Arte

Quando i Sonic Youth pubblicavano Daydream Nation

Compie trent'anni uno degli album più celebri del rock indipendente. Riascoltiamo qualche brano...

Sonic Youth in concerto (Wikimedia © CC BY 2.0 tkaravou)
24 ottobre 2018
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Oggi la città è spazzata dal favonio; vento caldo ed energico che pulisce la luce autunnale, calda già nelle prime ore del mattino, e rende il paesaggio nitido. Un vento che, soprattutto, elettrizza, infiamma. Ancora più intensamente, quella scossa elettrica la dà l’ascolto del fenomenale album “Daydream Nation” pubblicato dai Sonic Youth, nell’ottobre del 1988. Il 18 per essere precisi. L’album ha compiuto da poco la bella età di 30 anni (portati benissimo). Sono in ritardo di qualche giorno, ma propongo ugualmente l’ascolto di alcuni brani.

Un apprendistato musicale discontinuo il mio; famelico in certi momenti, mentre in altri contraddistinto da inedia. Ma nel 1988 avevo quattro anni e di sicuro il mio bagaglio musicale era limitato a qualche ninna nanna, due o tre successi dello Zecchino d’oro e credo – anzi ne sono piuttosto sicura – a “Bella ciao” cantata da mia mamma; che ancora qualche anno dopo, a dirla tutta, non era fra le mie preferite: non ne capivo il senso (o forse sì?, la trovavo terribilmente triste), ma soprattutto ne ignoravo il contesto. Non voglio perdermi però in parentesi inutili…

Torniamo al dunque, torniamo ai Sonic Youth – personalmente conosciuti “tardi” –  complesso statunitense di rock alternativo/indie nato a New York nel 1981; formato da Kim Gordon, Thurston Moore, Lee Ranaldo e Steve Shelley. Scioltasi nel 2011, la band è senza dubbio un’istituzione (ce lo perdonino; soprattutto i Sonic Youth degli albori) della scena alternativa non solo statunitense, ma mondiale, con la pubblicazione di circa una ventina di album.

Il 18 ottore 1988, dopo l’album “Sister” del 1986, la gioventù sonica pubblica con Blast First/Enigma Records “Daydream Nation”. Un album doppio, registrato fra luglio e agosto, con 12 brani per più di un’ora di musica, decretato come il manifesto di “una generazione contro”, nonché il più grande successo della band, come testimoniano le chart di quegli anni.

Il titolo dell’album capolavoro “Daydream Nation” è preso da “Hyperstation”, secondo movimento di “Trilogy” (in sé 12esimo brano). I testi sono stati scritti dai componenti della band e, facendo partire la riproduzione, si ascolteranno “Teen Age Riot”, “Silver Rocket”, “The Sprawl”, “Cross the Breeze”, “Eric’s Trip”, “Total Trash”, “Hey Joni”, “Providence”, “Candle”, “Rain King”, “Kissability” e il già summenzionato “Trilogy”, suddiviso in “The Wonder”, “Hyperstation” ed “Eliminator Jr.”.

“Teen Age Riot” è stato il primo singolo dell’album a essere pubblicato – e il più conosciuto –; indimenticabile partenza in salendo, che prende la rincorsa ed esplode dando carica. La canzone parla di una realtà alternativa in cui J. Mascis – cantautore, chitarrista e compositore statunitense, membro dei Dinosaur Jr – è il presidente degli Stati Uniti. All’epoca, il presidente in carica era Ronald Reagan (seguito poi da Bush senior) e giungeva al suo epilogo.

 
 

 

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