Fotografia

‘Très cher Sam’, con amicizia Henri

La Collection Szafran è al centro della mostra a Martigny ‘Henri Cartier-Bresson et la Fondation Pierre Gianadda’, visitabile fino al 20 novembre

Henri Cartier-Bresson, 6 aprile 1974
(Keystone)
22 luglio 2022
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Parigi, maggio 1972. La concitazione confonde manifestanti e agenti con képi. La situazione è tesa e vede contrapporsi gli artisti esclusi al Grand Palais, che manifestano il loro disappunto per non essere stati selezionati per l’esposizione ‘60-72. Douze ans d’art contemporain en France’, e la Gendarmerie nationale, che tenta di soffocarne i moti. Quell’istante di tensione e dinamicità è fissato sulla pellicola dall’occhio di Henri Cartier-Bresson. Tempo dopo, quella stessa fotografia verrà donata – in ricordo del loro primo incontro – dal grande fotografo al pittore Sam Szafran, all’epoca nella schiera degli artisti esclusi.

Trascorsi due anni da quello scatto, Cartier-Bresson (1908-2004) chiede a Szafran (1934-2019) di diventare suo insegnante di disegno. Il fotogiornalista ha 66 anni quando decide di mettere da parte la sua Leica e riprendere in mano le matite. Il suo è in effetti un ritorno, visto che fra le passioni del giovane Cartier-Bresson c’era la pittura, tanto che i primi studi li aveva intrapresi in quella direzione. Da quel momento, gli incontri fra i due si fanno più assidui, così anche quelli delle rispettive famiglie. Al suo "ami intense" e ai suoi familiari, Cartier-Bresson offre periodicamente delle stampe scelte, di cui la maggior parte è accompagnata da una dedica, a testimonianza del grande affetto e della reciproca ammirazione. "Sam, per me, è l’intelligenza acrobatica, il cuore fuso, la follia abbagliante", ha scritto Cartier-Bresson.

Amici per oltre trent’anni

Un’amicizia trentennale di cui oggi restano i ricordi e – appunto – un corpus di 226 fotografie donate da Sam, Lilette e Sébastien Szafran alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny, in seguito alla morte del celebre fotografo. La collezione è al centro dell’esposizione ‘Henri Cartier-Bresson et la Fondation Pierre Gianadda - Collection Szafran’, curata da Jean-Henry Papilloud e Sophia Cantinotti con Pierre Leyrat e Aude Raimbault della Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi (dettagli in calce).

Già nel 2005, Sam Szafran aveva confidato il suo proposito – e desiderio – a Léonard Gianadda, presidente della fondazione: "Mi ha dimostrato (Henri Cartier-Bresson; ndr) durante trentacinque anni un’amicizia straordinaria, fedele, e volevo semplicemente che non andasse dispersa alla nostra morte. Ho quindi pensato che il miglior modo per custodire intatta questa collezione fosse destinarla alla Fondation Pierre Gianadda".

Foto iconiche

La collezione è un insieme eccezionale di opere iconiche, basta citarne alcune per rendersi conto di avere dinnanzi agli occhi un corpus molto rappresentativo dell’opera del fotografo "occhio del secolo" – ventesimo –, fra i pionieri del fotogiornalismo e fra i fondatori dell’agenzia Magnum nel 1947, insieme a Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert. Si va quindi dai ritratti di Alberto Giacometti, Francis Bacon, Henri Matisse, la Môme a ‘Derrière la Gare Saint-Lazare’, ‘Dans un train’, ‘Bruxelles’; per citarne una minima parte.

Le fotografie sono anche una preziosa testimonianza del legame di profonda amicizia fra Sam ed Henri. La volontà dell’esposizione è quindi anche quella di valorizzare il rapporto amicale fra pittore e fotografo, custodito da un "fondo che traccia la storia di un’amicizia: le fotografie offerte col passare dei giorni disegnano i destini incrociati dei due amici", scrivono Hébel, Leyrat e Raimbault in un intervento pubblicato nelle prime pagine del catalogo della mostra.

L’esposizione – organizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi – è aperta dal 10 giugno scorso fino al 20 novembre prossimo, tutti i giorni dalle 9 alle 18.

Info: https://www.gianadda.ch/.

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