Arte

Genitori e figli

Da ieri in libreria il nuovo, attesissimo romanzo di Paolo Di Paolo

11 ottobre 2019
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Pochi giorni fa, all'USI, Guido Tonelli, autore di Genesi, raccontava di come non esista civiltà o società umana, neppure la più piccola, che non abbia inventato per sé un mito delle origini, come se fosse impossibile organizzare una società senza che essa si possa rispecchiare nel modo in cui è strutturato l'universo in cui esiste.
È così forse anche per l'individuo? È possibile costruire un'esistenza umana senza poggiarla sulle nostre origini? Posto che non abbiamo alcuna possibilità di conoscere dove andremo a finire, pretendiamo di conoscere almeno da dove (o da chi) proveniamo.
L'ultimo, bellissimo romanzo di Paolo Di Paolo, Lontano dagli occhi, ci fa riflettere su questo tema centrale dell'esistenza di ognuno di noi: siamo sempre, tutti, figli di qualcuno. Ma se l'esperienza dell'esser figli è comune a tutti, lo stesso non si può dire dell'essere padre o madre, o dell'esser meramente genitore, nel senso etimologico del termine: colui (o colei) che genera.
In uno scenario che è la Roma del 1983, quella Roma democristiana, sfasciona, edonistica, che stava sostituendo gli slogan politici con quelli pubblicitari, la Roma dello scudetto, dello scandalo del Banco Ambrosiano, di Emanuela Orlandi, assistiamo all'intersecarsi di tre storie drammatiche, di tre gestazioni, di tre paia di genitori che, in tutta probabilità, non saranno mai delle madri e dei padri.
Eppure nel finale c’è qualcosa che ci viene rivelato, insieme ad un soffio di speranza, di positività di cui avevamo davvero bisogno. Grazie, Paolo.

Lontano dagli occhi
di Paolo Di Paolo
Feltrinelli, 2019
189 pagine

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