Ticino7

Andrea Ravo Mattoni, un classico artista di strada

Dalla Val Bedretto al Louvre passando dai maestri della pittura italiana.
 Un percorso che lo ha portato anche a Lugano, bombolette sottobraccio.

Ti-Press
4 agosto 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Una fantastica utopia guida il lavoro di Andrea. Il sogno dello street artist italo-svizzero è di realizzare una pinacoteca a cielo aperto su un territorio sconfinato. Il suo è un museo infinito, in continuo allestimento sui muri di mezza Europa. 

A Lugano ha realizzato in cinque giorni un dipinto murale su un grande pannello al Palazzo dei Congressi; con l’uso sapiente delle bombolette spray Andrea ha realizzato una copia della Predica di San Giovanni Battista di Pier Francesco Mola (1612–1666; pittore noto come «il Ticinese»), conservato alla Galleria nazionale di arte antica di palazzo Barberini a Roma. Il pubblico luganese ha visto nascere en plein air l’opera di street art, dalla preparazione della base alla traccia del bozzetto fino alla colorazione spray.

Un’opera moderna (da conservare)

Promosso dal Dicastero cultura eventi e sport di Lugano con la collaborazione di Artrust di Melano, il dipinto resterà ancora per qualche mese al Palazzo dei Congressi, in attesa di una collocazione definitiva. Il tutto si inserisce in un progetto denominato «Un recupero del classicismo nel contemporaneo» che vuole creare «un ponte fra la strada e le istituzioni». Alla base dell’idea c’è una rivoluzione che nasce dal basso, ma anche la gioia della condivisione. 

Riprodurre su grandi muri i dipinti dell’arte classica ha dunque più di un significato recondito: «Il progetto ha l’urgenza di unire passato e presente – spiega Ravo Mattoni – e dal punto di vista metodologico sintetizza le tecniche apprese durante gli studi accademici a Brera e quelle imparate on the road con l’uso delle bombolette spray». La sfida è quella di portare sulla strada l’arte chiusa nelle sale dei più grandi musei del mondo per darle nuova visibilità. Un omaggio a un patrimonio unico che deve appartenere a tutti e non può essere un privilegio di pochi. «Il museo, che oggi è un contenitore democratico» prosegue Ravo Mattoni, «non viene ancora visto come tale se non dagli appassionati. Lavorando sui muri io riesco a raggiungere un pubblico vasto e inaspettato. Sulla strada passa un sacco di gente e si creano dinamiche incredibili. Mi è capitato di incuriosire dei passanti che non sapevano nemmeno chi fosse il Caravaggio e dopo aver visto le mie opere, che gli rendono omaggio, sono andati a vedere la mostra a Palazzo Reale a Milano». Il gesto del pittore fa da tramite fra la pittura classica e lo spazio urbano, senza dimenticare l’intento sociale e l’enfasi della performance che si fa dialogo con il territorio. 

Gli autori del passato e le opere scelte da Andrea hanno un legame con il luogo in cui vengono riproposti; gli angoli del territorio sono concepiti quali sale di un enorme museo ideale da percorrere in auto, in bicicletta o a piedi. Inoltre, i suoi enormi dipinti a muro, che riproducono capolavori di grandi maestri del passato, recano l’indicazione esatta della collezione pubblica in cui si trova l’opera originale.

Riprodurre per sensibilizzare

Dopo aver disseminato dipinti tra Lombardia, Sicilia, la metropolitana di Londra, lo street artist è stato chiamato anche in Francia per celebrare il 50esimo del Sessantotto con un murale dedicato al Baro con l’asso di quadri di Georges de la Tour all’Università di Nanterre, e a tenere una lezione agli studenti al Louvre con il quale collabora. 

Originario da parte materna della Val Bedretto, le tradizioni agricole lo hanno cullato sin da bambino nelle lunghe estati trascorse a raccogliere fieno, a Lugano Andrea è di casa, quando non torna a Varese dove è nato. La scelta di un dipinto di Pier Francesco Mola non è un caso: «Il mio lavoro stabilisce una correlazione forte con il territorio e per l’installazione ho scelto un artista del Seicento importante, nato a Coldrerio nel 1612 e vissuto a Roma, che troviamo nella sala principale dei Musei Vaticani accanto a nomi quali Guido Reni e Caravaggio. I miei sono degli omaggi a questi geni del passato e talora delle restituzioni alla collettività di opere perdute». Ne è un mirabile esempio lo spray a muro eseguito a San Salvatore di Fitalia, in Sicilia, realizzato nel dicembre 2016, che rappresenta La Natività di Caravaggio (1609 ca.) trafugata nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo e probabilmente andata distrutta. Oggi uno dei capolavori più ricercati al mondo.

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