Arte

Come gocce nell’oceano

3 gennaio 2020
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Lo lessi la prima volta da giovane, “Novecento“. A venti anni di distanza, questo è un libro che cambia completamente di prospettiva. Mi par ora d’averlo letto al tempo indossando quei robusti occhiali tipici della gioventù, presente? Quelli che non si spaccano nemmeno se ne combini una al giorno, quelli che osservandoci attraverso una lunghissima strada – o un’intera metropoli – non ci si vede la fatica del percorso ma solo il desiderio di sapere cosa ci aspetta. Al tempo, “Novecento” non mi aveva convinta.

Se ne cambiano di occhiali nell’arco di una vita.

Si passa dall’irrefrenabile voglia di correre in ogni punto del mondo a quella di sentirsi al sicuro nel proprio.

E Novecento narra proprio dell’immensità del mondo, del timore di viverci dentro come un granello di sabbia, dell'inquietudine che proviamo verso il futuro. Della sensazione che ogni tanto prende la gola, quella che fa pensare che ci sono davvero troppe scelte da fare nell’arco di una vita e che ogni tanto non è semplice. Non lo è quasi mai. Così può capitare di voler solo star comodi nel proprio soggiorno, negli spazi familiari, sistemando mobili, libri e tutte le emozioni già note.

Novecento è un monologo teatrale breve, di circa sessanta pagine, nel quale Baricco combina prosa, poesia e musica in un modo così intenso e scorrevole che in un attimo ci si trova alla fine del viaggio con la sensazione di aver fatto, invece di una passeggiata, un'intera traversata oceanica.

 

 

Novecento
Di Alessandro Baricco
Feltrinelli, ultima ed. 2012
64 pagine

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