Culture

Paola Turci, stato di felicità reale

(Pek)
8 giugno 2017
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Paola Turci non era scomparsa, se per scomparire s’intende non sedere sulle poltrone dei talent o non fornire più argomentazioni per il gossip (al quale la musica, intesa come successione di note, non è mai interessata un fico secco). La cantautrice romana si era ritagliata una stanza elettroacustica nella quale far rivivere un intero repertorio (l’album-raccolta “Io sono”), secondo atto di un rinascimento personale aperto dall’autobiografia “Mi amerò lo stesso”, libro che raccontava di cicatrici fisiche (l’incidente del ’93 sulla Salerno-Reggio Calabria, che la sfregiò in volto) e psicologiche (prigioni autoinflitte, condanne così dure da scontare). Di quella Turci ‘minimalista’, un anno fa, avevamo recensito la tappa bellinzonese del relativo tour, resa magica da una di quelle combinazioni pubblico-artista perfettamente riuscite.

Ancora oggi, pur col nuovo album in mano, a quell’autobiografia salvifica che è anche monologo teatrale, Paola sembra guardare con immutata devozione: «Mi dichiaravo forte, sicura e felice, ma mi nascondevo. E allora mi sono smascherata», racconta negli studi della Rsi, a poche ore dal suo showcase. «Quel libro mi ha liberata dalle insicurezze, dal giudizio degli altri e dal mio, che era feroce. Perdonavo gli sbagli altrui, non i miei». È tornata, l’interprete di “Bambini” ed altri femminili successi, con un album che di elettroacustico ha solo la prima metà del vocabolo. “Il secondo cuore” è l’album post-Sanremo di chi – da Sanremo, con “Fatti bella per te” – è uscita vincitrice almeno quanto la scimmia nuda. «Ho creduto in quella canzone – dice la cantante – mi ero preparata, ma non mi aspettavo un riscontro così».

L’elegante ‘stato di calma’ degli arrangiamenti di Federico Dragogna, al lavoro sulla raccolta “Io sono”, è diventato ‘fuoco in mezzo al cielo’ di Luca Chiaravalli, al lavoro sul nuovo disco. Su come Paola scelga chi debba ‘stare in cucina’, la romana spiega che la scelta «è basata su un’attrazione artistica e umana». Dragogna la conquistò «suonando da solo», mentre di Luca Chiaravalli «il tempo di preparargli un pranzo e mi sono innamorata di una persona la cui vita è stata appesa a un filo, e che adesso è felice». Le persone che «cadono e si rialzano, sorridendo», dice Paola, «sono un esempio». I due – differenti per estrazione, ma uniti dai gusti musicali – si sono incontrati «sull’idea di fare un disco che avesse la sua energia nel produrlo e la mia nell’interpretarlo».

Ai piani alti della tv di Stato si è parlato anche di “Un’emozione da poco” – «Fossati è Fossati, e poi quella canzone da ragazzina mi ha fatto scoprire Sanremo in tv» – di divertimento – «suono anche per stare bene, per divertirmi, per cui scelgo le canzoni che sento di più, e che possono piacere al pubblico» – e, appunto, di pubblico – «se ama le canzoni, allora ama me, e io voglio essere amata». Si è parlato anche di Roma, «la mia casa, la mia famiglia, la mia vita», e del dolore di come oggi sia «solo bella da guardare». Proprio un brano in romanesco – “Ma dimme te”, che chiude a sorpresa il disco – doveva essere il suo ritorno a Sanremo, se il Conti direttore artistico non avesse chiesto dell’altro. «E aveva ragione», dice la Turci.

«Non avevo mai avuto a che fare con canzoni in romano adatte per me – aggiunge – se non prodotti sempre declinati allo sberleffo, allo stornello». Così, a quattro mani con l’autrice Giulia Anania, la canzone in romanesco se l’è scritta da sé, ispirandosi alla cantante messicana Chavela Vargas: «Canto spesso “Paloma negra” – ricorda – una canzone d’amore struggente in cui la Vargas, anche a 80 anni, ruggiva. È stata lei a ispirarmi Anna Magnani, donna forte, dura, ma che alle pene d’amore si è piegata pure lei, come racconta la sua vita».

Il nuovo album ha il suo fulcro in “Nel mio secondo cuore”, parole di Enzo Avitabile così opportune che si sono prese anche il titolo del disco. Perché, dice Paola, «il secondo cuore è il posto che ho abitato sin da ragazzina, la musica, la creatività, l’ispirazione». La Turci rinata sembra stare nel verso “ognuno si porta  dentro tutto ciò che è stato (…) e non potrai mai esserlo di nuovo”. Che per Paola significa «mi sento definita, compiuta, a fuoco. Oggi non voglio più perdere l’equilibrio. Oggi sono forte».

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