Spazio Officina

Otto giovani artisti per otto Stanze dell'arte

È la mostra aperta dal 18 dicembre a sabato 9 gennaio 2021 a Chiasso, curata da Antonio d'Avossa e Nicoletta Ossanna Cavadini, nostra interlocutrice.

Dal 18 dicembre al 9 gennaio 2021, ingresso libero
17 dicembre 2020
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Sono nati tra il 1985 e il 1996, tutti e otto con in mano un Bachelor of Arts, divisi in otto spazi geometrici ricavati all’interno dello Spazio Officina di Chiasso e denominati ‘Stanze dell’arte’. Dal 18 dicembre 2020 a sabato 9 gennaio 2021, il tema della creazione artistica nelle giovani generazioni è gratuitamente in mostra. L’esposizione – illustrata nella mattinata di oggi alla presenza di sei degli otto artisti – è curata da Antonio d’Avossa, critico d’arte e professore emerito di storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Brera, e da Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo e dello Spazio Officina. Due curatori per raccogliere due istanze: l’invito di Philippe Bischof, direttore della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, a creare sostegno fattivo agli artisti svizzeri e quella che, più che un’istanza, è un tema filosofico e simbolico allo stesso tempo. Lo raccoglie Ossanna Cavadini da ‘Stanze. La parola e il fantasma nella cultura occidentale’, opera del filosofo italiano Giorgio Agamben che, a proposito della peste del XIII secolo, si fa tramite di quella “tristizia salutifera” che, dal flagello, ci permette di tirar fuori forza e virtù. Anche dal flagello che stiamo vivendo.

Cita invece Marcel Duchamp, Antonio d’Avossa, per definire il rapporto tra l’opera e chi la guarda: “L’opera la fa il pubblico”. Perché «nel momento in cui viene realizzata, l’opera ha bisogno della mostra, dell’esibizione, dell’esposizione. Deve uscire dalla solitudine dello studio, della stanza, e relazionarsi al pubblico, dove continuerà a vivere». E la stanza, a Chiasso, non è più lo studio, l’atelier in cui l’artista lavora, ma «uno spazio totalmente diverso con il quale l’opera si misura, si confronta, si sottopone a verifica, nell’ansia positiva dell’esibizione». L’esposizione avrà un corrispettivo nel dirimpettaio Cinema Teatro non appena i teatri potranno riaprirsi in sicurezza, per aggiungere altra arte giovane a quella museale, questa volta in forma musicale, danzante, recitante, secondo una programmazione da calibrare sugli accadimenti prossimi e sulla presenza di un pubblico. «Sarebbe stato bello sviluppare contemporaneamente uno scambio tra spazi – spiega Armando Calvia, direttore del Cinema Teatro Chiasso – ma vedo comunque in questa mostra l’occasione di partenza e di sviluppo futuro tra questi artisti e quelli che arriveranno da noi in primavera».

È permesso?

La Stanza 1, l’ingresso, è affidata all’espressione artistica di uno scenografo, Daniele Bavera. Classe 1995, un diploma in scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera, la ‘Persona’ e soprattutto l’‘Icarus’, frutto di assemblaggio e saldatura di ossa e struttura metallica, sono un ottimo ‘tanto per cominciare’. La Stanza 2 è abitata da Daniele Walker, classe 1992, un diploma come industrial designer all’Ecal di Losanna. Ispirato da Nathalie du Pasquier, Nigel Peake e Bruno Munari, ha «bloccato scheletri di automobili in una stanza per fermarli nel tempo di queste vacanze», dice presentando il suo lavoro. La Stanza 3 è occupata dalle visioni dantesche di Lorenzo Terzaghi. Classe 1995, laureato in Comunicazione visiva presso la Supsi a Trevano. I colorati scatti digitali dei gironi dell’Inferno – Iracondi in primis, vedi caffettiera poco sopra – strappano sguardi e compiacimento.

Giro di boa. Stanza 4, quella di Gianna Tönz, diploma in pittura a Brera, una ricerca basata sulla valorizzazione degli oggetti del quotidiano con occhi iperrealisti, a muovere una matita grassa. La Stanza 5 è della chiassese Antonia Boschetti, anch’ella diplomata in pittura a Brera, calata su simboli, miti e favole. Il suo «Inno alla vita», così definisce il suo spazio, include la creatura che porta in braccio (incantata dal microfono mentre mamma parla al pubblico). E il suo essere madre è nella sequenza ‘La lepre e la luna’, ma anche nei bellissimi acquerelli del ‘Grande albero’ (grandi alberi, più d’uno). Nella Stanza 6 ci sono i quattro elementi verticalmente ‘monolitici’ dell’opera anonima di Valerio Abate, diplomato in pittura a Brera, studi presso l’Universität der Künste di Berlino, qui nell’esplicitazione dello studio e dell'assemblare di grafemi. Nella Stanza 7 c’è Tatiana Valsangiacomo, che a Brera si è diplomata in scultura. Le sue forme umane sono il frutto di una ricerca interiore partita da Jung e arrivata a Nietzsche: “Nella mia stanza si vede me stessa e basta”. Più chiaro di così. Per finire, la Stanza 8 con le stampa d’arte di Vanessa Fraschina, diplomata in pittura a Brera, che illustra il suo tema, quello della ferita come «condizione universale umana e soprattutto della donna», ma anche come «ferita personale, trauma interiore». Una ferita da vedersi anche come «positiva, in quanto si rimargina».

Nicoletta Ossanna Cavadini: ‘Essere d'aiuto al pensiero e alla visione’

«Il primo pensiero è sempre quello di limitare l’attività espositiva per assenza di pubblico. Ma è proprio in momenti di crisi che il ruolo della cultura diventa fondamentale». Nicoletta Ossanna Cavadini racconta a laRegione la genesi di questa mostra: «Dopo riflessione profonda ci siamo riappropriati, lancia in resta, della forza di contattare le giovani promesse incontrate in passato. Ne è uscita una selezione destinata a un pubblico eterogeneo per comprendere che, nel mondo dell’arte, il Canton Ticino ha talenti diversi, che studiano in posti diversi, che hanno relazioni con entità culturali diverse, ma che stanno sperimentando. Offrire, nel sistema dell’arte, l’occasione espositiva è fatto estremamente determinante nell’arco temporale che va dai 25 ai 35 anni, momento in cui esiste la seria possibilità di perdere un artista per sempre, per ritrovarlo rigenerato su altre professioni, magari opposte».

Un arco di tempo rischioso che diventa ancor più tale oggi, che forse già ci siamo persi qualche artista di domani: «E infatti questa è la nostra risposta al grido d’allarme molto profondo e bello contenuto nel testo di Bischof. Avevamo iniziato così l’8 di marzo, con la mostra dedicata alla grafica di Giacometti che apriva per la prima volta una finestra collaterale a un giovane artista del posto, Gabriel Stöckli. Da questo elemento, che rimarrà come punto di riferimento, è nata questa mostra. Una struttura come la nostra ha il compito fondamentale di essere vicina, capire, dare opportunità. Le Stanze dell'arte sono un segno positivo e di aiuto, minimo, economico e, allo stesso tempo, una spinta a riprendere la fiducia in sé stessi e in quella che è la visione dell’artista, anello determinante, in rapporto alla società».

Anche il m.a.x. museo – dove la grafica di Alberto Giacometti è sempre ‘al confine fra arte e pensiero’, almeno fino al 9 gennaio 2021 – ha una stanza aggiuntiva, e cioè la Hall, nella quale per l'Avvento è esposta, gratuitamente, la ‘Madonna con Bambino’ di Peter Paul Rubens: «Vi sono uniti una bellissima scheda – conclude la direttrice – e un sottofondo di musica barocca. Molte coppie di persone, anziani di solito, tornano più volte durante la settimana, come per rigenerarsi, ossigenarsi. È il bello del non fermarsi, dell'essere d’aiuto al pensiero e alla visione» (info@maxmuseo.ch).

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