Culture

Riciclo poetico del reale urbano – I Nouveaux réalistes in mostra al Museo di Ascona

Double Catch
(Arman)
24 maggio 2017
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«Non sono io ad aver scelto il Nouveau réalisme. È stato il Nouveau réalisme a scegliere me. Casualmente, ho conosciuto i suoi artisti e casualmente ho fatto gli affari con loro», così Reto a Marca, che ama definirsi mercante d’arte.
Il caso lo ha portato a entrare in contatto e sviluppare legami di amicizia con alcuni esponenti del Nouveau réalisme, movimento cui è dedicata la mostra al Museo comunale d’arte moderna di Ascona (dal 25 maggio al 3 settembre 2017), curata dalla direttrice dell’istituto Mara Folini e dallo stesso Reto a Marca. L’inaugurazione è prevista per oggi, 24 maggio, alle 18.
L’allestimento è stato definito come una finestra aperta sul Nouveau réalisme (quello classico, 1960-1970), attraverso il lavoro appassionato e decennale di Reto a Marca, cui la mostra desidera anche rendere omaggio. Una storia di passione, lavoro e amicizia nata negli anni Sessanta e raccontata anche dalle fotografie in esposizione di Jean Ferrero e Stefania Beretta.
Ottanta opere per esprimere l’esistenza moderna
“La pittura astratta rende l’arte di nuovo fine a se stessa: l’arte per l’arte. Ma l’arte non è che un mezzo, il cui rigore d’igiene è vitale. Ecco la posizione fondamentale dei Nouveaux réalistes”. Con queste parole Pierre Restany (critico francese d’arte), esplicita chiaramente l’obiettivo degli artisti del movimento. che egli ha contribuito a fondare negli anni 60.
La mostra asconese (che ha impegnato gli organizzatori dalla scorsa estate) vuole essere stuzzicare la riflessione sul movimento – la sua attualità – e i suoi protagonisti, che a loro tempo sconvolsero il mondo dell’arte attraverso soggetti e molteplici derive stilistiche, nell’intenzione di proporre la realtà colta nelle sue stesse materie. E la riflessione è sostenuta dalle ottanta opere che abitano le sale del museo, alcune, anzi buona parte, importanti pezzi unici.
L’allestimento “pulito”, evitando l’accostamento di troppe opere, permette al visitatore di immergersi nella riflessione, rintracciando anche il dialogo – fortemente ricercato dai curatori – fra i pezzi esposti.
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