Culture

Al Caffè degli artisti estinti

Malcolm Young
20 novembre 2017
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Eccoci di nuovo, come arzille vecchiette al circolo del bridge a ricordare giovani aitanti conosciuti in vita. “Ma Bowie?”. “Oh, David è morto quasi due anni fa, mia cara”. “E Frey, quel bravo compositore west-coast...”. “Intendi Glenn? Oh, è morto anche lui, sempre a gennaio...”. “E Walter, l'amico di Donald, ho sentito che non se la passa bene...”. “Oh, Walter n'è andato a settembre, non ricordi?”.
La commemorazione dei grandi del rock passati a miglior vita sta assumendo i contorni della rubrica settimanale. A pochi mesi da Walter Becker, che ha lasciato zoppi gli Steely Dan, Malcolm Young ha staccato la corrente dagli AC/DC come li avevamo conosciuti, ovvero come la più oliata macchina da rock and roll che mai abbia messo piede su di un palco dopo Chuck Berry (“E Chuck? Che fine ha fatto quel Berry?”. “Chuck è morto a marzo, amica mia”. “Oh santo cielo, che peccato!”).

La band australiana, in verità, era orfana di Malcolm già dal 2014, quando il chitarrista lasciò la musica per curarsi una forma di demenza che tanto doveva agli eccessi alcolici  e altri seri guai fisici. Lo aveva sostituito il nipote Stevie (Young), portando sul palco la riproduzione fedele di una delle chitarre ritmiche più importanti di sempre. Gli AC/DC, ora riconducibili al solo virtuoso Angus, hanno perso da poco anche il terzo fratello George, dietro le quinte a occuparsi di produzione e management.

Parafrasando 'Hell's bells', le campane dell'inferno suonano in queste ore singoli rintocchi per una band orfana pure di Brian Johnson, voce solista da 'Back in black' in avanti e costretto al ritiro per problemi di udito. Johnson era l'erede di Bon Scott, voce solista fino a 'Highway to hell', soffocato nel 1980 da un paio di bottiglie di whisky di troppo (non parlate ai fan del sostituto di Brian, Axl Rose, preso in prestito dai 'Guns' per terminare il tour del 2016: in molti si sono venduti i biglietti).

L'inferno è tema ricorrente nella discografia degli australiani. “Non è un posto poi così cattivo”, scrivevano nel '74 i fratelli Young in 'Hell ain't a bad place to be', da 'Let there be rock'. Oggi, dovendo scegliere un messaggio di addio per il geniale Malcolm, va bene tutto tranne che “va e suona la tua chitarra in mezzo agli angeli” (“A proposito di chitarristi, quel bell'uomo, come si chiama...Clapton, come sta? Non sarà mica morto anche lui?”. “No mia cara, Eric è ancora vivo. Adesso però giochiamo. A chi tocca dare le carte?”).

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