Arte

Incontri sublimi

Il fascino della scrittura breve di Daniele Del Giudice

15 giugno 2018
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Un uomo che sta inesorabilmente perdendo la vista entra in un museo per cercare di catturare, con i pochi barlumi di luce che gli restano, i suoi ultimi istanti di bellezza. È davanti a un quadro di Delacroix che incontra una giovane donna che istintivamente comprende il suo dramma e comincia a descrivergli il quadro che ha davanti, arricchendolo di meravigliosi particolari che, in realtà, non ci sono. Lei ignora il fatto che lui possa ancora in parte vedere e che dunque lui sa che lei sta mentendo. Lui ascolta senza svelarle la sua segreta comprensione, pieno di gratitudine.
L’immagine di questi due sconosciuti che si mentono a vicenda, eppure pieni di reciproca gentilezza e gratitudine, è una di quelle esperienze letterarie che non può non rimanere indelebile nella memoria del lettore.
In questa straordinaria raccolta, già nel primo de I racconti di Daniele Del Giudice, Nel museo di Reims, assistiamo ad uno dei momenti più sublimi della narrazione di questo grande scrittore perduto – e in parte già dimenticato – dell’Italia di fine secolo.
Daniele Del Giudice con i suoi Racconti è in grado di trasportarci dalla Scozia alla “sua” Venezia, attraverso una narrazione essenziale e preziosa allo stesso tempo. Amore per il dettaglio, superficialità e introspezione convivono allo stesso tempo nei suoi personaggi, proprio come nelle persone reali.
Se siete fra quelli che “io non riesco a leggere racconti perché preferisco una storia di ampio respiro”, questo è il libro che fa per voi: ogni racconto di Del Giudice ha molte storie da raccontare e da raccontarsi, magari a libro già chiuso, in poltrona, fantasticando su queste persone che ci sembrerà di aver davvero incontrato – di sfuggita – nel cammino delle nostre letture.


I racconti
di Daniele Del Giudice
Einaudi, 2016
228 pagine

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