francesco e vivere in estrema povertà e semplicità, secondo ciò che proferisce il Vangelo. (I due santi daranno vita agli ordini mendicanti di Francescani e Clarisse, si badi che si semplifica assai).

Insomma, il film è su Santa Chiara prima di Santa Chiara, che papa Alessandro IV canonizzò nel 1255, due anni dopo la sua morte (rinfreschiamo la memoria: era nata nel 1194). Di primo acchito, il film colpisce l’orecchio per la parlata vernacolare, un volgare umbro che la protagonista racconta di aver allenato iniziando a fare una manciata di lezioni con un coach, «poi sul set c’erano degli umbri, andavo da loro e chiedevo consiglio».


Margherita nei panni di Chiara d’Assisi

Accompagnata da un’aria di neve e camino, ieri ho raggiunto Margherita nel foyer del Mercato coperto per un’intervista, poco dopo il suo arrivo da Napoli e poco prima che le luci della sala si soffondessero per l’inizio del film. Classe 2002, la giovane donna è nota al grande pubblico per essere stata Lenù – Elena Greco – nella serie di successo ‘L’amica geniale’ (trasposizione dei romanzi di Elena Ferrante), ambientata in un rione napoletano negli anni Cinquanta. Il suo approdo alla recitazione, come lei stessa racconta, è stato "per gioco": all’età di 14 anni ha partecipato ai provini con il regista Saverio Costanzo, allora frequentava il liceo classico Antonio Genovesi (dove si è diplomata nel 2020). Viene presa per la parte di Elena e, da lì, il suo cammino nella recitazione ha spiccato il volo.

Quando hai lavorato a ‘L’amica geniale’ frequentavi il liceo classico e tutto iniziò per gioco. Quella prima esperienza come ti ha segnata, ha determinato in qualche maniera i tuoi propositi circa il futuro?

Penso di essere molto fortunata, perché per caso ho trovato quello che voglio fare nella vita. Tutto è arrivato, non me lo aspettavo e non volevo fare l’attrice; anche durante tutto il primo anno di riprese della serie. Poi però, continuando mi sono resa conto che in realtà mi piaceva molto e che mi riusciva anche abbastanza semplice.

Cosa ti dà questo mestiere?

Stare sul set mi diverte e mi piace ragionare sui personaggi. Mi piace tutto ciò che viene prima delle riprese, come la preparazione ed entrare in connessione con il ruolo che devo interpretare, cercando di capire perché fa determinate cose… Ricordo quando mi dissero che non si deve mai giudicare il proprio personaggio, anche se fa cose cattive e sbagliate…

Dopo Lenù, Chiara è la tua seconda interpretazione e la tua prima esperienza cinematografica: come è arrivato questo ruolo?

Ero a Torino – stavo ancora girando la serie – e mi è arrivata la chiamata di Susanna, che in principio mi ha raccontato il soggetto parte di una trilogia e poi mi disse che ero adatta al ruolo di Chiara. Lì per lì, son rimasta un po’ così, ho pensato ‘oddio… una santa’ (lo dice ridendo; ndr). Poi ho letto la sceneggiatura e mi è piaciuta un sacco. Non conoscevo la storia di Chiara, conoscevo meglio quella di Francesco, perché è studiata a scuola. Ne sono rimasta molto colpita e ho quindi deciso di prepararmi per il provino…

Si legge che è ‘la storia di una ragazza e della sua rivoluzione’: la protagonista rivendica il riconoscimento delle donne (non solo nell’ambiente ecclesiastico, il suo discorso è universale) e del loro posto nel mondo. A distanza di circa ottocento anni, perché raccontare questa vicenda ben poco agiografica? Che cosa trasmettono oggi la figura e la vita di Chiara?

Raccontare la storia di Chiara, in generale, è importante perché non se ne è mai parlato, è sempre stata vista come ombra di Francesco, un po’ come una classica santa. Invece, Chiara ha fatto un lavoro grandissimo: è stata la prima a scrivere una legge (o regola monastica; ndr) per le donne; non una legge maschile declinata poi al femminile. Lei voleva comportarsi come i frati, voleva camminare scalza e viaggiare per il mondo. Per l’epoca era molto rivoluzionaria. Penso poi che la storia si ripeta sempre e per me la sua è una vicenda molto attuale.

Un trittico di icone

Il film in costume è stato presentato in anteprima mondiale alla 79esima Mostra internazionale del cinema di Venezia e uscirà nelle sale italiane il prossimo 7 dicembre. Questo è il quarto lavoro di Nicchiarelli, che si è avvalsa della consulenza scientifica di Chiara Frugoni: storica, scrittrice e accademica italiana, specialista di Medioevo e Storia della Chiesa, morta quest’anno e a cui il film è dedicato. ‘Chiara’ chiude la trilogia dedicata a donne; prima di lei ‘Nico, 1988’ (2017) che narra gli anni della maturità della cantante già Velvet Underground (al fianco di Lou Reed), e ‘Miss Marx’ (2020), sulla figura di Eleanor Marx, figlia minore di Karl (quello del ‘Capitale’, natürlich). Il trittico di icone intende mostrare e scoprire l’individuo oltre il libro di storia, aveva chiarito la regista stessa.

Insieme a Mazzucco, hanno recitato fra gli altri Andrea Carpenzano (Francesco), Carlotta Natoli (Cristiana), Paolo Briguglia (Leone) e Luigi Lo Cascio (Cardinal Ugolino). Chiudiamo con una parentesi storica: l’attore e regista siculo è stato ospite di Castellinaria nel 2014, occasione in cui presentò ‘Marina’, film del regista belga Stijn Coninx, in cui interpretò il ruolo di Salvatore Granata, minatore italiano immigrato in Belgio.


Keystone
La regista Susanna Nicchiarelli

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