Culture

Tozzi & friends: leggera, ma non troppo

Tozzy Family
1 dicembre 2017
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Lo scorso 14 ottobre, un manipolo di vincitori di Grande Slam musicale si sono riuniti all’Arena di Verona come i grandi campioni dell’erba fanno periodicamente all’Old England Lawn Tennis Club di Wimbledon, per ricordare vecchie battaglie. Il Grande Slam è nel tennis ciò Sanremo è per la musica popolare. La tv accesa sulla finale del Festival della canzone, infatti, non è consuetudine solo italiana. È anche e soprattutto quella di molti Paesi dell’ex Unione Sovietica, dove Celentano è contato più di Sinatra e ‘I cigni di Balaka’ ha venduto più copie di ‘Will you be there’ (a proposito, Michael Jackson non plagiò affatto Al Bano. Entrambi attinsero involontariamente a intuizioni dei Nativi americani, che alla fine sono sempre quelli che ci rimettono).

L'Arena di Verona è così più o meno dal 30 d.C., ma nel tempo ha beneficiato di notevoli migliorie. A differenza degli antichi romani, che per godersi le gesta dei gladiatori posavano le antiche terga sulla pietra, noi moderni possiamo sederci sulle poltroncine pieghevoli che hanno trasformato il mattatoio in teatro. Quando c'è musica, all'Arena, si vede tutt’intorno. Per lo zigzagare di chi ha già il biglietto e cerca l'ingresso, e  per quello di chi invece il biglietto non ce l'ha e cerca la cassa; sono le facce toste di chi grida “vendo biglietti” e gli sguardi complici di chi sussurra “compro biglietti...”. E quando all'Arena c'è la tv, si vede nell'aria, dove svetta la gru con telecamera a garantirsi panoramiche da Festivalbar.

Sulle prime note di 'Notte rosa' c'è una brezza di fine estate, che su 'Gloria' diventerà un freddo cane di inizio autunno. Ma nemmeno “un terremoto, una tremenda inondazione, le cavallette” (cit.) avrebbe fermato la Tozzy Family, manipolo di stacanovisti che ha il sorriso sempre acceso della generosa e bresciana Lidia, nelle file pre-Vip con manifesti d'epoca. I 40 anni di ‘Ti amo’ – lei, l'altro e il guerriero di carta igienica – sono stati il pretesto per ulteriori celebrazioni in vita. In primis, Tozzi-Morandi-Ruggeri nuovamente trio dopo 30 anni in ‘Si può dare di più’, una di quelle canzoni per le quali sembra sempre si sia dato abbastanza, e invece no.

Detto in soldoni (la cronaca sta sotto), Verona ha celebrato la musica leggera ma non troppo, ora anche nel dvd ‘40 anni che ti amo in Arena’. Musica popolare, rispettosa dei trattati d’armonia e dell’apparato acustico di chi ascolta, nata in epoca in cui l’assenza dei social garantiva una certa sacralità del musicista, oggi tumulata nel gossip. Sarà il plagio involontario del tempo che fu, sarà che i vecchi leoni riempiono ancora le arene, nessuno può negare che fu vera ‘Gloria’.

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Cosa resterà di questi anni 70, 80, 90 (il concerto pezzo per pezzo)

Con look alla Briatore e band rodata, Tozzi il festeggiato apre con ‘Notte rosa’. Poi, tanti auguri a ‘Ti amo’, motivo per il quale siamo tutti qui. Di Sanremo in Sanremo, ‘Gli altri siamo noi’ porta a ‘Si può dare di più’, a 30 anni dal Festival del 1987 campione d’ascolti. «Facemmo il 70% di share, come i Mondiali», dice Ruggeri. «Ci rivediamo tra altri 30 anni», dice Morandi. I tre cantano la versione riarrangiata per ‘Bagaglio a mano’ (raccolta del 1999), e il brano ci guadagna sempre. Fine della commemorazione. Ruggeri resta per una delle stelle minori di Tozzi, ‘Dimentica dimentica’.

In piena regola anni ottanta, ecco il medley (‘Roma nord’, ‘Se non avessi te’, ‘Gli innamorati’). Una cover, ‘The sound of silence’, poi Tozzi chiama Al Bano che, vestito da Pavarotti, canta ‘Bambolina’. Acuti su ‘Nel sole’, in nome del belcanto. Medley n.2 (‘Qualcosa qualcuno’, ‘Dimmi di no’, ‘Immensamente’) e il palco si apre a Raf per ‘Gente di mare’. Scorrono immagini da Eurofestival, e il commento è «Soltanto l’Ukbekistan era vestito peggio di noi», con riferimento a giubbini glam-rock di dubbio gusto. Riefoli canta ‘Infinito’, una mezza ‘Self control’ e saluta. Tozzi esegue ‘Donna amante mia’, anche titolo del suo primo album («il disco più invenduto della storia del pop»). ‘Io camminerò’ – anticipato da un «Buonasera» con “s” bresciana – la esegue Fausto Leali, che canta ed elogia l’autore del pezzo («dovevo fare successo per forza»). I due omaggiano il Dalla di ‘Vita’, poi il Rosso pesca dal passato ‘Tu sei di me’ e ‘Perdendo Anna’.

La scuola toscana si materializza con Marco Masini. ‘T’innamorerai’, in duetto. Poi ‘Caro babbo’ per sola voce e pianoforte, che pare una riconciliazione con i propri affetti. L’Arena torna rock con ‘Io muoio di te’, non prima che l’Umberto abbia ringraziato tutti, a partire dalla clinica Pederzoli di Peschiera del Garda (il concerto doveva tenersi il 18 settembre, ma i diverticoli poterono più della musica). È il momento della profanazione dei posti dei Vip (che fuggono dalla pazza folla) per presenziare a bordo palco alla liturgia ‘Stella stai’ (featuring ‘My Sharona’), ‘Tu’, ‘Gloria’. L’artista alza indice e medio in segno di successo (e ne ha ben donde).

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